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Dichiarazione di Nicola LATORRE

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

« Il dialogo era una pantomima sul nulla ».

  • (02 luglio 2008) - fonte: Sito web del Partito Democratico - inserita il 02 luglio 2008 da 2761

    Intervista di Ninni Andriolo - L'Unità

    Senatore Latorre, Berlusconi ripropone il decreto sulle intercettazioni...
    «La discussione sul decreto o sul disegno di legge l’avevamo già fatta nella scorsa legislatura. Insieme, anche con Berlusconi, si convenne sulla opportunità di adottare il disegno di legge. Occorre un provvedimento che preveda l’uso dell’intercettazione come strumento d’indagine, ma ne impedisca l’uso per violare la privacy, discreditare le persone e fare lotta politica».

    Condivide il no di Veltroni sulla manifestazione dell’8 luglio?
    «Ho apprezzato molto la risposta del segretario all’invito cordiale e tendenzioso dell’onorevole Di Pietro. Aggiungerei che l’iniziativa dell’8 luglio potrà produrre il risultato di alimentare la spaccatura del Paese sul tema cruciale del rapporto tra i poteri dello Stato e, di conseguenza, potrà portare acqua al mulino della destra»

    Molti ritengono che le spaccature le stia provocando il premier...
    «L’ emendamento che sospende i processi e la lettera inviata al Senato dal Presidente del Consiglio rappresentano fatti gravissimi. L’effetto devastante di quel provvedimento, infatti, va oltre l’impatto sul processo che riguarda il Presidente del Consiglio e investe i temi della sicurezza»

    Produrrà meno sicurezza, cioè?
    «Uno dei problemi fondamentali per combattere il crimine è rappresentato dalla non certezza della pena. Con quel provvedimento non solo si determina incertezza della pena e del processo, ma si rischia una forma mascherata di amnistia/indulto. Altro che pugno di ferro...».

    Opposizione netta anche nel Paese, quindi?
    «La battaglia che abbiamo già condotto al Senato, e che dovremo proseguire alla Camera, è fondamentale. In Parlamento non abbiamo fatto sconti e non li faremo. Ritengo sbagliata, invece, la manifestazione indetta per l’8 luglio».

    Non dà una bella immagine un’opposizione che litiga sulle date delle manifestazioni di protesta. Non crede?
    «Una buona opposizione, intanto, non dovrebbe dividersi sulle date delle manifestazioni, ma dovrebbe regolarsi a partire da ciò che serve all’Italia. Una discussione intorno al tema di quando fare i cortei sarebbe già una dichiarazione di resa».

    Più opposizioni anche sul tema della giustizia, quindi?
    «Condivido l’opinione di chi dice che questo Paese ha altre priorità intorno alle quali concentrare l’impegno, a cominciare da quelle economiche e sociali. E buon senso vorrebbe che tutte le energie del Paese venissero concentrate in quella direzione. È anche vero, però, che il tema del rapporto tra giustizia e politica ci ammorba da un quindicennio, rendendo prigioniera anche la politica democratica. E di questo ne paga le conseguenze innanzitutto la sinistra. Non dobbiamo sottrarci alla necessità di liberare il campo da questo problema».

    Berlusconi punta alla resa dei conti con la magistratura, però...
    «Infatti, l’attacco sbagliato di Berlusconi a giudici e pm non aiuta ad affrontare in modo sereno e positivo il problema del rapporto politica-giustizia. La destra, che ha governato il Paese per cinque anni, non può dare lezioni, perché si è concentrata soltanto su alcune norme»

    Favorevole allo scambio proposto dal Pdl “il Pd voti il lodo Alfano e noi togliamo di mezzo il salva-premier”?
    «Nessuno scambio è possibile. Io credo che la questione delle Alte cariche dello Stato non può che essere affrontata con un disegno di legge costituzionale, applicando l’articolo 138. In presenza del principio secondo il quale siamo tutti uguali di fronte alla legge serve un intervento di rilievo costituzionale. L’esperienza del parere della Consulta sul primo lodo Schifani, poi, ci deve spingere a evitare provvedimenti che possano essere cassati dalla Consulta. Tutti i massimi esponenti del Pd, da Veltroni a D’Alema a Finocchiaro, hanno posto il problema che quel provvedimento, eventualmente, potrebbe entrare in vigore la prossima legislatura. Credo che, se si seguisse la strada del disegno di legge costituzionale, anche il tema dei tempi si potrebbe discutere. Le leggi entrano in vigore da quando si approvano».

