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L’antiberlusconismo non ci fa vincere. E se Tonini evita di attaccare Prodi è meglio. - INTERVISTA
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(30 settembre 2008) - fonte: Corriere della Sera - Fabrizio Roncone - inserita il 30 settembre 2008 da 31
Enrico Letta, allora: Walter Veltroni denuncia una deriva autoritaria del governo, Silvio Berlusconi reagisce chiudendo a ogni forma di dialogo. La scena politica sembra, di nuovo, bloccata. O no?
«Bloccata...» .
Siamo a quel «muro contro muro» che Veltroni, per tutta la campagna elettorale, aveva giurato di voler evitare.
«Guardi che è Berlusconi ad aver alzato ripetutamente i toni e...».
Può fare degli esempi?
«Prendiamo la legge elettorale per le prossime Europee: Berlusconi se la immagina identica a quella delle recenti Politiche».
Con i candidati nominati direttamente dai leader.
«Esatto. Un metodo che, come è noto, non è piaciuto agli elettori, eppure lui insiste, pretende... Berlusconi pretende sempre. O ci siamo già dimenticati di Scajola, il ministro per lo Sviluppo economico, che voleva addirittura azzerare l’Autorità per l’energia e il gas? Se non fosse stato per l’intervento nostro e di Confindustria... E poi c’è la grave questione del cosiddetto Lodo Alfano, c’è quel tentativo di intimidire la Corte Costituzionale... Vede, il problema è lui, Berlusconi: che sbaglia i toni, i modi e che, soprattutto, non capisce che il Paese ha bisogno d’altro...».
A cosa sta pensando?
«A ciò che è accaduto, in queste ore, all’economia europea. Che sta crollando, trascinata dalla crisi dei mutui americani. Wall Street è precipitata a -6,98%, ma stavolta anche Milano ha chiuso a -4,74%. In una sola giornata, le Borse europee hanno bruciato 320 miliardi di euro. Speravamo che questo tsunami finanziario ci sfiorasse, e invece... Perciò, ecco: io dico che poiché noi siamo pronti a "intese repubblicane" su questo tema, un po’ come Obama ha fatto con McCain, davanti a un simile scenario il governo dovrebbe lanciare un allarme serio e dimostrarsi disponibile a collaborare con l’opposizione».
È un po’ complicato sperare che il Cavaliere le dia ascolto, se poi legge non solo Veltroni, che lo paragona a Putin, ma anche Leoluca Orlando che, sempre sul «Corriere», addirittura alza il tiro, e ritiene il paragone tra Berlusconi e Putin insufficiente, preferendo paragonare il governo Berlusconi a certi governi autoritari argentini...
«Senta, io non rispondo delle frasi di Orlando, l’Italia dei valori fa un’opposizione piuttosto diversa dalla nostra».
Appunto. Secondo alcuni osservatori, Veltroni avrebbe bruscamente cambiato i toni nei confronti di Berlusconi per non farsi scavalcare dall’opposizione dura e militante di Di Pietro.
«Mah, io non credo ci sia un’inseguimento a Di Pietro, anche perché, se così fosse, io non sarei d’accordo...».
Lei non sarà d’accordo, però Veltroni è stato assai ruvido nei confronti di Berlusconi.
«Guardi, io credo che Veltroni abbia fatto bene a denunciare l’allarmante riduzione, nel nostro Paese, di certi spazi di democrazia».
Senta, Letta: nell’intervista che Veltroni ha rilasciato su questo giornale ad Aldo Cazzullo, Berlusconi è stato descritto un po’ come poi fu descritto a lungo e fino a un paio di anni fa da buona parte della sinistra italiana. Berlusconi come male assoluto, come «il Caimano» immaginato al cinema dal fondatore dei Girotondi, Nanni Moretti.
«Mah, se stiamo parlando dell’antiberlusconismo...».
Sì, stiamo parlando dell’antiberlusconismo.
«Ebbene, le dico senza indugi: io sono profondamente convinto che, nel 2013, se vogliamo vincere le elezioni, non possiamo pensare di vincerle con l’antiberlusconismo».
E come, allora?
«Dobbiamo saper fornire agli italiani tutte le risposte che, su temi fondamentali come sanità, scuola e lavoro, non hanno, e non avranno, dal governo».
Intanto, contro Berlusconi, Veltroni ha voluto la manifestazione del prossimo 25 ottobre.
«Sbaglia: perché quelle che riempiremo non saranno piazze contro Berlusconi ma, mi passi il gioco di parole, "piazze per", piazze con un’idea nuova di governo».
Lei parla di piazze piene. Non sarà facile, però, riempirle. Veltroni annuncia un milione di manifestanti e lei sa che...
«So che la politica significa anche correre un rischio. E questo dobbiamo correrlo: perché io credo che la nascita del Pd passi soprattutto attraverso questa manifestazione».
Sarà anche l’occasione per provare a mettervi tutti insieme sottobraccio, capi e capetti del Pd, ciascuno con le proprie correnti.
«Premesso che io sono sempre stato a favore del pluralismo interno, e che quando si decide qualcosa è chiaro che poi si debba marciare insieme... beh, se per esempio Giorgio Tonini non desse sempre le colpe d’ogni difficoltà al governo Prodi...».
Sarebbe meglio.
«Molto meglio».
Fonte: Corriere della Sera - Fabrizio Roncone | vai alla pagina » Segnala errori / abusi