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Dichiarazione di Goffredo Maria BETTINI


 

Arturo è un picconatore. - Intervista

  • (23 giugno 2008) - fonte: Corriere della Sera - Maria Teresa Meli - inserita il 23 giugno 2008 da 31

    Bettini, Parisi si è arrabbiato sul serio questa volta.
    Non la colpisce un affondo di questo tipo da parte sua?

    «Mi colpisce e mi amareggia l’attacco al Pd e a Veltroni così violento e fuori misura.
    Discutere è necessario come il pane, ma farlo a colpi di piccone è insensato».
    Veramente Parisi spiega qual è il senso della sua uscita.
    «Ma cosa vuole Parisi? Veltroni è stato chiamato da tutti in un momento di sbandamento e di lotta nella coalizione del centrosinistra.
    Ha mobilitato milioni di persone alle primarie, ha costruito il partito, ha fatto una campagna elettorale appassionata e innovativa, suscitando tante energie».
    E ha perso...
    «Certo non siamo al governo, ma abbiamo costruito la più grande forza riformista della storia italiana.
    Queste cose ho visto che le spiega molto bene un commentatore intelligente e certo non di sinistra come D’Alimonte sul Sole 24 ore.
    E’ facile dare lezioni quando si è sempre "trasportati" da chi fa la fatica e ha il coraggio di mettere la faccia in prima persona.
    Nel centrosinistra ci sono troppi commentatori perennemente garantiti».
    Nel centrosinistra vi sono anche molti giovani, ma sono ancora lontani dalle leve del comando.
    «Verrà il momento in cui finalmente i giovani più bravi del Pd prenderanno la scopa per rinnovare veramente.
    E mi ci metto per primo io tra quelli da rinnovare.
    Anzi ho detto più volte che sento la mia funzione dirigente quasi esclusivamente legata a questo obbiettivo e alla costruzione di un partito totalmente nuovo».
    A un certo punto sembrava che doveste andare a un congresso anticipato.
    Ora invece non se ne parla più, che è successo?

    «Walter, e io ancora più convintamente dopo il voto abbiamo proposto di tenere subito un congresso per discutere e verificare il gruppo dirigente e la sua linea in un rapporto di massa con gli iscritti e gli elettori.
    Le opinioni sono state in grande maggioranza contrarie: insistere avrebbe rafforzato in alcuni la sensazione di avere di fronte un imperatore buono in lotta contro gli oligarchi.
    Si è scelta un’altra strada che ci porterà in autunno a un importante momento nazionale di discussione politico-programmatica.
    Ma guardiamo avanti perché l’assemblea di venerdì è stata un successo politico».
    Un successo? Non c’era nessuno.
    «Le sedie vuote? Era un venerdì di giugno e sono tre volte che riuniamo un’assemblea che è di fatto un congresso, non un semplice organismo dirigente.
    Si guarda ossessivamente al dibattito all’interno del Pd e quasi mai all’assenza totale di vita democratica dei partiti della destra italiana.
    Nell’assemblea si è discusso con serietà, a partire dalla relazione di Veltroni che ha parlato crudemente della sconfitta ma ha anche rivendicato i punti fondamentali di un progetto politico che ha già cambiato grandemente lo scenario italiano.
    Si tratta ora di iniziare un cammino con modestia e tenacia.
    Nell’assemblea Marini, Fassino, Follini, Bersani, Bindi e Cuperlo, per parlare solo di alcuni tra i più autorevoli, hanno portato contributi diversi e anche critici, ma tutti guardando in avanti.
    E poi l’assemblea ha finalmente cominciato a promuovere forze nuove e libere da appartenenze anche nella formazione della Direzione nazionale».
    Perché tutta questa insistenza sul concetto del guardare avanti?
    «L’urgenza di guardare in avanti, senza mai perdere tuttavia lo sforzo di una ricerca delle ragioni profonde della difficoltà, non solo in Italia ma in tutta Europa, delle forze di progresso sta nel fatto che la luna di miele del governo Berlusconi si sta rapidamente consumando.
    Hanno fatto tante promesse.
    Ma la crisi dell’Alitalia, così come i rifiuti, gli strappi istituzionali e le bugie sui buchi del bilancio di Roma sono sotto gli occhi di tutti.
    Così come stanno lì le drammatiche condizioni dei salariati e dei pensionati i cui redditi Tremonti vorrebbe legare a una previsione dell’inflazione che è metà di quella reale.
    Insomma, si cominciano a intravedere tutti gli elementi per una grande mobilitazione di massa che noi faremo in autunno e che cambierà definitivamente, almeno lo spero, il clima nel Paese».

    Fonte: Corriere della Sera - Maria Teresa Meli | vai alla pagina
    Argomenti: alitalia, veltroni, europa, centrosinistra, pd, Governo Berlusconi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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