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Dichiarazione di Valter VELTRONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Di Pietro «Fa un regalo al Cavaliere»

  • (01 luglio 2008) - fonte: Corriere della Sera - Monica Guerzoni - inserita il 01 luglio 2008 da 31

    Walter Veltroni lo dice in romanesco, così che resti scolpito negli annali del Pd: «Noi non manifestiamo aggratis. Siamo un partito di una certa dimensione, non ci invitiamo a manifestazioni fatte da altri e i cui contenuti non condividiamo». Antonio Di Pietro, addio. L’invito a scendere in piazza l’8 luglio è respinto con orgoglio democratico, l’alleanza è (quasi) ufficialmente rotta. Il Pd andrà avanti perla sua strada, quella di un’opposizione riformista e non urlata. «Non ricordo il mio Paese così provato, angosciato e sfiduciato come oggi, nemmeno negli anni del terrorismo. Quella di Berlusconi non e un’armata invincibile, il premier si occupa delle questioni che riguardano lui e gli italiani se ne stanno accorgendo...».

    Nella Sala della Regina, al primo piano di Montecitorio, in assemblea con i deputati del Pd, Veltroni mette in minoranza le tentazioni girotondine e compie lo strappo da Di Pietro, compiacendo l’ala riformista dei partito e gettando nello sconforto la sinistra interna. «I suoi toni sono un regalo coi fiocchi a Berlusconi, aiutano la destra» scandisce il segretario, dopo che Furio Colombo aveva difeso la stagione dei Girotondi e, implicitamente, invitato i colleghi a scendere in piazza con l’Idv. Ma no, secondo Veltroni uno che è d’accordo sul reato di immigrazione clandestina («perché l’Italia non può essere il vespasiano d’Europa») non può dargli «lezioni» sulla qualità dell’opposizione. «Se è così, allora dico che ci separa moltissimo».

    Separati in casa, Veltroni e Di Pietro. Divisi su tutto, dalla lettura della realtà alle strategie. «Noi ci siamo liberati dell’idea del pas d’ennemis, del "niente nemici" e in questo caso non so se aggiungere "a sinistra". E non torneremo indietro» tira dritto il segretario. Avanti sulla linea tracciata, dunque. Senza «correre appresso» a ciò che fa il premier, senza farsi dettare l’agenda. «Invece di parlare del lodo Schifani o del blocca processi, dobbiamo irrompere con i temi sociali, fare le nostre proposte su salari e consumi...». E scendere in piazza, anche. Ma striscioni e fischietti il Pd li impugnerà in autunno e sarà «una grande manifestazione di popolo, non una di quelle manifestazioni dove ci si conosce tutti per nome». Dopodiché, concede il segretario, se Colombo o altri vogliono sfilare al fianco di Di Pietro vadano pure, «ognuno farà singolarmente le sue scelte personali». Anche se Antonello Soro s’incarica di ricacciare indietro le pulsioni di piazza: «Spero che tra noi qualcuno non sia contento che il Caimano è tornato. I Girotondi non ci hanno portato bene e non ci faranno vincere le prossime elezioni».

    Si avverte, nei ragionamenti dì Veltroni, la voglia di imprimere una svolta dopo le aspre polemiche interne, il tentativo di iniettare ottimismo nelle truppe fiaccate dalla sconfitta. I ballottaggi in Sicilia? «Sono il segnale di una piccola inversione di tendenza». E adesso basta con lo «stare sempre a rovistare in casa nostra... Ci sono alcuni di noi che, se per una volta dicono una cosa contro la destra, mi fanno una cortesia». E ce n’è anche per 1’«amico» Casini, al quale rinfaccia la preoccupazione nei confronti del governo ombra: «Io mi preoccuperei più dei. pezzi dell’Udc siciliano che vanno con la destra...».

    Fonte: Corriere della Sera - Monica Guerzoni | vai alla pagina
    Argomenti: partito democratico, sinistra, veltroni, sicilia, udc, casini, Idv, deputati, lodo Schifani | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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