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Dichiarazione di Goffredo Maria BETTINI


 

l’allarme c’è ma non è il Ventennio. - INTERVISTA

  • (02 ottobre 2008) - fonte: Corriere della Sera - Andrea Garibaldi - inserita il 02 ottobre 2008 da 862

    Goffredo Bettini, coordinatore del Partito democratico, è nel salotto di casa, un velo di nostalgia per la «sua» Festa del cinema, diventata Festival e appena presentata dal successore, Gian Luigi Rondi.
    Bettini, parliamo di temi più grandi: davvero la democrazia è a rischio?
    «L’allarme è sacrosanto. Dovrebbero essere preoccupati tutti».
    Che succede?
    «Parte del Mezzogiorno sotto il controllo della malavita. Corruzione in ripresa. Il Parlamento conta sempre meno. La gente sola e impaurita. E il governo canta la Messa di sempre: difesa degli interessi di una parte del ceto politico, disprezzo per ogni opposizione. Nemmeno un atto per contrastare la recessione».
    Sul «Manifesto» il, professor Asor Rosa scrive che «il berlusconismo è peggio del fascismo»...
    «Non sono d’accordo. Berlusconi non ha ancora ucciso nessuno e non mi pare abbia intenzione di farlo. Piuttosto, preciserei il paragone fatto da Veltroni fra Berlusconi e Putin... ».
    Prego.
    «Putin agisce dentro la storia russa, segnata da dispotismo e mancanza di libertà. Oggi comunque guida uno Stato decisivo per costruire un mondo multipolare e per contenere la pretesa di dominio degli Usa. È innegabile però che il suo modello di governo sia concentrato in una sola persona, arbitra dell’equilibrio degli altri poteri: tale modello per l’Italia sarebbe un grave ritorno indietro».
    Democrazia a rischio: e le responsabilità del centrosinistra?
    «Storicamente la sinistra italiana ha sottovalutato il nesso tra democrazia e decisione. Non decidere stanca i cittadini e predispone ad avventure plebiscitarie e populistiche».
    Questo prima delle elezioni. Ma dopo?
    «Ho visto due film. Il lancio del progetto Pd, l’unità dei riformisti, con passione e partecipazione. Poi, dopo la sconfitta elettorale, lo smarrimento, i riti della vecchia politica, la tendenza a costruire ognuno i propri eserciti. Dal discorso di Firenze di Veltroni, mi pare cominci un terzo film».
    Che film?
    «Si prepara, tutti assieme, la conferenza programmatica di gennaio. Io coordino i lavori e un leader come D’Alema assicura piena collaborazione. Si può riprendere il combattimento, a partire dalle insopportabili condizioni di vita di pensionati e salariati».
    Con la manifestazione di sabato 25 ottobre?
    «Il 25 ottobre è uno spartiacque. Una verifica che le cose che diciamo sono reali. Non una prova muscolare, ma un passaggio politico di grande importanza. Per rompere l’ipnosi creata da Berlusconi con abilità».
    In quanti dovranno arrivare perché sia un successo?
    «Non azzardo cifre: fui crocifisso quando dissi che alle elezioni avremmo preso il 35 per cento. Sono previsti due cortei, dovranno essere due fiumi di popolo. Il punto d’arrivo prescelto è il Circo Massimo: le ambizioni, come si vede, sono notevoli».
    Il Circo Massimo dei tre milioni di Cofferati, del milione per lo scudetto della Roma. Se diventasse un flop?
    «Non voglio nemmeno parlarne».
    E dopo il Circo Massimo?
    «La manifestazione è un punto di partenza. Il Pd ha bisogno di tempo, il tempo della legislatura. Per riallacciare il legame con quei nuclei della società italiana con cui non parliamo da molti anni».
    Quali nuclei?
    «Piccoli e medi imprenditori che in modo animalesco e vitale già si misurano con Cina e India e si disinteressano dell’ultima battuta a Montecitorio. E l’Italia meno protetta e meno acculturata dei ceti marginali, dei precari, dei giovani. Ci vuole tempo per far capire che hanno votato Berlusconi e saranno danneggiati da Berlusconi».
    Il Pd ha paura di Di Pietro, del suo linguaggio diretto?
    «Rispettiamo Di Pietro, ma la nostra opposizione non sarà mai di scasso. Magari durissima, ma per costruire».
    Sulla Rai, a questo punto, è saltato tutto?
    «Innanzitutto, bisogna eleggere Orlando alla commissione di vigilanza. Poi, prima di decidere i nuovi vertici, vorremmo cambiare la legge. Non si deve però gridare all’inciucio se parliamo del nome del presidente con la maggioranza: lo prevedono le norme attuali».
    Sul crac dell’economia occidentale, il ministro Tremonti è per l’intervento pubblico...
    «Ci hanno dato per anni lezioni di liberismo e ora non vogliono riconoscere i problemi da loro stessi creati: come cagnolini che vogliono disperatamente nascondere i bisogni che hanno fatto».
    Fra meno di un anno ci sono le Europee. Qual è il risultato accettabile?
    «Niente numeri. Ma sono ottimista. A fine luglio i nostri sondaggi erano al 28 per cento, il punto più basso. Ora siamo risaliti al trenta».

    Fonte: Corriere della Sera - Andrea Garibaldi | vai alla pagina
    Argomenti: economia, putin, democrazia, centrosinistra, manifestazione, elezioni europee, Rai, commissione di vigilanza, sondaggi | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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