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Dichiarazione di Giacomo CALIENDO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI)  -  Sottosegretario  Giustizia (Partito: PdL) 


 

«Pronti al dialogo, ma sullo Schifani bis niente scambi» - Intervista

  • (25 giugno 2008) - fonte: Il Mattino - m.p.m. - inserita il 25 giugno 2008 da 31

    Roma. Non vuole sentire parlare di scambio tra le norme blocca-processi e il lodo per le alte cariche dello Stato: «Ipotesi giornalistiche». Ma su modifiche al decreto sicurezza Giacomo Caliendo, sottosegretario alla Giustizia, non chiude la porta. «Integrazioni, miglioramenti sono sempre possibili, perché il Parlamento è sovrano, ma al momento non vedo iniziative del governo in questa direzione».
    Ci sarà qualche disponibilità anche per gli eventuali suggerimenti del Csm?
    «Se saranno utili, perché non prenderli in considerazione? Nessuno può escludere ipotesi di correzione».
    E se queste modifiche servissero a spianare la strada al nuovo lodo?
    «Sgombriamo una volta per tutte il campo da possibili collegamenti tra il decreto e il lodo: nel primo caso si tratta di interventi per favorire la sicurezza; nel secondo per garantire anche in Italia uno scudo per le alte cariche dello Stato, così come è previsto in quasi tutta Europa. Se non fosse stata eliminata l’immunità parlamentare non ci troveremmo in questa situazione».
    Era così urgente differenziare le corsie tra processi più o meno gravi?
    «Penso che su questo aspetto sia meglio affidarsi al Parlamento piuttosto che alla discrezionalità di singoli procuratori. È dai tempi del terrorismo che si discute se sia bene far procedere più celermente alcuni procedimenti e molte iniziative, del Csm e di capi degli uffici, hanno finito per portare a una sorta di diversità di trattamento. Ma solo il Parlamento può stabilire che la sospensione dei processi comporti anche uno stop della prescrizione. Insomma, la storia recente ci insegna che il dibattito su questa materia è aperto da tempo e certamente riflette esigenze di maggiore funzionalità per la giustizia».
    Perché si è voluto procedere con tanta urgenza, se il dibattito era aperto oramai da anni? Perché un decreto e non un disegno di legge?
    «Il decreto riguarda la sicurezza e dare una corsia preferenziale a determinati processi di grande allarme sociale è totalmente attinente alla materia».
    Ma il furto, lo stupro, l’immigrazione clandestina rientrano tra i reati ”congelati” per dodici mesi. Un controsenso per chi dice di voler combattere l’insicurezza.
    «A parte il fatto che si può sempre modificare il testo... Personalmente non avrei trovato nulla da ridire, ad esempio, se invece di quello spartiacque fissato al 30 giugno 2002 (sono bloccati i processi meno gravi solo se i fatti sono antecedenti a questa data, ndr.) si fosse stabilito di sospendere i procedimenti coperti dall’indulto fino al 2006. Se non si arriverà al muro contro muro il dibattito in Parlamento potrà aiutare a trovare la soluzione migliore».
    Da ex magistrato considera allarmistiche le dichiarazioni dell’Anm e del Csm?
    «L’unico problema possono essere le notifiche per la ripresa dell’udienza dopo il periodo di sospensione».
    Dalle promesse e speranze di dialogo si è ritornati in poco tempo a un clima di scontro tra magistrati e politica.
    «Eppure nel settore civile il governo ha adottato molte iniziative sollecitate proprio dall’Anm. E nel penale le norme in materia di mafia sono condivise».
    Ma sulle intercettazioni, sui decreti rifiuti e sicurezza il rapporto si è incrinato.
    «La valutazione va fatta globalmente e non sui singoli provvedimenti».
    I magistrati hanno troppo potere?
    «Il potere della magistratura deriva sempre dalle leggi. Pm e giudici non hanno mai travalicato. Può accadere che venga lasciato al giudice il compito di riempire di contenuti il precetto normativo o di integrare una norma non ben definita».
    Il Csm funziona da terza Camera con i suoi pareri sulle leggi in tema di giustizia?
    «Il Csm esprime le sue valutazioni su provvedimenti che riguardano l’organizzazione giudiziaria. Se mai ciò che io non condivido - e lo dico da ex componente del Consiglio - sono le pratiche a tutela dei magistrati, un tempo del tutto sconosciute a Palazzo dei Marescialli».

    Fonte: Il Mattino - m.p.m. | vai alla pagina
    Argomenti: giustizia, intercettazioni, parlamento, immigrazione, processi, magistratura, Salva-Premier, Csm | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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