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Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Lega) - Ministro Riforme per il Federalismo (Partito: Lega)
Abbiamo chiuso la moschea di Milano.
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(05 luglio 2008) - fonte: Corriere.it - Maurizio Giannattasio - inserita il 05 luglio 2008 da 31
Congelata la proposta della Moratti di un luogo di preghiera «a tempo» al Vigorelli.
Viale Jenner, Maroni: via entro agosto. Gli islamici: non possono cacciarci.
MILANO — Moschea e centro culturale islamico di Milano. O si trova una soluzione concordata entro la fine di agosto o si chiude. Blitz del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nei suoi uffici nella prefettura di corso Monforte. Un vertice con gaffe incorporata. All'incontro, in un primo momento, non era stato invitato il Comune, ma solo i colleghi di partito, Davide Boni, assessore regionale e Matteo Salvini, neodeputato. Una telefonata abbastanza decisa di Letizia Moratti ha rimesso le cose a posto. Al tavolo c'era anche il vicesindaco, Riccardo De Corato. Maroni ha incontrato i rappresentanti dei cittadini di viale Jenner, la via della moschea e del centro islamico dove il venerdì 4.000 musulmani stendono il loro tappetino per terra invadendo strade e marciapiedi. Un «ultimatum dolce », ma pur sempre un ultimatum: «Credo — attacca Maroni — che si possa trovare rapidamente già entro la fine dell'estate, a fine agosto, una soluzione concordata che soddisfi le richieste dei cittadini e le esigenze poste dal centro culturale di trovare un luogo più idoneo e più capiente». Maroni non entra nei dettagli. «Non vi dico quale sarà la soluzione, ma sono sicuro che la si troverà in tempi rapidi».
AUT-AUT- Più che una soluzione concordata sembra un aut-aut. Come confermano le parole di Umberto Bossi: «Oggi Maroni ha chiuso la moschea di viale Jenner. Questa è casa nostra. Non vogliamo regalare il nostro Paese a nessuno. Per la Lega è un passaggio importante. Avevamo fatto una promessa in campagna elettorale e ora la manteniamo ».
Ecco le condizioni richieste agli islamici. Primo: chiedere la loro disponibilità a traslocare. Non solo la moschea (in realtà un garage) come si pensava in un primo momento, ma anche il centro islamico (nello stesso garage). Secondo: avvertirli che non ci saranno aiuti e soldi pubblici. Terzo: se le condizioni poste non verranno rispettate a fine agosto si chiude. Anche per motivi di igiene. La trattativa è stata affidata al prefetto Gian Valerio Lombardi. «Il prefetto non solo ha i poteri — ha precisato Maroni — ma anche le disponibilità e le indicazioni precise per fare tutto ciò che serve ».
CONGELATA LA PROPOSTA MORATTI - Quindi, per ora, resta congelata la soluzione prospettata dal sindaco Letizia Moratti: luoghi di preghiera a tempo per permettere ai fedeli di non dover occupare strade e marciapiedi di Milano. Luoghi ampi e capienti che si aprono solo per la preghiera e che chiudono i battenti alla fine della funzione. Palazzo Marino ha anche individuato l'area: il velodromo Vigorelli, dove si svolgeva la Sei Giorni di ciclismo. Ma il doppio trasferimento — moschea più centro culturale — e la resistenza della Lega a questa soluzione, ha complicato ulteriormente le cose. Se per i luoghi di preghiera il Comune ha dato la sua disponibilità, non altrettanto per il centro culturale: «Per la preghiera noi siamo disponibili a incontrare gli islamici. Ci facciano sapere le loro proposte— attacca il vicesindaco Riccardo De Corato —. Possiamo trovare una soluzione dentro Milano. Ma nel territorio della nostra città, vista la densità urbana, non c'è posto per il centro culturale. Dovrebbe essere lontano dalle residenze. Un posto così non c'è». «Noi siamo aperti alla preghiera temporanea e possiamo prendere in considerazione il trasferimento del centro culturale di viale Jenner — replica il presidente del centro, Abdel Amid Shari —. Ci facciano delle proposte e le valuteremo. Non posso dire di più perché nessuno mi ha mai parlato o convocato. Noi parliamo tramite i giornali. Siamo veramente stufi di questa situazione. È un teatrino che va avanti da anni. Siamo disponibili a vedere il ministro». Ma niente ultimatum: «Per chiuderci devono dirci perché. Non siamo abusivi. Ci vogliono cacciare perché qualcuno prega per strada? Allora mandino i carabinieri a impedirlo, ma non possono chiudere un istituto perché non gli va a genio. Non possiamo accettarlo».
Fonte: Corriere.it - Maurizio Giannattasio | vai alla pagina » Segnala errori / abusi