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Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Ministro Difesa (Partito: PdL)
«Sono pronto a discutere ma Caserta non è Kabul» - INTERVISTA
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(22 settembre 2008) - fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli - inserita il 22 settembre 2008 da 31
Si dice «pronto a discutere», assicura che se il Viminale chiederà aiuto per allestire posti di blocco lo avrà, ma il ministro della Difesa Ignazio La Russa tira il freno a mano sull’utilizzo dei militari e pone condizioni. L’Esercito va impiegato con cautela e, soprattutto, vanno evitati paragoni impropri: «Caserta non è Kabul».
Se Maroni le chiederà i militari per combattere la camorra cosa risponderà?
«Ne parleremo. Ne stanno discutendo i nostri uffici. Siamo disponibili a fare dei posti di blocco. Venti, trenta, quaranta, decideremo quanti. Se ci sarà bisogno i militari lo faranno. Sicuramente sarà utile».
Ma il ministro dell’Interno chiede uomini sul campo.
«Per ora si è deciso di inviare quattrocento uomini, centosessanta sono carabinieri già in servizio al Viminale. Non si è discusso invece se incrementare il contingente già schierato: mille militari nelle pattuglie miste e duemila nei luoghi sensibili. E la coperta è corta: tremila uomini non sono molti, non si possono togliere da Milano o Roma. Eventualmente, si tratterebbe di incrementare il numero. Eventualmente, ne parleremo».
Quanti «eventualmente»... Frena?
«No, ma dico calma e sangue freddo. Nessuno più di me è felice che la mia idea di impiegare i militari, in via emergenziale e per far capire che questo governo vuol davvero far rispettare l’ordine, abbia avuto successo. Ma non esageriamo. Non può essere la panacea. Come ho sempre detto che i militari non potessero far paura, allo stesso modo temo che si invochi l’Esercito ad ogni problema irrisolto».
Maroni, convinto che la sparatoria di Castelvolturno sia degna degli scenari afghani, propone l’impiego di militari attrezzati a combattere il terrorismo.
«È un ragionamento divulgativo. Ma le ragioni dell’impiego delle forze armate risiedono in un problema di organico. Non dobbiamo aver paura di dire la verità. Se le forze dell’ordine disponessero di un organico adeguato, non ci sarebbe bisogno dell’Esercito se non in casi di eccezionale emergenza. E comunque le nostre forze dell’ordine sono assolutamente attrezzate per contrastare la criminalità».
Insisto, Maroni parla di un intervento specializzato da stato di guerra.
«Capisco il senso di quel che dice Maroni. Ma le differenze tra l’impiego dei militari in Afghanistan e il problema di ordine pubblico nel Casertano sono fortissime. Caserta non è Kabul: lì abbiamo a che fare con una criminalità che delinque e regola conti al suo interno, a Kabul i terroristi sono in guerra con l’Esercito. Con Maroni sono d’accordo su un punto: vogliamo riconquistare il controllo di quel territorio. Ma non c’è bisogno di un improponibile paragone con l’Afghanistan: l’assimilazione renderebbe sbagliata la risposta».
Perché?
«La lotta alla criminalità organizzata non è un problema militare ma di ordine pubblico e, ancor prima e soprattutto, di intelligence e di intervento sociale».
Non vede i suoi soldati ingaggiare conflitti a fuoco coi camorristi?
«Non è il loro compito e non credo l’Italia sia a questo punto: non ci sono un fronte e un nemico dall’altra parte. Penso che la criminalità organizzata capisca bene che se lo Stato ci mette la volontà politica e l’impegno, vivrà tempi duri e dovrà fare passi indietro. Dopo di che, ci sono tremila uomini già dislocati e alcuni sono a Napoli. Se ci fosse l’esigenza di utilizzare la forza giusta, i militari, come le forze dell’ordine, possono farlo».
Invocare l’Esercito è l’ammissione di una sconfitta?
«No. L’Esercito non è estraneo alle istituzioni e le istituzioni si avvalgono di tutti i mezzi a disposizione. La vera resa sarebbe rinunciare ad imporre la legge. Ma la regola rimane che questi problemi vanno risolti dalle forze dell’ordine. I soldati sono pronti a dire obbedisco e a dare una mano. Ma la loro funzione tipica è la tutela dei confini della patria e della sua sicurezza al di fuori di essi».
Nega dunque forze aggiuntive?
«Ho già detto dei posti di blocco, discuteremo di altro se sarà necessario. Ma questo non può essere l’alibi per non rafforzare gli organici e l’addestramento di carabinieri e polizia. Deve essere una eccezionalità. Se invece si vuole cambiare tutto il modulo, dovremo parlarne non in modo estemporaneo. E ancora, se i militari vanno a sostituire le forze dell’ordine, voglio la certezza che quelle forze dell’ordine siano impiegate a contrastare il problema e non in altri compiti. E comunque, sia chiaro che non intendo rinunciare alla vera novità che ho introdotto: non la sostituzione delle forze dell’ordine coi militari ma le pattuglie a piedi, quelle che danno sicurezza ai cittadini e che tra i cittadini hanno avuto tanto successo. Un eventuale incremento dei numeri deve esser volto ad estendere questa novità, oggi concentrata nelle grandi città. Se ho questa garanzia, sono pronto a discutere tutto».
Fonte: Il Mattino - Teresa Bartoli | vai alla pagina » Segnala errori / abusi