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"Quel monito è proprio per Silvio basta con veline e calciatori" - INTERVISTA
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(08 settembre 2008) - fonte: La Repubblica - Claudio Tito - inserita il 08 settembre 2008 da 31
"Certo che mi sono sentito chiamato in causa. Proprio come ogni cattolico che va a messa e si sente tirare le orecchie dal suo parroco". Pier Ferdinando Casini non nasconde di aver ascoltato le parole di Benedetto XVI "in modo particolare": un richiamo che ha investito anche la sfera "personale". Per il leader dell'Udc, però, l'ammonimento del Pontefice riguarda tutti e tutti gli schieramenti, dal Pd al Pdl di Silvio Berlusconi. Allora ricorda al premier di non poter essere "al di sopra" del richiamo papale e poi punta l'indice contro la televisione. Contro chi propaganda la "società delle veline e dei calciatori". "Bisognerebbe - dice - guardare meno la televisione e fare più volontariato".
Cosa ne pensa del discorso del Pontefice a Cagliari?
"Intanto credo che il richiamo del Papa sia ineccepibile. Chi riteneva che la Chiesa dovesse essere confinata in un ruolo testimoniale, ora dovrà meditare sulle parole del Pontefice. La Chiesa è una risorsa per la società, un elemento fondamentale".
Però Benedetto XVI sembra bacchettare proprio i cattolici impegnati in politica come lei. Tanto da invocarne una nuova generazione.
"So bene che nel Dopoguerra c'è stata una generazione di cattolici - penso a De Gasperi, Fanfani, Moro, Andreotti - capace di impregnare la prima fase della Repubblica a cominciare dalla definizione della Costituzione. E so bene che oggi, al contrario, si avverte un deficit di rappresentanza".
Un deficit che tocca anche lei?
"Chi non si sente chiamato in causa, forse non capisce. Ciascuno poi cerca di dare il proprio contributo. Io difendo un partito che si poggia sui principi richiamati da Sua Santità".
Una riflessione che riguarda solo la politica o anche la sfera personale?
"Chi è senza peccato scagli prima pietra. E chi è abituato a farlo evidentemente ha poca dimestichezza con il nostro mondo. Certo, a partire dal tema dei divorziati, ciascun credente è chiamato a interrogarsi profondamente. Altri, invece, non si pongono il problema. Ma nell'appello del Pontefice c'è dell'altro".
Ossia?
"Ci fa capire che la politica non è solo pragmatismo, non è solo selezione della classe dirigente attraverso la cooptazione del capo. Non è la spartizione dei posti negli studi notarili: l'esigenza che pone il Santo Padre è di far avanzare una generazione nuova che si costruisca sulla idealità e sui principi".
Un modo per dire che anche Berlusconi non si può considerare immune? Eppure il Cavaliere da tempo dice che i cattolici li rappresenta lui.
"Se è per questo, allora mi dica: chi non rappresenta Berlusconi? Se parlassimo dei musulmani, direbbe esattamente la stessa cosa. Ma a parte le battute, il deficit di rappresentanza esiste, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di questo richiamo. Nessuno può pensare di essere al di sopra delle parole di Benedetto XVI".
Qualcuno ha letto come una stoccata al Cavaliere anche l'invito a non farsi affascinare da chi è ricco e famoso.
"In effetti quel che conta è l'essere e non l'apparire. Ma la società di oggi idolatra veline e calciatori perché siamo tutti schiavi di un consumismo che mercifica ogni riferimento. Penso che i nostri figli dovrebbero guardare meno la televisione e frequentare di più certe straordinarie esperienze di volontariato e di assistenza ai disabili. Ma forse questo vale per tutti noi. Le veline e i calciatori non sono dei miti, ma dei finti modelli".
Per recepire l'intervento del Pontefice, bisognerebbe tornare all'unità politica dei cattolici?
"Quella è morta e sepolta da tempo. E la Chiesa non ha mai contato tanto come in questa fase, proprio perché interloquisce con tutti. Però è vero che un'azione congiunta su alcuni temi specifici - come sulla fecondazione assistita - ci dovrebbe essere".
In che senso?
"Su alcune battaglie, sulla "fine vita" che io non chiamo testamento biologico, sui temi etici insomma, i cattolici devono uscire dall'infantilismo politico. Al di là degli schieramenti in cui sono eletti, bisogna cercare una trasversalità. Va recuperata la difesa dei valori. Questo è un grande disegno cui l'Udc sta lavorando da tempo".
E vorrebbe coinvolgere anche i cattolici del Pd?
"Certo, mica sono dei credenti di serie B. Le grandi questioni etiche riguardano tutti e forse in Italia ce ne accorgiamo solo adesso. Se andiamo negli Usa vediamo come tra Obama e McCain la sfida sui valori etici sia centrale. Dunque smettiamola di avere complessi di inferiorità verso un certo mondo laicista che vorrebbe confinare i cattolici in "riserve di caccia". È ora che anche chi sta all'avanguardia nel centrosinistra si dia una mossa".
Fonte: La Repubblica - Claudio Tito | vai alla pagina » Segnala errori / abusi
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Inserito il 08 settembre 2008 da 31
Casini il testamento biologico lo vorrebbe chiamare "il fine vita". Mi pare esageratamente semplificativo. Il "fine vita" c'è per tutti, on. Casini, volenti o nolenti. Il testamento biologico invece no, mentre dovrebbe essere un diritto di chiunque voglia determinare il proprio far fronte alla morte. In un epoca di accanimenti di tutti i tipi, sia consentito ad una persona almeno questo. E per favore! Si usino le parole giuste. Nessuno si sogna di chiamare "fine vita" o "game over" la propria morte.
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