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Senza l'aiuto di Belgrado non avremmo catturato Karadzic. - Intervista
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(23 luglio 2008) - fonte: Il Riformista - Massimiliano Di Pasquale - inserita il 23 luglio 2008 da 31
Onorevole Bonino come ha accolto la notizia dell'arresto del latitante Karadzic?
Con grande emozione e anche sollievo visto che avviene dopo 13 anni di latitanza, un periodo molto lungo nel corso del quale c’erano state evidenti protezioni e omertà, diversi temporeggiamenti e anche pericolose derive che rischiavano di restituire la Serbia ad un non troppo lontano passato. La sua cattura non appagherà certo il dolore dei familiari delle migliaia di vittime della pulizia etnica condotta da Karadzic, ma certamente è una buona notizia per loro, per il processo democratico e di avvicinamento all’Unione europea da parte della Serbia e degli altri paesi balcanici, perla giustizia penale internazionale che - dopo la recente incriminazione del Presidente del Sudan Al Bashir e del signore della guerra congolese Jean Pierre Bemba - vede affermarsi il principio che non può esserci impunità per chi si macchia di crimini di guerra, di crimini contro l’umanità e di genocidio, e che non può esserci una pace duratura senza una giustizia imparziale.
Cosa cambia nei rapporti tra Serbia e Europa e nello scenario politico internazionale dopo la cattura del criminale di guerra serbo-bosniaco?
E' un passaggio importante perché sappiamo che il processo di adesione era, ed è, condizionato ad una reale cooperazione della Serbia con il Tribunale ad hoc per i crimini commessi nell’ex Jugoslavia, inclusa ovviamente la consegna dei ricercati che ne rappresenta l’aspetto forse più difficile e delicato. Mi sembra che la svolta sia stata impressa, dopo la composizione del nuovo governo, dal Presidente Boris Tadic che, con la cattura di Karadzic e lo spedito avvio delle procedure di estradizione all’Aja, ha voluto dare una chiaro segnale che la scelta di campo è l’Europa e non altro.
Quale dovrà essere ora la politica della UE nei confronti di Belgrado?
Non c’è dubbio che questo nuovo governo stia dando segnali significativi, come il ripristino delle normali relazioni diplomatiche con i paesi che hanno riconosciuto l’indipendenza del Kosovo e come l’arresto di ieri, che l’Unione europea non può e non deve sottovalutare. Dopo la bocciatura del Trattato di Lisbona da parte dell’Irlanda si sta affermando, viceversa, una posizione di blocco a qualsiasi ulteriore allargamento dell’Unione - incluso quello che poteva realizzarsi già nel 2010 per la Croazia, grazie anche alla collaborazione con il Tribunale dell’Aja che ha portato all’arresto di uno dei protagonisti dei crimini di guerra dell’epoca, il generale croato Ante Gotovina. Valuto preoccupante questo atteggiamento perché ai paesi dei Balcani abbiamo promesso la sponda europea e rischiamo ora, per nostri problemi interni, di deluderne profondamente le legittime aspirazioni.
Condivide l’ottimismo del ministro Frattini che ha dichiarato che la Serbia è molto più vicina alla UE o pensa che Belgrado debba compiere ulteriori passi per poter legittimamente far parte della UE?
Come ho detto, la cattura è un passo significativo perché illustra l’impegno del nuovo esecutivo di Belgrado nel chiudere i conti con il passato. Contestualmente, rappresenta una tappa importante nel processo di riavvicinamento della Serbia all’Unione europea: Milosevic e i suoi accoliti hanno potuto mettere i Balcani a ferro e fuoco proprio perché questi paesi, per ragioni storiche note a tutti, sono rimasti fuori dalla Comunità europea che aveva, e ha, tra i suoi principi fondativi "mai più guerra tra noi". Ora, per chiudere il cerchio, mancano all’appello il famigerato Ratko Mladic e l’ex leader dei serbi in Croazia Goran Hadzic.
Fonte: Il Riformista - Massimiliano Di Pasquale | vai alla pagina » Segnala errori / abusi