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Dichiarazione di Gianfranco ROTONDI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Attuazione del programma (Partito: PdL) 


 

«Senza l'anima democristiana il Pdl va a destra»

  • (14 settembre 2008) - fonte: Il Gazzettino - Mauro Giacon - inserita il 14 settembre 2008 da 31

    Padova - La Dc è morta ma il "sentimento democristiano" no. E di quello ha bisogno il Popolo della libertà, perchè altrimenti rischia di andare fuori rotta, fuori anche dal Partito popolare europeo, e diventare un partito di destra. Dunque per salvarlo sono qui loro. Il ministro per l'Attuazione del programma di governo, e boss della Democrazia cristiana per le autonomie, Gianfranco Rotondi e il suo referente regionale Settimo Gottardo che ieri hanno chiamato alcuni "amici" a confrontarsi a Padova sul "Cantiere Pdl". C'erano gli onorevoli Francesco De Luca e Mauro Fabris, c'era il presidente della commissione Statuto della Regione, Francesco Piccolo, quello della Provincia di Padova, Casarin, e un vecchio "doge" della politica, Carlo Bernini, insieme al consigliere regionale della Lega, Maurizio Conte.

    Il quadro che ne è uscito è che come nella migliore tradizione Dc si può contare anche con lo 0.8 per cento (trecentomila voti). «Berlusconi ci dirà che ha molti più democristiani di noi - ha detto Rotondi - ma noi scommettiamo sul Pdl, ci entriamo contando per quello che contiamo ma siamo "per le autonomie", un principio culturale che era già di don Sturzo che riteneva l'ente locale il luogo politico più importante del parlamento. E qui siamo con la Lega». Ma in quale acquario nuota la Dc di Rotondi? In quello dove c'è chi, come Vittorio Casarin, non ha mai dimenticato che per vincere ci vogliono due ingredienti fondamentali, partito strutturato e contatto col territorio, guarda caso tutto quello che oggi lui invidia alla Lega alla quale tende la mano. «Se andiamo insieme al primo turno alle prossime elezioni non ce ne sarà per nessuno». Ma Conte non ci sente. Omaggia chi lo ha invitato: «Anche la Lega può essere definita una costola della Dc», ma resta distante: «Non ci uniremo al Pdl perchè vogliamo poter scegliere i nostri candidati, invece di averli imposti dall'alto. E poi meglio i nostri sindaci che sanno fare politica amministrando, come Tosi o Bitonci, rispetto a quello che vedo in giro. E gli autoproclamati del Pdl veneto? È devastante per voi, per noi è una fortuna».

    Su questo fronte anche Bernini non si fa pregare: «Un partito regionale? Ve lo immagine Berlusconi che rinuncia a presentarsi nel Veneto? Vuol dire essere rimasti indietro. Meglio che gli autoconvocati lavorino per il nuovo partito». Però anche fra i democristiani c'è qualcosa da mettere a posto se Fabris e Piccolo lanciano un appello all'unità disegnando anche la strada: «Diciamo agli amici dell'Udc di fare una lista unica con noi dentro il Ppe, questa è la strada». Gottardo chiarisce che «la Dc è indispensabile al Pdl per trasformarlo in un partito che possa entrare nel Ppe europeo. Diversamente, senza i moderati e i cattolici il Pdl si consegnerà alla destra». Rotondi infine conferma l'alleanza esclusiva con la Lega, punzecchiando però Conte: «Ora che abbiamo il federalismo si chiude la questione settentrionale». Di conseguenza: «È ora che allarghiate le alleanze, dedicandovi di più al continente, potrà essere utile in Umbria, in Toscana e nelle Marche».

    Fonte: Il Gazzettino - Mauro Giacon | vai alla pagina
    Argomenti: attività politica, udc, cattolici, pdl, questione settentrionale, veneto, lega, ministro Attuazione del programma | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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