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Il valore delle regole, l'importanza del rendere conto.
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(01 ottobre 2008) - fonte: Il Mattino - Carlo Azeglio Ciampi - inserita il 02 ottobre 2008 da 31
C’è un valore universale che viene prima di ogni altro nella gestione delle crisi finanziarie, piccole o grandi che siano. Più che stabilire e comunicare gli importi da erogare, è importante mettere in chiaro gli strumenti d’intervento, le regole, le modalità di comportamento che pongono le istituzioni finanziarie nelle condizioni di operare. Mi spiego: definire l’importo ex ante porta in dote inevitabilmente un carico di discussioni: è troppo? è poco? Come si fa, per intenderci, a stabilire a priori, a tavolino, comunque prima della verifica sul campo, qual è il reale fabbisogno a cui si deve fare fronte? Oppure, nella fase di esecuzione, come mai le somme stanziate non si sono rivelate sufficienti? Diciamo la verità: in questi casi tutto si può e (si deve) fare meno che mettersi a delineare previsioni. L’esigenza di fondo è quella di definire un sistema appropriato d’intervento secondo le regole e le garanzie dei sistemi di democrazia parlamentare. Sta, poi, al ministero dell’economia e alle banche centrali, Fed negli Stati Uniti e Bce in Europa, attivare le preocedure previste e votate. Ancora una volta, si può essere più chiari ricostruendo alcune vicende di casa nostra. Mi viene alla mente il decreto ministeriale del ’74 (ministro del Tesoro Emilio Colombo, governatore Guido Carli, curatore il vice-direttore Antonino Occhiuto) con il quale si stabilì che eventuali interventi si facevano sui singoli casi con anticipazioni a tasso speciale effettuate dalla Banca d’Italia. C’era lo strumento, venivano definite le regole, non gli importi. A quel decreto si fece ricorso per la Banca Privata Italiana di Sindona, poi per la vicenda Calvi- Ambrosiano, ma anche per piccole banche come la Fabbrocini. In tutti questi casi, si è proceduto in un modo molto semplice: da un lato, la bad company e, dall’altro, la banca buona nella quale subentrano nuove istituzioni finanziarie che pagano l’avviamento e trasfericono l’importo alla liquidazione della bad company per contribuire a finanziare gli oneri del fallimento. Un esempio? Per la piccola banca dei Fabbrocini fu fatto intervenire il San Paolo di Torino che rilevò sì la parte buona, ma pagò un avviamento di ottanta milairdi. E, con importi differenti e più sostanziosi, hanno fatto altrettanto le banche che hanno rilevato la parte sana (e, cioè, l’Ambrosiano Italia) della banca guidata da Roberto Calvi e finita in dissesto.
Insomma, la via di uscita dalla crisi finanziaria americana ormai diventata globale è una sola: un sistema chiarissimo di procedure di comportamento che ogni Paese applica con la discrezionalità che appartiene alle singoli istituzioni governative, finanziarie e creditizie. Regole e procedure sono prestabilite; saranno, poi, di volta in volta i ministeri dell’Economia, la Fed, la Bce, e così via, a definire i singoli interventi. Questo (non altro) tranquillizza davvero i risparmiatori perchè sanno, in estrema sintesi, che queste istituzioni sono soggette al controllo parlamentare, rendono conto del loro operato. La tranquillità del risparmio mondiale riposa in un patrimonio di procedure trasparenti e riconoscibili che assegnano poteri decisionali a istituzioni rispettate che, particolare importante già detto, rendono conto e hanno il dovere di fare emergere e denunciare eventuali responsabilità anche di carattere penale che vengano accertate dall’autorità giudiziaria. La tranquillità riposa nelle regole non negli effetti-annuncio sugli importi.
Fonte: Il Mattino - Carlo Azeglio Ciampi | vai alla pagina » Segnala errori / abusi