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Dichiarazione di Massimo CALEARO CIMAN

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PT già IR) 


 

“Patto tra i produttori, la via giusta” - INTERVISTA

  • (03 ottobre 2008) - fonte: Il Sole 24 Ore - Lina Palmerini - inserita il 06 ottobre 2008 da 31

    Da ex presidente di Federmeccanica, di esperienza sindacale ne ha accumulata molta. E oggi Massimo Calearo, 53 anni, guarda quello che accade sui contratti da un duplice punto di vista: da imprenditore e deputato Pd.
    Come valuta questa rottura?
    Oggi la trattativa va lasciata alle parti, Confindustria e sindacati. Qualsiasi schieramento politico deve stare fuori. Abbiamo un sindacato, la Cisl in particolare, che è sempre stato più moderno anche per la sua storia e il suo percorso. Mi auguro che la Cgil faccia lo stesso cammino. E vedo positivamente l’approdo al tavolo dell’Ugl: è ora che il sindacato perda il suo colore politico e diventi davvero la rappresentanza dei lavoratori. Detto questo, credo che l’unione sindacale sia necessaria per il Paese.
    La Cgil sta facendo rappresentanza di interessi o politica?
    Quando ero presidente di Federmeccanica ho potuto verificare che nella Fiom c’era una forte componente ideologica. Temo che oggi la Cgil stia facendo tutto questo per questioni di politica interna, per contenere i mal di pancia che sono dentro quell’organizzazione.
    Che pronostico fa sul negoziato?
    Che può andare in porto e finire bene se dentro i sindacati si guarda agli interessi dei lavoratori in maniera molto chiara. Ieri ho incontrato Cremaschi, lei sa chi è?
    Lei meglio di me.
    Bene, diceva che la Cgil è sulle posizioni Fiom e che è partita la lotta di classe. Se Epifani si appiattisce su quest’idea va fuori tempo e fuori mercato. E se poi matura un accordo separato e i soldi cominciano ad arrivare nelle tasche dei lavoratori, la voglio vedere la lotta di classe. Chi non firmerà se ne prenderà la responsabilità e spero siano i lavoratori a giudicare. Quando ci sarà il referendum capiremo di che Italia siamo fatti.
    Lei invita all’unione sindacale ma è stato uno dei falchi di Federmeccanica ai tempi dell’accordo separato.
    Sì, ma poi da presidente di Federmeccanica ho fatto il contratto anche con la Fiom. La storia è maestra di vita e valuto i fatti con il senno di poi. Ci sono territori – mi viene in mente Reggio Emilia – in cui l’industria piccola e media si muove in maniera più agile: bene, quella volta il contratto separato costò molto alle aziende. Per questo bisogna spingere la Cgil su un percorso strettamente sindacale.
    Nel merito, come giudica la piattaforma?
    Ci sono due cose che devono andare insieme: l’aumento della produttività per le imprese e, di conseguenza, maggior denaro per i lavoratori. Nel testo c’è gran parte di quello che può servire.
    Come è andato l’incontro Veltroni – Marcegaglia?
    Lo scambio di idee è sempre positivo, poi, ognuno fa il suo mestiere. Sono i diretti interessati che risolvono i problemi.
    La riforma può essere utile in un momento di crisi economica e finanziaria?
    Sì perché questo sistema di contrattazione è arcaico. E’ lento. E’ fuori dai tempi dell’economia. Il sindacato deve cambiare velocità: certe liturgie vissute in passato oggi sono un danno per l’impresa e per il lavoratore. Ora occorre un confronto trasparente tra le imprese sui contratti di secondo livello così come serve un chiarimento aperto nel sindacato perché il contratto nazionale deve diventare una salvaguardia per i più deboli.
    Sarà in piazza il 25 ottobre con il Pd o ha cambiato idea?
    Dipende. Ieri ho marciato a Roma con 350 sindaci del Veneto per il federalismo. E’ stata la mia prima volta in un corteo.
    Dunque, farà il bis?
    Perché no. Mancano più di venti giorni, analizzerò gli eventi e i contenuti. Va bene una piazza di gente scontenta ma oggi si vince con la proposta non con la protesta.
    Il Pd manifesta per la perdita del potere d’acquisto, la stessa ragione per cui Epifani ha rotto la trattativa sui contratti. Questo salda l’asse Pd – Cgil o crea imbarazzo?
    Il Pd non è la Cgil, come la Cgil non è il Pd. Dentro al partito ci sono anche posizioni vicine alla Cisl e alla Uil. Tutti i sindacati devono essere trattati in maniera identica. Mi sono candidato per un motivo, perché ho sposato l’idea di Veltroni di un patto tra produttori. E’ un approccio moderno che taglia fuori la lotta tra capitale e lavoro a vantaggio della competitività del Paese. Ci credo ancora.

    Fonte: Il Sole 24 Ore - Lina Palmerini | vai alla pagina
    Argomenti: sindacati, imprese, pd, Calearo, lavoratori, competitività, Cgil | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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