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Dichiarazione di Sergio CHIAMPARINO

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Torino (TO) (Partito: PD) 


 

«Il progetto leghista non spaventa il Pd» - Intervista

  • (18 luglio 2008) - fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli - inserita il 18 luglio 2008 da 31

    Roma-«Mi fido di tutti e di nessuno ed in politica non bisogna dare nulla per scontato» dice Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e ministro per le riforme nel governo ombra del Pd a chi gli si chiede se si fida della Lega. «Credo - aggiunge però - che tra i due partiti ci sia un interesse oggettivo a misurarsi seriamente sul federalismo. In questo sta la fiducia. Le strade tentate sinora non hanno funzionato. Bisogna tentare anche questa».
    Calderoli l’ha convinta?
    «La cosa essenziale, dal punto di vista politico, è che sembra aver messo da parte il modello lombardo - quello che partiva da quanto ogni regione si può tenere delle proprie tasse - per accettare il modello indicato dal documento delle regioni del 2007, in cui si partiva dalla garanzia dei livelli essenziali dei servizi che assicurano la cittadinanza: sanità, assistenza, scuola, trasporto pubblico. Sembrano esserci le condizioni per un confronto serio».
    È feeling con la Lega?
    «Più che feeling, parlerei di una convergenza oggettiva: la riforma federalista può essere un punto di innesco comune per modernizzare lo Stato. C’è una cosa che non si sottolinea mai: al nord, le elezioni le hanno vinte la Lega, che ha raddoppiato i voti, ed il Pd che è cresciuto ovunque. Mentre il Pdl, al nord, è in sofferenza. In fondo c’è un esercizio di rappresentanza dei due partiti che meglio hanno interpretato, sia pure in modo diverso, le parti più dinamiche del paese».
    Berlusconi sospetta che il Pd voglia inserirsi come un cuneo tra lui e la Lega.
    «Vuol dire che non ha molta fiducia nei suoi alleati. La Lega, tredici anni fa, aveva a Torino il 22 per cento. Si è ridotta al 3 a al populismo borgheziano perché non è riuscita a concretizzare nulla di progetti che sono diventati bandierine. Sa di non poter correre lo stesso rischio la seconda volta. E non è colpa nostra se sul federalismo il Pdl esita e, soprattutto, il premier cerca di mettere degli ostacoli».
    Quali? Berlusconi nega e dice che la riforma si farà.
    «Sembra uno schema consolidato: ogni qual volta c’è un accenno alla possibilità di aprire un confronto serio, arriva un pezzo di riforma della giustizia ad personam che butta tutto per aria. Sfangato più o meno dignitosamente il blocca processi con il lodo Alfano, adesso parla di immunità. Calderoli non mi sembrava felicissimo degli annunci del premier: per la loro gente, l’immunità parlamentare è la difesa della casta persino più che per i nostri elettori».
    E voi non temete che la Lega vi usi per portare il premier sul suo modello lombardo di federalismo?
    «Può anche darsi che puntino a giocare su due tavoli, ad usarci e non a caso io parlo di confronto serio. Ma a quel confronto bisogna andare senza paure, altrimenti non si fa nulla. Noi certo non ci andiamo per tattica o per mettere un bastoncino tra le ruote del governo. Se poi le strade divergessero, vorrà dire che - se riescono - il modello lombardo se lo fanno da soli. Io penso che, quando dicono che il federalismo si fa tutti assieme o non si fa, lo dicono per convinzione. Certo, detta in termini banali, è la prova del budino: bisogna arrivare ad assaggiarlo per capire se è venuto bene».
    Eppure anche il Pd appare diviso sulle riforme, sembra usarle come arma di un confronto interno sotto traccia.
    «C’è stato un momento in cui sembrava che anche su questo vi fossero opinioni diverse. Ma queste, se non sono strumentali, non sono un dramma. E ora ritrovo invece una unità d'intenti significativa a livello di gruppi parlamentari, nel partito e nel governo ombra».
    Anche lei parla del Pd del Nord. Cosa garantirà il Sud da una riforma «egoista» che allarghi la forbice in un paese già diviso?
    «Intanto, sappiamo quel che lasciamo: un sistema che ha prodotto la frattura tra Nord e Sud, il debito pubblico più alto in Europa, emigrazione interna. Sul futuro, se l’ipotesi non è quella per cui ognuno si tiene quel che ha e, se avanza qualcosa, lo da a chi ha meno ma, al contrario, garantire a tutti i servizi essenziali per tenere quel che avanza, allora il Sud potrà finalmente avere quel che in alcune parti non ha. Naturalmente con il vincolo della responsabilità finanziaria ed economica perché quel che non è accettabile è che un servizio costi in una regione il doppio delle altre».

    Fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli | vai alla pagina
    Argomenti: sindaco, pdl, pd, questione settentrionale, riforme, Lega Nord, federalismo, governo ombra, Calderoli, Chiamparino Sergio, modello lombardo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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