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Dichiarazione di Rocco BUTTIGLIONE

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC)  - Vicepres. Camera  


 

Ipotesi sul "popolo invisibile".

  • (25 luglio 2008) - fonte: Liberal - Rocco Buttiglione - inserita il 26 luglio 2008 da 31

    Ipsos ci regala una ricerca sugli orientamenti dell’elettorato cattolico nelle recenti elezioni e nel periodo immediatamente successivo. La ricerca, pur presentando qualche difetto sul quale torneremo dopo, è molto ben fatta e metodologicamente bene impostata. Offre, dunque, materiale per una seria riflessione. In primo luogo, l’Ipsos ci spiega che, in realtà, l’espressione «mondo cattolico» è assai imprecisa. Tutti gli italiani vivono nello stesso mondo e tutti sono influenzati, pur se in modi e misure diversi, dalla tradizione cristiana o dagli insegnamenti della Chiesa Cattolica. Se l’11,4 per cento degli italiani partecipa alle attività delle associazioni e dei movimenti cattolici, il 34 per cento partecipa regolarmente alla messa domenicale; un altro 40,6 per cento partecipa in modo irregolare alla liturgia della domenica ed un 12,4 si dichiara cattolico non praticante. L’87 per cento degli italiani ha dunque un legame con la Chiesa Cattolica. Solo l’11,4 per cento si dichiara non credente e l’1,6 per cento di altra religione. L’area di ascolto dell’insegnamento della Chiesa è molto più ampia di quello dei praticanti regolari. Parlare di cattolici significa in realtà parlare del popolo italiano. Se guardiamo ai temi della bioetica, vediamo che solo il 19 per cento degli italiani pensa che la legge sull’aborto vada bene così com’è. Un 20 per cento vuole restringere la possibilità di abortire o proibire del tutto l’aborto. Un 54 per cento vuole più prevenzione e più aiuto per evitare l’aborto. Sembra lecito concludere che uno sforzo per una politica volta ad offrire alle donne alternative all’aborto avrebbe il sostegno di una vasta maggioranza. Sembra che si possa anche dire che per la maggioranza degli italiani l’aborto non sia un diritto ma un disvalore morale che tuttavia non deve essere punito. Se veniamo alle questioni più politiche, il primo dato che colpisce è che con il governo Prodi l’elettorato cattolico praticante si è spostato verso Berlusconi. Si potrebbe dire che la perdita di sostegno nell’area cattolica è la vera causa della sconfitta del Partito democratico. Questo però non sarebbe del tutto vero. Uno spostamento analogo si è avuto, anche se in misura forse minore, nell’elettorato più laico. Le questioni che vengono indicate come di massimo rilievo non sono state molto diverse fra i cattolici ed i non cattolici e fra di esse non risultano i temi «eticamente sensibili». Su questo bisogna però fare due osservazioni. La prima, è che sulla lotta alla disoccupazione e sui temi economici l’elettorato non ha colto una grande differenza fra le due maggiori forze politiche. La seconda, è che una differenza significativa appare sul tema della sicurezza e dell’immigrazione. A questo tema l’elettorato cattolico pare essere molto sensibile. Qui c’è l’unico errore di metodo che mi sembra si possa rimproverare alla ricerca. Manca una domanda sulla identità cristiana della nazione italiana e sulle sue radici. E’ probabilmente questo tema, più che non quello delle questioni «eticamente sensibili», ad avere guidato le scelte degli elettori cattolici. Essi sono aperti all’accoglienza ma chiedono che l’immigrato mostri apertura e rispetto verso i valori tipici della nostra cultura. È infine interessante ciò che l’indagine dice sul tema di un partito fortemente (pur se laicamente) impegnato sul tema dei valori cristiani. Il 18 per cento degli intervistati ritiene che di un simile partito ci sia bisogno. Alcuni commentatori ritengono che questo indichi il definitivo superamento di una identità cristiana organizzata in politica. A me sembra, invece, che oggi nessun partito abbia in realtà un nocciolo duro identitario del 18 per cento, certo da ampliare ed accresce attraverso l’azione politica. Certo, l’idea di un partito di questo tipo si inscrive assai più facilmente in un sistema di coalizioni che non in un sistema bipartitico: ma dal bipartitismo l’Italia è, mi pare, ancora lontana. Ancora più interessante è il fatto che una maggioranza relativa degli intervistati individui nell’Udc il partito che con più coerenza difende o rappresenta i valori cristiani in politica. D’altro canto, l’elettorato dell’Udc è costituito in grande maggioranza da cattolici praticanti. Io credo che da questi dati sia possibile trarre qualche interessante conclusione politica. Esiste lo spazio elettorale in Italia per un partito a forte radicamento nei valori cristiani. Esiste un’area del 18-20 per cento interessata ad una simile ipotesi politica. E’ ovvio che in tale area è già insediato l’Udc, che però non riesce ad esaurirne la capacità. Questa area non coincide con quella dei cattolici praticanti, che è molto più ampia. Per di più, molti elettori che non sono cattolici praticanti favoriscono l’ipotesi della formazione di un simile partito. Tutto questo dice che l’ipotesi è una ipotesi laica non confessionale. Cristiana ma laica. Ovvero, anche laica perché cristiana. E’ ovvio che un simile partito sarebbe un partito. Oltre il nocciolo duro di coloro che vi aderiscono per un sentimento di identità, esso dovrà poi cercare di aggregare un consenso tutto politico costruito sui programmi e sugli altri elementi che possono contribuire alla sua caratterizzazione. In altre parole, un partito così può andare anche molto oltre il 20 per cento. Un partito che parte dall’Udc ma va molto oltre l’Udc. Non somiglia questo molto all’idea della Unione di Centro? Il popolo cristiano, e in particolare quella parte di esso che esprime il desiderio di un partito (laicamente) cristiano, non si sente rappresentato nella politica italiana così come essa è oggi. Non si fida del Partito Democratico, e nemmeno del Popolo delle Libertà anche se (maggioritariamente) lo vota. Questa è la sfida dell’Unione di Centro. E’ una sfida che non si vince solo con una professione di fede. Si vince con l’intelligenza di un programma in cui quel popolo si possa riconoscere. E si vince con il coraggio di una testimonianza che non tema di affrontare anche battaglie impopolari, e forse di minoranza, in nome di una idea diversa della politica come servizio alla nazione e come servizio ideale.

    Fonte: Liberal - Rocco Buttiglione | vai alla pagina
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