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Dichiarazione di Sergio Gaetano COFFERATI
Alla data della dichiarazione: Sindaco Comune Bologna (BO) (Partito: DS)
«Le primarie vanno fatte, anche per il voto europeo» - INTERVISTA
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(27 settembre 2008) - fonte: l'Unità - Andrea Bonzi - inserita il 27 settembre 2008 da 31
Primarie, sempre e comunque. Anche per i candidati alle Europee. Mentre si appresta a tornare nei Quartieri per illustrare quanto fatto dalla sua amministrazione, il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, manda un messaggio al Pd: non si ripeta «l’errore» delle ultime politiche, quando saltò la consultazione dell’elettorato per scegliere i candidati al Parlamento. Anche perché, essendo già previste nel Pd le primarie per i candidati ad amministrare Comuni e Province, nel 2009, si rischia di votare nello stesso election day «per candidati che hanno metodi di legittimazione diversi». E gli elettori potrebbero non capire.
Sindaco Cofferati, il 30 settembre lei torna nei Quartieri con una serie di incontri. L’aveva già fatto nel 2003, ma il clima è cambiato.
«Questa volta non sarà un giro, ma una serie di incontri. E non è campagna elettorale».
Allora cos’è?
«Ci eravamo presi l’impegno di fornire ai cittadini gli elementi di valutazione sul nostro operato, quando saremo stati in grado di avere un quadro sufficiente. Diremo quello che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che faremo fino alla fine della consiliatura. Non c’è niente che parla del dopo. I dati saranno raccolti sul sito del Comune e saranno aggiornati ogni tre mesi: ogni cittadino potrà sapere cosa accade a Bologna in tempo reale».
Il segretario regionale del Pd, Salvatore Caronna, ha detto di non considerare scontata la vittoria a Bologna nel 2009.
«Non è questo il momento per fare il punto. Poco prima della campagna elettorale, quando avremo il quadro dei potenziali elettori, delle idee e delle proposte che siamo stati in grado di mettere in circolo, potremo valutare i problemi aperti, le difficoltà che rimangono».
Primarie. Sotto le Due Torri si è acceso il dibattito. L’impressione è che, però, più se ne parla e più si allontanano.
«Le primarie sono uno strumento utile. Poi ci sono delle regole, delle firme da raccogliere. Quello che posso fare, cioè firmare per il mio eventuale avversario, ho già detto di essere disponibile a farlo. Però le primarie non devono essere usate per predeterminare impegni successivi».
Sarebbe a dire?
«Dice bene il mio amico Luciano Vandelli: “Le primarie non siano il modo per mettere il cappello sulla sedia da assessore”. Non devono servire neanche a fare correnti, sostituendosi al dibattito congressuale. Se restano nel loro alveo non verranno interpretate come elemento di divisione: più le porti fuori, più il rischio c’è».
Si parla anche di primarie di coalizione.
«In quel caso, è bene che tutti i partecipanti abbiano la stessa fonte di legittimazione: non sta in piedi che, da un lato, ci sia un candidato di un partito scelto dalle primarie e, dall’altro, individuato dal gruppo dirigente del corrispondente partito».
Insomma, la consultazione è utile sempre e comunque?
«Lo dico da tempo. Ho trovato un errore grave che non si siano fatte alle politiche. Sono stato il solo a dirlo allora, e mi pare di restare il solo a sostenere questa consultazione anche per le elezioni europee. Se si va a votare nello stesso giorno, rischi di avere dei candidati alle amministrativi positivamente coinvolti nelle dinamiche delle primarie, affiancati a candidati alle europee scelti non si sa bene come».
Il Pd litiga con i suoi amministratori in diverse parti d’Italia. A Bologna questo non accade, anzi c’è l’impressione che sia il sindaco a dare la linea al partito. È d’accordo?
«Qui fino ad oggi c’è stato un rapporto efficace: le istituzioni sono sempre state coinvolte dal partito e quest’ultimo è servito a volte da stimolo per le istituzioni. Io sono stato facilitato paradossalmente dalla semplificazione della giunta. Da quando i Verdi e il Prc sono usciti, l’approfondimento dei temi è stato meno contrastato».
Vuol dire che la pace con il Pd ha avuto come prezzo da pagare la perdita di una parte della coalizione? «Lo ribadisco: se ne sono andati loro, non ho cacciato nessuno. Io ho solo mantenuto la barra dritta su temi come legalità e sicurezza. Nella prima verifica elettorale dopo la loro non condivisione non hanno raggiunto il quorum, non solo a livello nazionale, ma a Bologna».
Nel 2009 il Prc non la appoggerà. Successe anche nel ‘99, e la destra vinse.
«Allora c’era una profonda rottura del sentimento dei cittadini verso le forze politiche che li governavano. Al primo turno, la candidata aveva 7 punti di vantaggio sull’avversario. Rifondazione aveva il 5,4%. In due settimane questo delta si è azzerato e addirittura Guazzaloca è passato davanti. Cosa è successo? Non è il tema di oggi, ne riparleremo dopo le elezioni».
Fonte: l'Unità - Andrea Bonzi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi