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Dichiarazione di Rita BERNARDINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD)  - Assessore Provincia Avellino (Partito: Radicali italiani) 


 

"Chiamati per numero come i deportati" i radicali denunciano il campo-lager in Sicilia.

  • (24 settembre 2008) - fonte: Repubblica - Alberto Custodero - inserita il 24 settembre 2008 da 31

    La numero 5726 è una donna eritrea incinta. Suo marito è il signor 5725. La numero 6285, invece, è una bimba nigeriana cardiopatica. I 6024, 6025 e 6026 sono tre fratellini somali. Sono gli «uomini-numero» (come li chiama la deputata radicale Rita Bernardini), ammucchiati uno sull’altro nel campo dei richiedenti asilo di Cassibile, in provincia di Siracusa. Per la Bernardini, «là, in quella struttura da 200 posti, circondata da una gabbia di sbarre altissime che si presenta come un vero carcere, presidiata da militari armati di mitra, sono stipati quasi 400 profughi». Nel giorno in cui il ministro Maroni annuncia la costruzione di 10 nuovi centri di identificazione e espulsione, i radicali presentano una interrogazione parlamentare per denunciare lo scandalo dei «dannati di Cassibile». «Il sistema numerico usato per identificare donne, uomini e anche bambini - aggiunge Bernardini - non può non richiamare alla memoria i numeri tatuati sulle braccia agli internati nei campi di concentramento nazisti. E una situazione inidonea ad ospitare esseri umani». In quel "Centro di accoglienza richiedenti asilo" (Cara), gestito dalla cattolica Alma Mater, sono ospitati profughi provenienti da mezza Africa. Al campo di Cassibile ci sono arrivati dopo una drammatica odissea in balia dei trafficanti di esseri umani: prima attraverso il Sahara sulle «carrette del deserto», poi, dalla Libia, imbarcati sulle «carrette del mare» fino a Lampedusa o a Porto Palo. «Una volta ospitati al campo richiedenti asilo, però - dichiara l’ex segretaria dei radicali, che non è riuscita ad avere copia della convenzione fra Alma Mater e la prefettura di Siracusa nonostante due richieste - a quei profughi sono stati negati i più elementari diritti umani». Spiega Bernardini: «I documenti confermano in modo inequivocabile che i richiedenti asilo sono sottoposti ad una inquietante ed esclusiva schedatura numerica che toglie loro ogni dignità. Anche peri minori si utilizza il sistema della chiamata con il numero che portano addosso. E tutto il personale si rivolge ai richiedenti asilo chiedendo loro di mostrare il numero di identificazione. Ma il cahier des doléances dei radicali continua. «Tranne una piccola minoranza - spiega l’ex segretaria dei Radicali - i dannati di Cassibile sono a tutti gli effetti dei reclusi che si trovano rinchiusi all’Alma Mater da 10, 20 e in alcuni casi da 35 e fino a 50 giorni, senza aver avuto una carta che certifichi la formalizzazione della loro domanda di asilo e senza alcuna possibilità di uscire dal centro durante il giorno. In mezzo a sporcizia, con bagni quasi impraticabili, in mancanza di igiene e delle norme di sicurezza, non è garantita la minima privacy ai 22 nuclei familiari presenti». Una buona percentuale di «ospiti» (prosegue la relazione), non dispone di un letto ed è costretta a dormire per terra. «La situazione delle camerate - racconta Bernardini - è allarmante: gli stanzoni di circa 15 metri per venti ospitano circa 50 letti a castello a due piani con spazi ridottissimi fra un letto e l’altro». Una nigeriana all’ottavo mese di gravidanza dorme nella parte superiore di uno di quei letti a castello. Il tutto, conclude la deputata «senza alcuna possibilità di privacy se non quella assicurata attorno al letto inferiore da lugubri sacchi di immondizia che pendono dal letto superiore».

    Fonte: Repubblica - Alberto Custodero | vai alla pagina
    Argomenti: diritti umani, radicali al Parlamento, Libia, profughi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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