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Dichiarazione di Donatella PORETTI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

(Q & A) Domanda e risposta. - Intervista

  • (18 luglio 2008) - fonte: Left - Cecilia Tosi - inserita il 18 luglio 2008 da 31

    Il 17 luglio la prostituzione è arrivata nella Camera del deputati. I senatori radicali Donatella Poretti e Marco Perduca hanno indetto una conferenza stampa per discutere del rapporto tra sex worker e fisco, dopo che i controlli anti evasione dell'erario erano sfociati nella richiesta di contributi a chi percepisce un reddito che deriva dalla vendita di prestazioni sessuali. Senatrice Poretti, le prostitute devono pagare le tasse?
    Le prostitute non possono fare la dichiarazione dei redditi perché il loro lavoro non è inquadrato in nessuna tipologia contrattuale. Nonostante non prefiguri un reato, questa professione non è civilmente riconosciuta, quindi non gode di nessuna tutela. Eppure numerose prostitute hanno ricevuto le cartelle esattoriali e molte di loro hanno già patteggiato una riduzione del pagamento e liquidato la pratica.
    Nessuna si è ribellata?
    Alcune hanno fatto ricorso alla commissione tributaria, ma I'approccio più interessante dal punto di vista politico è quello di una prostituta di Parma, che si è detta disponibile a pagare in cambio di un inquadramento giuridico che ne tuteli i diritti.
    Quindi le prostitute vorrebbero regolarizzare la loro posizione professionale?
    Non tutte, naturalmente. Ma parecchie. Del resto in tutte e tre le ultime legislature ci sono state proposte di legge per combattere il fenomeno dello sfruttamento e, in qualche modo, riconoscere la legittimità di chi vende volontariamente le proprie prestazioni sessuali. Ma nessuno di questi disegni è stato approvato dal Parlamento. Oggi circola una bozza a cura dei ministri Maroni e Carfagna, ma bisognerà vedere che fine farà.
    Sollevare la questione tributaria può servire come impulso per emanare una nuova legge sulla prostituzione?
    Penso di sì, perché la richiesta di un contributo fiscale a chi esercita una professione non riconosciuta è un comportamento che potrebbe essere assimilato allo stesso sfruttamento della prostituzione.
    I radicali cosa propongono?
    Nel nostro disegno di legge è prevista l'abrogazione della legge Merlin e il riconoscimento della prostituzione come un'attività lavorativa soggetta a prelievo fiscale. Il ministero del Lavoro e quello della Salute dovrebbero stabilire controlli sanitari e norme igieniche da rispettare.
    E la questione delle case chiuse?
    Non penso che ci sia bisogno di un luogo particolare per esercitare la prostituzione. Chi solleva la questione dell'approvazione condominiale per chi vuole accogliere clienti nella propria abitazione sbaglia, perché ognuno può comportarsi come vuole in una proprietà privata, a patto che non leda i diritti altrui.
    Regolarizzare la prostituzione non significa incoraggiarla?
    Significa incoraggiarne l’emersione e creare un taglio netto tra chi svolge questo mestiere liberamente e chi viene costretto a farlo. Separando questi due mercati, sarebbe finalmente possibile punire il cliente che sceglie di andare con le prostitute che vengono sfruttate, sfruttandole a sua volta.

    Fonte: Left - Cecilia Tosi | vai alla pagina
    Argomenti: sesso, parlamento, prostituzione, lavoro, reddito, fiscalità speciale, regole, fisco, radicali al Parlamento, sfruttamento, controllo sanitario | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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