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Dichiarazione di Silvio BERLUSCONI
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI) - Pres. del Consiglio (Partito: PdL)
A colloquio con Bush: "George, non posso fare il socialista"
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(14 ottobre 2008) - fonte: La Stampa - Maurizio Molinari - inserita il 14 ottobre 2008 da 31
I due leader: l`intervento pubblico va limitato
Con il reggimento dell`«Old Guard» che ancora suona flauti e tamburi sul prato del South Lawn, George W. Bush e Silvio Berlusconi entrano nello Studio Ovale dando vita ad un`ora di confronto a tutto campo come avviene fra vecchi amici che hanno tanto da dirsi. Seduti ai due lati del caminetto, circondati dalle delegazioni, entrambi, d`istinto, iniziano dalla crisi finanziaria.
Bush chiede all`ospite «come è andata a Parigi?» E Berlusconi spiega nei dettagli le decisioni prese dai leader di Eurolandia per poi concludere «George, la verità è che questa crisi è iniziata da voi, è colpa vostra».
Bush annuisce, diventa quasi paonazzo e risponde usando toni duri verso ì manager: «Lo sappiamo, la colpa è dell`ingordigia di molti a Wall Street».
La rabbia del presidente verso «questi manager che non hanno a cuore la nazione» è evidente.
L`interrogativo è cosa fare adesso.
«Non devono fallire altre banche» dice il presidente del Consiglio, trovando l`assenso di Bush che aggiunge:
«Dobbiamo evitare la fuga di capitali da Europa e Stati Uniti». Passano lunghi minuti, i due leader parlano fitto, il timore è che «la fuga di capitali» frutto dell`indebolimento delle banche abbia conseguenze sull`economia reale. Berlusconi si mostra determinato quanto, premettendo che «abbiamo fatto i conti», afferma: «L`economia reale è solida, dobbiamo evitare che risenta della crisi finanziaria». E` su questo terreno che i due si intendono, concordano sulla necessità di scongiurare «il fallimento di altre banche» ma anche sul bisogno di evitare un eccesso di impegno pubblico nella finanza privata. «Non posso certo mettere in atto politiche socialiste» afferma l`ospite e Bush di rimando:
«Non voglio passare alla Storia come un presidente socialista».
L`ipotesi di un summit straordinario del G8 sulla crisi dei mercati è avanzata dal presidente americano, Berlusconi la raccoglie ma nessuno punta ad accelerare i tempi perché la priorità è che «i mercati si risollevino» e le notizie positive che arrivano da Piazza Affari e Wall Street rendono più serena l`atmosfera al riguardo. «Serve tempo per far funzionare il piano studiato da Henry Paulson» ripete Bush.
Su divani e sedie di fronte alle poltrone dei leader sono seduti il Segretario di Stato Condoleezza Rice, il consigliere per la sicurezza nazionale Stephen Hadley, gli ambasciatori Ronald Spogli e Gianni Castellaneta, la portavoce Dana Perino e pochi altri.
A 45 minuti dall`inizio del colloquio si affaccia la politica estera. E` Bush che ringrazia Berlusconi per l`impegno militare in Afghanistan perché «si tratta di una guerra» destinata ad avere tempi lunghi. Sull`Iran la discussione verte sulle «sanzioni finanziarie» che, per entrambi, «stanno funzionando» ostacolando la corsa di Teheran verso il nucleare ma Bush tiene a dire soprattutto una cosa all`amico italiano:
«Ho visto cosa hai detto ad Ahmadinejad, sei più a destra di me...».
Il riferimento è al paragone fra Ahmadinejad e Hitler fatto da Berlusconi durante un recente viaggio a Parigi. La battuta di George W. fa sorridere alcuni dei presenti e conferma la forte intesa, personale e politica, con l`ospite.
Se il presidente Usa si spinge tanto in avanti con l`humor è perché è rimasto colpito da quanto Berlusconi ha detto poco prima sul palco del South Lawn sul fatto che «Bush sarà ricordato come un grande, grandissimo presidente», come «un uomo che si è battuto per i propri principi, non ha mai ceduto a interessi di parte, un idealista».
Nessun leader straniero alla Casa Bianca aveva lodato a tal punto Bush e l`averlo fatto a pochi mesi dalla fine della presidenza è una dimostrazione di amicizia tanto rara quanto apprezzata.
Ma anche con gli amici più cari vi sono dei disaccordi e in questo caso il tema più scivoloso, i rapporti con la Russia dopo la crisi georgiana, viene discusso solo al termine.
Il Dipartimento di Stato da settimane informa la Casa Bianca sulle posizioni pro-russe di Palazzo Chigi e Berlusconi affronta la questione senza mezzi termini: «Ho detto quello che ho detto sulla Georgia perchè i russi stavano per entrare a Tbilisi». La tesi del premier è che proprio l`aver scelto la linea soft sull`invasione russa della Georgia ha evitato il peggio, facendo ragionare Putin e salvando Tbisili. Bush ascolta ma non è d`accordo sulla linea morbida col Cremlino. Lo fa capire parlando da capo di una superpotenza con interessi planetari: «Non possiamo accettare che la Russia si comporti come un bullo nel Caucaso» minacciando la stabilità delle giovani democrazie post-comuniste.
Berlusconi ascolta ma tenta di portare la discussione in un`altra direzione. «Bisogna recuperare lo spirito di Pratica di Mare - dice riferendosi al summit Nato-Russia ospitato dall`Italia nel 2001 - perché quello spirito era il tuo, io non ho fatto altro che metterti assieme a Putin, l`intenzione era la tua».
Fonte: La Stampa - Maurizio Molinari | vai alla pagina » Segnala errori / abusi