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Welfare, la settimana dei pasticci.
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(30 luglio 2008) - fonte: Europa - Enrico Letta - inserita il 31 luglio 2008 da 31
Tutto in una settimana: la norma anti precari, il Libro verde del ministro Sacconi, l’emendamento che modifica i criteri per la concessione dell’assegno sociale. Da alcuni giorni il sistema del welfare italiano è al centro di una frenesia normativa e politica che potrebbe ridefinirne fisionomia, obiettivi, rispondenza alle reali esigenze del paese.
Una frenesia che, pur riflettendo la legittima aspirazione riformista del governo in materia, si sta traducendo, nel metodo, in una serie di errori procedurali e in una grande confusione normativa e, nel merito, in una sostanziale schizofrenia di fondo, riscontrabile puntualmente nelle scelte dell’esecutivo a fronte delle numerose dichiarazioni di intenti.
Procediamo per ordine. Delle due norme inserite a sorpresa nel decreto legge 112 nel passaggio dalla camera al senato lo stesso governo nega la paternità, come suggerisce la presa di distanza espressa pubblicamente dai ministri Brunetta, Sacconi, Vito. Altrettanto significativa è stata, ancora prima, la posizione di Saglia, presidente della commissione lavoro della camera, che bene ha fatto a proporre di negare il parere della medesima commissione sul decreto 112, sollevando obiezioni sul metodo e sulla tempistica della discussione. Sullo sfondo, al di là dei singoli passi falsi compiuti, a risaltare è soprattutto la contraddittorietà delle due norme rispetto allo spirito generale e alle indicazioni concrete scritte nel Libro verde. Da un lato, sulla carta, l’auspicio di un ampio confronto pubblico sul futuro del nostro welfare. Dall’altro, nei fatti, il duplice blitz parlamentare su capitoli cruciali delle politiche sociali come il contrasto alla precarietà e la lotta alla povertà.
Obiettivi, questi ultimi, giustamente elevati al rango di priorità generali nel Libro verde, che tuttavia non sono stati preventivamente discussi con le parti sociali e che soprattutto non trovano alcuna risposta nei provvedimenti contenuti nella manovra disegnata dal maxiemendamento. Al contrario, come ben argomentato in questi giorni, la norma sul reintegro dei lavoratori rischia, attraverso l’abolizione delle sanzioni a carico dei datori di lavoro inadempienti, di acuire la percezione di precarietà di vita e di lavoro avvertita da milioni di donne e uomini, soprattutto giovani, sostanzialmente esclusi da quel sistema di garanzie di cui beneficiano i lavoratori stabili. Allo stesso modo, l’emendamento che taglia e snatura l’istituto degli assegni sociali, rivoluziona lo spirito, oltreché l’attuazione, dell’unico strumento concreto di cui oggi disponiamo per alleviare il disagio di oltre un milione di poveri presenti nel paese.
In entrambi i casi, dunque, il pericolo è semplicemente quello di aggravare l’emergenza, con ripercussioni facilmente intuibili in termini di sfiducia o conflittualità sociale. Occorre evidentemente azzerare tutto, e alle aperture apprezzabili giunte ieri dal governo devono ora seguire i fatti. Sul reintegro dei lavoratori a tempo determinato, al senato la maggioranza può e deve ritirare un emendamento sconfessato dallo stesso governo che sostiene. Quanto all’assegno sociale, si dia attuazione all’ordine del giorno presentato da Margherita Miotto del Pd, e approvato alla camera, che impegna il governo a modificare una norma che colpisce i più deboli, vale a dire centinaia di migliaia di persone prive di reddito.
Per tutto il resto torniamo a venerdì scorso, torniamo al metodo suggerito dal Libro verde per un’ampia consultazione pubblica in materia di welfare e politiche sociali. Il Partito democratico è disponibile al confronto. Siamo pronti a discutere apertamente di regolamentazione del lavoro, contrasto a vecchie e nuove povertà, politiche per la famiglia e la natalità. E vogliamo contribuire al dibattito con le nostre proposte, i nostri contenuti, le nostre analisi. Perché il paese ha bisogno di un nuovo welfare che concili flessibilità e sicurezze, di una ridefinizione della spesa pubblica modulata sulle esigenze di una società in grande trasformazione. E una riforma del genere si fa non in una settimana ma con il concorso di tutti. Non si fa attraverso espedienti parlamentari ma in nome dell’interesse generale.
Fonte: Europa - Enrico Letta | vai alla pagina » Segnala errori / abusi