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Lodo Alfano, il referendum come dovere
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(08 ottobre 2008) - fonte: La Stampa - Arturo Parisi - Mario Segni - inserita il 08 ottobre 2008 da 31
Fin dalla prima formulazione del lodo Alfano, anche se muovendo da posizioni distinte, abbiamo manifestato la nostra opposizione alla pretesa di Berlusconi di sottrarsi alla sua condizione di cittadino e la nostra determinazione a sostenere ogni iniziativa che contrastasse la legge. Mentre si avvia la campagna referendaria vogliamo rendere espliciti i motivi che ci chiamano a impegnarci in questa difficile battaglia.
Sono passati quasi vent’anni dal primo referendum diretto ad una riforma che affidasse ai cittadini la scelta dei governi ed a questi la forza di governare nell’interesse del Paese. Quella riforma ci ha dato l'elezione diretta dei capi degli esecutivi locali e la legge elettorale maggioritaria. È grazie a quella riforma che oggi Berlusconi governa a capo di un governo che si annuncia stabile, pur non avendo ottenuto la maggioranza assoluta dei consensi alle ultime elezioni. Continuiamo a difendere quella riforma, spesso osteggiata da coloro che ne hanno beneficiato, e a batterci per portarla a termine. Ma la regola maggioritaria è stata introdotta per governare, non per stravolgere unilateralmente le regole del sistema. E proprio perché vogliamo continuare su questa strada, e dare finalmente all’Italia una democrazia che funzioni, che ci sentiamo chiamati a contrastare chi, come Berlusconi, abusa per interesse personale di quella forza che le regole hanno messo nelle sue mani.
Chiedere il referendum sul lodo Alfano è un dovere morale; è un dovere verso l’Italia, è una necessità istituzionale. È un dovere morale perché non è accettabile che un presidente del Consiglio si sottragga alla giustizia con una norma che sospende i processi a suo carico già in corso. Il principio di maggioranza non consente qualunque cosa, qualunque prepotenza, e soprattutto non permette di sottrarsi al principio fondamentale di ogni convivenza civile: il principio di responsabilità personale. Come è possibile che proprio chi, per la carica che ricopre, dovrebbe essere di guida e di esempio a tutta la comunità si sottragga a un principio cardine di ogni società democratica? Come potremmo guardare negli occhi i nostri giovani, chiedere sacrifici e rispetto delle regole, imporre loro di rispondere dei propri comportamenti se permettiamo che chi ha la guida del governo si sottragga ad ogni responsabilità? Come può il ministro Gelmini imporre ai giovani, con il voto in condotta, comportamenti seri e responsabili se il presidente del Consiglio è sottratto ad ogni responsabilità addirittura per violazioni della legge penale? Come è possibile perseguire i tanti furbetti che inquinano il mondo finanziario e imprenditoriale se cancelliamo, ai vertici della politica, il principio della responsabilità personale?
Chiedere il referendum è un dovere verso l'Italia perché il nostro Paese non deve, ancora una volta, passare agli occhi del mondo come la nazione nella quale il diritto non vale per i potenti. «Ci sarà pure un giudice a Berlino» disse il mugnaio prussiano che aveva subito un torto dal suo Re. E nella Prussia di Federico II il mugnaio trovò il giudice che gli diede ragione. Sono passati tre secoli e i principi dello stato di diritto si sono diffusi in tutto il mondo. Perché proprio l'Italia vuole fare un gigantesco salto all’indietro, cancellare il principio della uguaglianza di tutti, ripetiamo di tutti i cittadini di fronte alla legge? È infine un dovere istituzionale. L’Italia deve finalmente giungere a istituzioni forti. Ma più forti sono le istituzioni, più ferree e chiare devono essere le regole e i limiti. Stordito da una informazione televisiva in cui è più che mai assente il pluralismo e più forte il controllo del governo, il Paese non ha avvertito la gravità dei fatti e il dibattito parlamentare è passato del tutto inosservato. Il popolo, i cittadini, rimangono quindi l'unico baluardo a difesa delle regole democratiche e dello stato di diritto.
Fonte: La Stampa - Arturo Parisi - Mario Segni | vai alla pagina » Segnala errori / abusi