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Dichiarazione di Gabriella CARLUCCI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) 


 

Cinema, la via italiana alla tax shelter. - Intervista

  • (11 luglio 2008) - fonte: L'Opinione delle Libertà - Barbara Alessandrini - inserita il 11 luglio 2008 da 31

    Del pessimismo della ragione non c’è ombra in Gabriella Carlucci, deputata azzurra del Pdl e membro della commissione Cultura della Camera. E’ piuttosto un Eurostar di ottimismo della volontà, appena arrivata a destinazione. Nel tentativo di favorire l’ingresso dei capitali e delle aziende private nel cinema italiano e superare la logica statalista, assistenzialista e clientelare da cui dipende l’assegnazione dei fondi per lo spettacolo, in sostanza per arrivare alla liberalizzazione del cinema. L’ha spuntata con Giulio Tremonti, riuscendo ad ottenere l’inserimento nel decreto da lui firmato, di due misure di agevolazioni all’industria cinematografica come il Tax shelter e il Tax credit. Un obiettivo che la Carlucci definisce ironicamente e sottovoce “frutto di un ricatto”. Il riferimento è alla divertente genesi della sua ricetta per il sostegno ’liberale’ al cinema, quando nel 2006, dopo il successo della presentazione della sua legge, il senatore Willer Bordon le chiese di presentarla identica al Senato e assicurò, grazie alla ’cordata’ con gli altri ex dissenzienti della maggioranza Manzione, Dini e D’Amico l’inserimento del tax shelter nella Finanziaria 2007 dove l’ex ministro Francesco Rutelli aveva già recepito il credito d’imposta. La quantomeno fragile situazione dei voti della sinistra di allora a Palazzo Madama ha garantito la riuscita dell’operazione-cinema targata Carlucci-Bordon. Ed oggi, non a caso, il binomio rispunta e firma la copertina del manuale d’uso per gli investitori nel settore e per chi intende attrarre capitali dal titolo “Il mercante e l’artista, la via italiana al tax shelter” che verrà presentato il 18 luglio con il ministro Sandro Bondi.

    La via italiana al tax shelter. Un modo nuovo di sostegno al cinema?
    In Italia la cultura e lo spettacolo sono vengono assistiti a pioggia, in maniera clientelare e governativa perché i finanziamenti passano per le commissioni del ministero. In tutti questi anni in cui mi sono occupata di spettacolo, dal ’96 più approfonditamente al dipartimento dello Spettacolo, ho solo incontrato persone che cercavano il famoso aggancio nella commissione. L’ottenimento del finanziamento è condizionato da troppi fattori indipendenti dalla validità dell’idea proposta. I criteri sono opinabili. Per essere chiari da una sceneggiatura spesso non si riesce a capire se un film è valido. Ci sono esempi eclatanti come il film di Gabriele Muccino ’L’ultimo bacio’, scartato in commissione quando poi, oltre al successo al botteghino quel filone ebbe un seguito incredibile.
    Per non parlare dei film inguardabili che ottengono aiuti...
    Appunto. Già Urbani, con il suo decreto nel 2004, aveva tentato, pur restando nell’ambito dei finanziamenti dello stato, una specie di graduatoria di merito per l’accesso ai finanziamenti, il “Reference system” poi aggirato perché, in base ad uno dei criteri, i candidati dovevano aver vinto dei premi. Ora un conto è Venezia, un conto è Berlino o Cannes, altro conto sono altri riconoscimenti. Il sistema deve essere liberale, deve permettere a tutti, purché abbiano idee vincenti, la possibilità di avere un aiuto senza far passare sotto le forche caudine della commissione proposte magari apprezzate da possibili finanziatori.
    E’ arrivata l’ora di introdurre una logica di mercato nel cinema. Come?
    Con due strumenti fiscali introdotti nella Finanziaria grazie alla mia legge risalente al 2006 e che contemplava il credito di imposta e il tax shelter (la detassazione sugli utili). Nel primo caso il vantaggio è per chi già fa parte del mondo del cinema. Il produttore quando fa un film deve pagare le tasse. Col credito di imposta entro un certo limite può dirottare i soldi destinati alle tasse nel reinvestimento su un’altra produzione. Il tax shelter invece, lo strumento più importante che voglio presentare a Confindustria, va a incidere sugli utili. Un’azienda in attivo può decidere di destinare il 30% degli utili al reinvestimento in una produzione evitando le tasse.
    Non è una misura conflittuale con l’accesso al fondo unico per lo spettacolo?
    No, assolutamente, sono complementari. Solo che col tax schelter e il credito d’imposta se hai l’amico imprenditore a cui piace la storia che presenti e decide di darti i soldi, destinando alla produzione il 30% che finirebbe in tasse, c’è un vantaggio per tutti.
    ’Ci vorrebbe un amico...’ per superare la logica assistenzialista dello stato, però, chi non ha sodali imprenditori?
    Ci sono vari strumenti da poter utilizzare. Esistono delle società di product placement, inserite dal decreto Urbani. Come avviene già da tempo in America, anche in Italia si sta consolidando la prassi del parziale finanziamento del film da parte dei marchi pubblicizzati nella pellicola, per dire Alitalia...
    Andiamo su un nome un pochino più solido...
    Sì, meglio. Prendiamo la Coca-Cola o altre aziende che intendono investire nel cinema, vengono messe in contatto con i produttori da queste società. Che potrebbero occuparsi anche di intermediazione con le aziende interessate al tax shelter. Un altro strumento potrebbe essere la sezione spettacolo, Ista spettacolo It, della Borsa nazionale del lavoro, introdotta in applicazione della riforma Biagi. L’Ista non è mai partita e ho già proposto al ministro Sacconi di utilizzarla come strumento rivolto alle aziende intenzionate ad investire nel cinema italiano.
    Se Tremonti le ha dato l’ok, c’è un meccanismo virtuoso per recuperare quel 30%. Quale?
    Tremonti è stato subito d’accordo con me perché ogni film realizzato produrrà dei biglietti che garantiscono entrate fiscali, mettendo in circolo tantissimo denaro. I film possono essere venduti alla televisione, trasformati in dvd. Il tax shelter, nell’immediato, causerà un ammanco di denaro ma alla lunga produrrà un beneficio. Già oggi i produttori stanno ragionando in termini di credito di imposta o di tax shelter per reinvestire soldi che sono nelle loro disponibilità e già programmano, per il 2009, quando la norma entrerà in vigore, una produzione maggiore rispetto a quella prevista e legata ai soldi dello stato. Come accade negli altri paesi del mondo che hanno sempre usato la leva fiscale sotto varie forme.

    Fonte: L'Opinione delle Libertà - Barbara Alessandrini | vai alla pagina
    Argomenti: finanziamenti, cultura, cinema, pdl, televisione, credito d'imposta | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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