    Veltroni annuncia opposizione dura e registra la fine del dialogo. Una svolta per il Pd?
    «Veltroni prende atto con nettezza di come si vada ridefinendo lo scenario politico. Il tema del dialogo aveva segnato solo astrattamente il primo mese del confronto politico. In realtà, era una pantomima fondata sul nulla. Nel senso che sul piano dell’azione di governo l’esecutivo era impegnato legittimamente a fare quello che aveva deciso di fare, incurante delle sollecitazioni dell’opposizione. Sul piano delle grandi riforme, dall’altra parte, si è cincischiato sulla ideologia del dialogo senza capire, in realtà, su cosa fondare questo confronto. Adesso si prende atto che manca l’ubi consistam e Veltroni rilancia una iniziativa sulle grandi questioni intorno alle quali l’opposizione intende marcare il proprio punto di vista».

    Mancano i presupposti per una legislatura costituente, non crede?
    «In questa legislatura abbiamo tre grandi obiettivi che richiedono un lavoro di lungo periodo e un impegno senza scorciatoie. Il primo è costruire il Partito democratico, definendone meglio il profilo politico-culturale e immergendoci nelle contraddizioni vere della società. Che tenderanno a emergere in maniera sempre più netta nelle prossime settimane».

    Gli altri obiettivi?
    «Il secondo obiettivo è che noi non dobbiamo rinunciare a misurarci con l’idea delle grandi riforme di cui ha bisogno l’Italia. Anche perché una di queste, quella elettorale, incombe in virtù del referendum. E perché alcune modifiche costituzionali si rendono assolutamente indispensabili. Il terzo obiettivo della legislatura è quello di collocare la nostra iniziativa dentro uno scenario che non si limiti ai confini nazionali».

    Dopo la Costituente si è parlato di tregua nel Pd. È d’accordo?
    «Credo che la Costituente abbia dato un contributo importante. È emersa una condivisione di obiettivi. Sul piano più strettamente politico si è sottolineata la necessità di ancorare la battaglia d’opposizione e la costruzione del partito alle grandi emergenze, a cominciare da quella sociale. L’Assemblea, inoltre, consente di condividere un percorso nel quale l’ambizione maggioritaria del Pd non debba essere in alcun modo confusa con l’autosufficienza. L’idea che abbiamo della democrazia di questo Paese, infine, riaffida un ruolo centrale ai grandi soggetti politici. Questi devono essere i pilastri su cui fondare la nostra elaborazione. Che dovrà svilupparsi, anche, intorno ai temi di un assestamento del sistema politico italiano, non più frammentato ma non bipartitico».

    Superate d’incanto le tensioni del dopo voto, quindi?
    «C’erano elementi da chiarire, iniziative che si prestavano a diverse interpretazioni e che nell’Assemblea costituente hanno trovato una migliore definizione. Inizia un lavoro che richiede uno sforzo creativo - di elaborazione e di iniziativa - che sollecita il massimo di pluralità nei contributi».

    Allude alle correnti?
    «Tutti siamo legittimamente terrorizzati dall’idea di un partito paralizzato dalle correnti. In alcun modo, però, possiamo pensare che la sfida che abbiamo davanti possa essere affrontata senza muovere una pluralità di pensieri. Se le correnti sono un problema, il pluralismo al contrario è una ricchezza. Basta con la criminalizzazione di iniziative che vogliono rendere più forte e più ricco il partito»

    L’associazione degli amici di Italianieuropei conta già 800 tesserati. Più che una corrente, “un partito nel partito”...
    «Mi auguro che le tessere possano diventare molte di più. L’associazione ha soltanto lo scopo di offrire un altro luogo perché lo sforzo creativo per definire il nostro profilo si possa realizzare. E possa essere messo al servizio del Pd, che è il luogo della sintesi suprema. Non si forma affatto un partito nel partito».

    Pd più unito, quindi?
    «L’unità si raggiunge attorno alle politiche. Ci sono le condizioni per andare avanti, adesso si tratta di condividere le scelte che ci aspettano».


    Fonte: Sito web del Partito Democratico | vai alla pagina
    Argomenti: intercettazioni, partito democratico, magistratura, Berlusconi Silvio, Veltroni Walter, Latorre Nicola, Assemblea Costituente, Associazione degli amici di ItalianiEuropei | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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