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Dichiarazione di Claudio SCAJOLA

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Sviluppo economico (Partito: PdL) 


 

«Nessun derby Roma-Milano. Per Alitalia meglio un modello a rete» - INTERVISTA

  • (29 settembre 2008) - fonte: Il Messaggero - Barbara Corrao - inserita il 29 settembre 2008 da 31

    «Sbagliato anteporre l’interesse di un aeroporto a quello di una compagnia»

    ROMA Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo, boccia il duello Roma-Milano. Per la nuova Alitalia, meglio puntare su un modello “a rete” che eviti legami troppo stretti tra la compagnia e un singolo aeroporto. Lo spiega in questa intervista al Messaggero nella quale invita la politica, dopo le ultime uscite di Lega e An, a fare un passo indietro e a lasciare libera Cai di fare le sue scelte. Non teme il verdetto europeo vista la «forte discontinuità» tra l’Alitalia prima e dopo la cura. E dà i voti a tutti i protagonisti della lunga battaglia che dovrebbe concludersi oggi con l’ultimo sì degli assistenti di volo.
    Dopo l'accordo con Cgil e piloti, per il futuro di Alitalia diventa decisiva la scelta del partner estero. Lufthansa o Air France: quale preferisce?
    «Si tratta di una scelta squisitamente industriale, che deve rispondere a criteri industriali e non politico-territoriali. L’obiettivo è garantire la massima penetrazione sui mercati mondiali col maggior numero di rotte possibili in aree strategiche. Per questo, come ha ribadito Berlusconi, la scelta è di Cai. Da un punto di vista generale, sia Air France che Lufthansa hanno vantaggi e svantaggi: Air France, per esempio, è gia partner di Alitalia in Skyteam, mentre Lufthansa ha un’organizzazione a rete omogenea a quella della nuova Alitalia. Ma, ripeto, la scelta e di competenza di Cai».
    Sebbene la scelta sia di competenza della Cai, finisce per mettere in competizione Roma e Milano. Può Roma sopportare un ridimensionamento di Fiumicino? E può Milano reggere un ridimensionamento di Malpensa proprio mentre sta per entrare nel vivo l'Expo 2015? Come si esce dal dilemma?
    «E’ sbagliato fare dipendere il futuro degli aeroporti dal futuro di una sola compagnia, specialmente in un mercato di trasporto che si liberalizza. Tutti i territori e gli aeroporti possono avere legittime aspettative, ma sarebbe sbagliato legarsi ad un singolo vettore pur importante come Alitalia. Altrimenti si finisce per anteporre l’interesse di un aeroporto a quello della compagnia, come è successo infatti ad Alitalia in passato contribuendo a causarne le difficoltà. Per questo, la nuova Alitalia deve essere libera di scegliere come svilupparsi secondo il proprio disegno industriale senza troppe pressioni politico-territoriali-sindacali ».
    Le forze politiche e il sindacato sono divisi sulla scelta del partner. E anche all'interno del governo emergono opinioni diverse, come quelle manifestate da Lega e An. Non rischia di essere un elemento di frattura?
    «Non credo, al di là di legittime aspettative che tutti possono nutrire, è chiaro che occorre affidarsi al disegno industriale di Cai. Non riconoscerlo significherebbe fare un passo indietro e tornare alle logiche non certo di impresa che hanno portato la vecchia Alitalia al disastro».
    Sull'operazione Cai-Alitalia rimangono comunque due incognite: il verdetto della Ue e quello dell'Antitrust. Il presidente Catricalà ha chiesto un modifica della deroga accordata a Cai, proponendo di introdurre un limite temporale al 30 giugno 2009. Il governo accoglierà la proposta?Cosa si aspetta da Bruxelles?
    «La richiesta dell’Antitrust sarà attentamente valutata in sede di conversione del decreto legge Alitalia. Sul fronte europeo, non mi pare ci siano preoccupazioni tenendo conto della fortissima discontinuità tra la vecchia e la nuova Alitalia. Siamo davanti ad una nuova compagnia, che nasce tra partner privati, senza azionisti pubblici, che fonde asset di Alitalia e AirOne, che avrà una nuova licenza di volo e nuovi contratti di lavoro».
    La "battaglia" sul salvataggio di Alitalia si è sostanzialmente conclusa: il ruolo negoziale di Gianni Letta, la posizione rigida della Cgil. Come valuta il ruolo dei protagonisti e più in generale l'esito finale della vicenda?
    «Va dato merito prima di tutto al presidente Berlusconi di aver creduto ad una soluzione di mercato nazionale, a Gianni Letta di aver condotto la vicenda con sangue freddo, fermezza e in continuo collegamento col premier. Ai ministri che hanno gestito le trattative, senza mai chiudere le porte ad alcuno, al commissario Fantozzi per la competenza dimostrata. Al Pd, almeno a parti di esso, che era partito con la logica dello sfascio, e che poi però ha fatto una rapida retromarcia quando ha capito che anche i suoi elettori volevano il salvataggio di Alitalia. Ai sindacati, che chi prima e chi dopo, si sono mossi con responsabilità e realismo, specie quando si è capito che davvero questa volta lo Stato Pantalone non sarebbe intervenuto e che si sarebbero sospese le licenze mandando a casa 20 mila lavoratori. Non ci sarebbe stato più tempo né ragione per alcune retoriche sindacali e ostruzionismi che hanno caratterizzato in passato le trattative della compagnia di bandiera. Insomma, promuoverei tutti i protagonisti, magari dopo un esame di riparazione per qualcuno».

    Fonte: Il Messaggero - Barbara Corrao | vai alla pagina
    Argomenti: alitalia, malpensa, airfrance, Expo 2015, unione europea, sindacato, AirOne, fiumicino, Cgil, Cai, ministro sviluppo economico | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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