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Dichiarazione di Ignazio LA RUSSA
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Difesa (Partito: PdL)
«Impronte a tutti per evitare accuse di razzismo» «Poi diamo la priorità ai bambini nomadi» - Intervista
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(11 luglio 2008) - fonte: Il Messaggero - Nino Cirillo - inserita il 11 luglio 2008 da 31
ROMA - «Facciamo cosi, facciamo un provvedimento che preveda le impronte per tutti, perché in un momento come questo tutti abbiamo bisogno di essere identificati. Facciamolo per allontanare ogni possibile ombra di razzismo. Poi, in sede di applicazione, si stabiliscano delle priorità, si individuino delle emergenze. E fra queste emergenze potrebbero esserci proprio le impronte ai bambini rom». Eccola la proposta, l’idea che potrebbe davvero aprire un varco. Il ministro della Difesa Ignazio La Russa la fa cadere nel bel mezzo di un pomeriggio afoso e convulso, a poche ore dalla “bocciatura” dell’Europarlamento, quando il tema è ancora tanto caldo da sembrare solo un muro contro muro.
Ma allora, ministro, è d’accordo o no con Maroni?
«Io sono solidale con Maroni, con l’obbiettivo che si è dato di strappare questi piccoli all’illegalità, di combattere chi li costringe all’elemosina e alla schiavitù. Mi fanno specie quelli che parlano delle impronte e dicono: che mondo brutto per dei bambini...Ma il mondo è brutto, molto più brutto perché ci sono quelli che utilizzano questi bambini».
E’ d’accordo anche con il sindaco di Roma Alemanno che si è dichiarato contrario a queste impronte?
«Alemanno non si è mai dichiarato contrario. Io con lui ci ho parlato e la pensa esattamente come me. Semplicemente è preoccupato perché è il Sindaco della città dove ha sede la Chiesa e teme che il provvedimento venga letto male. Tutto qui».
Intanto Bruxelles vi ha bocciato...
«E’ una condanna che mi fa ridere. E’ un modo ideologico di affrontare le questioni senza mai provare davvero a trovare una via d’uscita. Ce la indichino loro, se la hanno, una soluzione plausibile. Invece ne fanno solo un argomento di propaganda politica, senza preoccuparsi davvero del destino di quei bambini».
Dai rom all’Afghanistan, ministro. E’ l’altro tema del giorno dopo il ferimento dei nostri due militari. Sono aumentati rischi?
«I rischi non sono aumentati. Mi sembra aumentata piuttosto, la qualità di certi attacchi, non la quantità. Pensi che su quella strada dove c’è stato l’attentato, ci sono passato io una settimana fa. Tutti dicevano che era un tragitto assolutamente sicuro».
Come vede il futuro della nostra missione?
«Noi siamo in Afghanistan, sia chiaro, non solo perché è un paese da aiutare, ma perché questa è l’ultima frontiera della lotta al terrore. Una missione pericolosa, non lo nasconde nessuno, i nostri uomini ne sono ben consapevoli. Ma ce la stiamo mettendo tutto per garantirli al massimo. L’ultimo attentato, ad esempio, si è risolto come si è risolto solo grazie alla speciale blindatura interna del mezzo su cui viaggiavano. Ecco, di mezzi come questi abbiamo bisogno. Un po’ come la Formula Uno: lei vede incidenti tremendi e piloti che se la cavano con un graffio, grazie alle protezioni di cui vengono dotati».
Ci sarà mai un Afghanistan degli afghani?
«Stanno funzionando molto bene gli inserimenti di nostre guide e nostri consiglieri nei battaglioni locali. Sono reparti che per ora si muovono molto meglio e con ben altri risultati rispetto a quelli di soli afghani. E’ questa la strada da seguire».
I nostri militari non sono solo a Kabul, ma anche nella cava di Chiaiano. Ci sono entrati da poche ore. Che effetto le fa?
«I nostri militari meritano rispetto e ammirazione anche per Chiaiano. Li hanno chiamati laddove c’era bisogno e loro sono andati. Una volta si diceva che si può difendere la Patria anche facendo la guardia a un bidone di benzina, oggi si può aggiungere anche a guardia dell’immondizia. E bisognerà ricordarsene, poi, quando sarà il momento delle Finanziarie, quando bisognerà difendere la qualità della vita di questi uomini e delle loro famiglie».
Lo Stato che entra a Chiaiano. Si volta pagina.
«Ha ragione, c’è anche questa doppia lettura. I nostri uomini laggiù sono un monito a chi voleva scavalcare l’attività dello Stato. E, me lo lasci dire, è esemplare il modo in cui stanno lavorando insieme militari e forze dell’ordine. Altro che ripicche, c’è solo un grande spirito di amicizia».
Fonte: Il Messaggero - Nino Cirillo | vai alla pagina » Segnala errori / abusi