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Dichiarazione di Laura BIANCONI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: FI) 


 

TRATTATO LISBONA. BIANCONI(PDL):AIUTI IL PROCESSO CULTURALE VERSO LA PARITA’ DI GENERE

  • (23 luglio 2008) - fonte: CesenaLibera - inserita il 29 settembre 2008 da 818
    “La sfida alla quale oggi tutti noi siamo chiamati con l’approvazione del Trattato di Lisbona è molto importante e coinvolge numerosi aspetti della nostra vita sociale, economica ed anche culturale.” Queste le parole in Aula a Palazzo Madama della senatrice Laura Bianconi vicecapogruppo dei senatori del Pdl intervenendo nella discussione sulla ratifica del Trattato di Lisbona. ” Uno dei punti più importanti che siamo chiamati a risolvere, come ho sottolineato anche presentando un ordine del giorno - continua la senatrice - è sicuramente quello dell’occupazione femminile. I dati ormai noti ci considerano penultimi in Europa per quanto riguarda l’occupazione delle donne, dopo di noi resta solo Malta. Gli obiettivi di Lisbona - spiega la senatrice - richiedono che a livello europeo il tasso di occupazione femminile raggiunga il 60% entro il 2010. Mentre oggi è pari al 55,7%, da noi non raggiunge neanche il 46% e risulta anche molto più basso al sud (31%) o quando si parla di donne di età compresa tra i 55 e i 64 anni. L’Ue ha deciso di potenziare la dimensione di genere prevista dalla strategia di Lisbona proprio perché ha capito - precisa la senatrice del Pdl - che per garantire il rispetto della parità di trattamento in ambito lavorativo è necessaria un’ottimizzazione dei fondi così da incrementare l’occupazione femminile. Mi auguro -conclude Bianconi - che il Governo, nel rispetto delle misure dettate dall’Unione per assicurare il coordinamento delle politiche occupazionali degli Stati membri ad intraprendere azioni che prevedano la revisione delle norme che regolamentano la parità di stipendio, predisponga atti mirati ad una migliore gestione del congedo parentale, nonché misure più concrete per garantire migliori servizi di custodia dei bambini e aiuti più specifici per le persone non-autosufficienti. Strumenti che possono da un lato favorire l’accesso all’occupazione e dall’altro garantire, anche tramite la conciliazione dei tempi, la permanenza della donna nel mercato del lavoro”. Roma, 23 luglio 2008 ORDINE DEL GIORNO BIANCONI Il Senato in sede di discussione del disegno di legge recante Ratifica ed esecuzione del Trattato di Lisbona che modifica il trattato sull’Unione europea e il trattato che istituisce la Comunità europea e alcuni atti connessi, con atto finale,protocolli e dichiarazioni, fatto a Lisbona il 13 dicembre 2007, premesso che: - il Trattato di Lisbona al Titolo I, articolo 2°, comma 3, stabilisce che gli Stati membri coordinano le loro politiche economiche e occupazionali secondo le modalità previste dal trattato, la definizione delle quali è di competenza dell’Unione; - i progressi compiuti dalle donne in settori chiave della strategia di Lisbona, come l’istruzione e la ricerca, non si riflettono pienamente nella posizione delle donne nel mercato del lavoro. Il divario retributivo tra i due sessi nel nostro Paese è di circa il 15% in favore del genere maschile. Questo gap è pari ad una differenza annua salariale che oscilla tra 3.800 e 10.000 euro, e molto spesso è frutto di una sottile forma di retaggio storico che porta a considerare le donne lavoratori di serie B e non adeguatamente formate; - la disparità di trattamento non la si deve relegare solo ad una inferiore retribuzione salariale del lavoratore donna rispetto al lavoratore uomo, ma si è potuto verificare come essa abbracci vari aspetti,ad esempio,quando parliamo di donne che rientrano nel mondo del lavoro dopo essersi dedicate alla crescita dei figli. Queste donne non solo affrontano grandi difficoltà nel dover conciliare il lavoro casalingo con quello esterno, ma subiscono spesso pesanti discriminazioni e una serie di disuguaglianze strutturali come la segregazione in settori, abituali disagi nella professione e nelle modalità di lavoro così come nell’accesso all’istruzione e alla formazione Considerato che: - gli obiettivi di Lisbona richiedono che a livello europeo il tasso di occupazione femminile raggiunga il 60% entro il 2010. Mentre oggi tale tasso è pari al 55,7%, e risulta anche molto più basso, pari al 31,7%, quando si parla di donne di età compresa tra i 55 e i 64 anni. Rispetto agli uomini il tasso di disoccupazione delle donne, sempre a livello europeo, è del 9,7% rispetto a quello degli uomini che è del 7,8%. Per tutti questi motivi l’UE ha deciso di potenziare la dimensione di genere prevista dalla strategia di Lisbona. Si è capito, infatti, che per garantire il rispetto della parità di trattamento in ambito lavorativo è necessaria un’ottimizzazione dei Fondi Strutturali che possono così contribuire ad incrementare l’occupazione femminile. Altro punto importante che permette ugualmente a donne e uomini di avere risultati proficui sul lavoro è l’individuazione di tutti quei diritti connessi ai regimi fiscali e previdenziali volti a garantire una parità di rapporto retributivo. Impegna il Governo: nel rispetto delle misure dettate dall’Unione per assicurare il coordinamento delle politiche occupazionali degli Stati membri ad intraprendere azioni che prevedano la revisione delle norme che regolamentano la parità di stipendio, una migliore gestione del congedo parentale, nonché misure più concrete per garantire migliori servizi di custodia dei bambini e aiuti più specifici per le persone non-autosufficienti. Strumenti che possono da un lato favorire l’accesso all’occupazione e dall’altro garantire, anche attraverso la conciliazione, la permanenza della donna nel mercato del lavoro; ad attuare migliori e più adeguati sistemi di protezione sociale volti ad eliminare i disincentivi che dissuadono le donne dall’entrare o dal rimanere nel mercato del lavoro, consentendo l’accumulo di diritti pensionistici individuali pari a quelli degli uomini; a promuovere iniziative che possano aiutare a conciliare il lavoro con la vita famigliare, contribuendo così a creare una vera e propria economia flessibile, come previsto dal Trattato di Lisbona, che migliori nel contempo la vita delle donne e degli uomini. Questo in considerazione del fatto che essendo in modo particolare le donne a ricorrere a lavori con orari flessibili spesso sottopagati, vi è uno squilibrio tra i generi che oggi si ripercuote negativamente sulla posizione delle donne nel luogo di lavoro e sull’ammontare dello stipendio, non idoneo a garantire loro un’indipendenza economica. Roma, 23 luglio 2008
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