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Dichiarazione di Giovanna MELANDRI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

Rai, no ai baratti.

  • (30 luglio 2008) - fonte: Europa - Giovanna Melandri - inserita il 31 luglio 2008 da 31

    Flashback: Silvio Berlusconi nel suo discorso alla camera il giorno dell’insediamento del governo in cerca di fiducia parla a tutto campo; si rivolge all’opposizione prefigurando una legislatura costituente, un dialogo civile tra maggioranza e minoranza. Assicura che non ci sarà mai il rifiuto pregiudiziale ai contributi costruttivi dell’opposizione. Queste parole non sono state pronunciate un decennio, ma solo qualche mese fa. Fotografia dei giorni nostri: a queste belle parole sono seguiti comportamenti e forzature parlamentari di segno invariabilmente opposto. Il decreto sugli immigrati, le controriforme economiche e sociali fatte a colpi di fiducia, l’emendamento salva- Rete 4 poi ritirato, il lodo Alfano e, come costante rumore di sottofondo, la scelta di paralizzare i lavori della commissione di vigilanza sulla Rai impedendo la nomina dei suoi vertici. Non è bastato neanche il gesto pubblico ed eclatante dei radicali – che personalmente e politicamente sostengo – per dissuadere la maggioranza dell’inaccettabile protrarsi di questo stallo a cui ci sta costringendo. E maldestra ed irricevibile è la proposta del Pdl di chiudere in un unico accordo politico la nomina del presidente della commissione e la designazione dei vertici della Rai. Due questioni che non possono e non debbono essere confuse. La Commissione di vigilanza è stata per anni uno dei terreni protetti e riparati dallo scontro politico tout court, proprio in virtù del ruolo di garanzia che spetta alle opposizioni nelle democrazie avanzate. Ancor più lo è nel nostro tempo e nel nostro caso, in un sistema politico debolmente bipolare segnato dall’ombra lunga del conflitto di interessi. Il Partito democratico ha avuto, in questa vicenda, un ruolo chiaro ed un comportamento trasparente e leale. Sin dall’inizio, il Pd ha appoggiato la candidatura, condivisa da tutte le opposizioni, di Leoluca Orlando, riconoscendosi nel suo potenziale ruolo di garante. È arrivato il momento che il Pdl la smetta di lanciare il pallone in tribuna e interrompa questo gioco di tatticismi per togliere le istituzione dalla paralisi e ridare centralità e serenità al confronto democratico. Tanto più questi giochi risultano inaccettabili se guardiamo allo stato di profonda crisi in cui versa oggi l’azienda pubblica radiotelevisiva. Non possiamo consentire che intorno alla vita della la Rai si istituzionalizzi una deprimente ed inaccettabile logica del baratto. Se, come tutti ci ricordano, la creazione e distribuzione di contenuti audiovisivi è centrale nelle democrazie moderne e fondamentale per la definizione di processi di crescita economica e sociale, è compito di istituzioni degne di una democrazia matura fare della televisione e in particolare della televisione pubblica un luogo di seria autorappresentazione del paese e di crescita dell’intera collettività. La battaglia per la riforma strutturale della Rai, così come quella per garantire la sua piena autonomia a partire da un diverso sistema di governance rispetto alla farraginosità della legge Gasparri, è un punto nevralgico. Viene da chiedersi, in effetti, in quale democrazia matura, il consiglio di amministrazione dell’azienda pubblica radiotelevisiva diventi campo di battaglia tra maggioranza e opposizione. Già da tempo il Pd ha avuto modo di avanzare la sua proposta in materia. Proposta che tende ad una seria modernizzazione dell’azienda che la renda più governabile, più competitiva e più autonoma. Ciò non può che avvenire mediante una sua ridefinizione strutturale e mediante una modifica del meccanismo di nomina del cda e l’introduzione di una figura forte di governo (come potrebbe essere quella di un amministratore unico). Queste riforme ridarebbero ai vertici dell’azienda la possibilità di tornare ad essere espressione del pluralismo culturale del paese e non più conseguenza della lottizzazione partitica come è stato fino ad ora. Abbiamo l’occasione per far cessare l’ennesima anomalia italiana. E, malgrado il desiderio del Pdl di cementare ogni giorno di più le fondamente giuridiche della legalizzazione del conflitto d’interessi, dobbiamo farla cessare. Il Pd sulla Rai darà battaglia fino in fondo per operare una necessaria discontinuità con il passato e sarà disponibile, libero da pregiudizi ideologici, ad un confronto serio e costruttivo su quale assetto dare alla Rai. Noi siamo pronti, e ci auguriamo che l’annuncio del senatore Butti nel senso di un superamento della legge Gasparri, fatto qualche giorno fa, costituisca non già un espediente tecnico ma uno spiraglio reale affinché da settembre si possa rimettere mano ad un serio lavoro di ristrutturazione della Rai. Intanto, però, si risolva la questione del presidente della Vigilanza senza scuse e manfrine e la maggioranza si assuma le sue responsabilità rispettando la prassi parlamentare ed eleggendo finalmente il presidente indicato dalla opposizione.

    Fonte: Europa - Giovanna Melandri | vai alla pagina
    Argomenti: televisioni, pd, Rai, legge Gasparri, Retequattro, commissione di vigilanza | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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