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Dichiarazione di Roberto MARONI
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Interni (Partito: Lega)
L’ultima sfida al Quirinale.
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(25 giugno 2008) - fonte: La Repubblica - Liana Milella - inserita il 25 giugno 2008 da 31
La richiesta è arrivata sul tavolo di Giorgio Napolitano a metà pomeriggio. Forte, impegnativa, destinata a sollevare un nuovo vespaio, di per sé già foriera di un diniego praticamente certo.
È questa: Berlusconi vuole dal Colle un lasciapassare per proporre il nuovo lodo Schifani per decreto legge. Proprio così. Procedura d'urgenza estrema (eh sì, visto che di mezzo c'è il rotolare verso la sentenza del processo Mills).
Decreto per lo scudo che dovrà proteggere le alte cariche dello Stato, quattro o cinque che siano, da qualsiasi procedimento o indagine giudiziaria.
Tutto congelato per uno o due mandati.
Messa in freezer che l'imputato può anche rifiutare, mentre le altre parti possono rivalersi in sede civile. Nella partita a scacchi col Quirinale il Cavaliere ancora una volta alza il tiro.
Non bastava il decreto sicurezza con la sospensione dei processi per un anno, ecco un'altra mossa per spegnere l'ossessione giudiziaria: un lodo di cui poter usufruire subito, prima della fatidica data del 10 luglio, quando a Milano il tribunale dovrà decidere sulla richiesta di ricusazione presentata dall'avvocato Niccolò Ghedini.
Decreto approvato già venerdì in consiglio dei ministri e applicato ovviamente ad horas.
Ed ecco Berlusconi libero da ogni incubo processuale, per qualsiasi inchiesta passata, presente, futura, per qualsiasi reato commesso in qualsiasi momento. Ché questo è lo scopo e lo spirito del lodo, Schifani o comunque si chiami. Come avviene in Francia e altrove.
La mossa, imprevista, ha lasciato di stucco il capo dello Stato e tutta la sua diplomazia. Mentre ex presidenti della Consulta del rango di Valerio Onida parlano di "necessaria legge costituzionale", il Cavaliere rilancia non solo con una norma ordinaria, ma pure per decreto legge.
La richiesta ha una sua logica e ben s'inquadra nel tam tam che proprio dal Colle incombe su palazzo Chigi. E di cui è testimonianza il fitto scambio di telefonate con il sottosegretario alla presidenza Gianni Letta.
Il Quirinale insiste: vuole che il decreto sulla sicurezza, appena approvato al Senato, cambi nel giro di boa alla Camera.
L'attuale formulazione, sospensione di un anno dei processi per reati superiori ai dieci anni, non è accettabile. Lo dirà anche il Csm che domani, o lunedì al massimo, approverà un parere in cui si parla "di dubbi di legittimità costituzionale".
Il plenum di martedì sancirà la bocciatura. Un passo che, se non lega le mani a Napolitano, comunque rende complicata la sua firma sotto alla legge di conversione del decreto e potrebbe costringerlo a un rinvio parziale. Tutto questo viene rappresentato agli emissari di Berlusconi con la dovuta fermezza ed energia. Ma la risposta lascia pochi spazi al dialogo.
Berlusconi lo dice ai suoi: "Basta frenate, il nostro elettorato non capirebbe una marcia indietro nel giro di pochi giorni. Dobbiamo andare avanti". Il luogotenenti parlano la stessa lingua. Il sottosegretario Paolo Bonaiuti: "Si va avanti così, per noi resta tutto com'è". Il consigliere giuridico Ghedini: "Non mi risultano né trattative, né modifiche". La richiesta del Quirinale potrebbe essere accolta solo in un modo: subito, per decreto, il nuovo lodo Schifani, che Ghedini già battezza "lodo Alfano", processo di Milano bloccato, e magari a quel punto la sospensione dei processi potrebbe cadere perché il premier sarebbe finalmente libero dalle sue pendenze milanesi.
Ma questo è solo un libro dei sogni. Come la garanzia, che nessuno può dargli, di una sentenza rinviata solo a quando il lodo diventerà legge. Chi gli sta vicino ragiona così: "Se non è un decreto, è inutile illudersi, dovremo aspettare l'autunno. E ogni giorno potrebbe essere a rischio sentenza. Quindi la sospensione deve rimanere così com'è". E il capo del governo se ne avvarrà. Berlusconi cita coi suoi, perché le citino al Colle, le nuove carte a suo favore, come l'intervista a Repubblica del segretario dell'Anm Cascini che dà via libera al lodo, l'apertura del leghista Castelli, quella del centrista Casini, i "nì" dei Democratici. Ma se il Quirinale boccia un decreto sul lodo Alfano non resta che la sospensione dei processi. Da realizzare subito, comunque prima che il dibattimento di Milano vada avanti.
La data capestro è il 10 luglio. Eventuali modifiche e ammorbidimenti, come un periodo di sospensione minore o un range di reati più ampio, non solo allungherebbe i tempi di approvazione, ma metterebbe a rischio il definitivo sì al decreto, obbligatorio entro il 24 luglio.
Su questo l'altolà del ministro dell'Interno Roberto Maroni è stato perentorio.
"Niente scherzi, il decreto deve passare a tutto i costi. Anzi, entro la fine di luglio voglio anche la legge sulla sicurezza".
Quella che contiene il reato d'immigrazione clandestina.
Con chi insisteva a chiedergli di possibili stralci della norma salva-premier Bobo è stato secchissimo: "Non c'è alcun motivo di dare ascolto a richieste pretestuose. La sinistra si vada a guardare il disegno di legge approvato da D'Alema nel '98 che stabiliva priorità per i processi. L'ha detto bene Gasparri. Perché le cose sono buone solo se le fa la sinistra e cattive se le facciamo noi?".
Fonte: La Repubblica - Liana Milella | vai alla pagina » Segnala errori / abusi
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Inserito il 25 giugno 2008 da 2292
Si tratta di una legge aberrante, contraria ad ogni principio democratico. Non sono possibili le giustificazioni esternate, tanto meno quelle che fanno riferimento all'operato di alcuni esponenti politici dell'opposizione. Bisagna fare riferimento alle leggi costituzionali esistenti.
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