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Dichiarazione di Valter VELTRONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«A Palazzo Chigi una centrale di disinformatia» - Colloquio

  • (16 ottobre 2008) - fonte: La Stampa - Amedeo La Mattina - inserita il 17 ottobre 2008 da 31

    La nostra è una posizione lineare. Il Pdl sapeva benissimo che noi eravamo e siamo ancora pronti a votare un candidato per la Consulta che abbia determinati requisiti».
    Walter Veltroni non ci sta a farsi inchiodare dalla «disinformazione» propalata ad arte da alcuni ambienti di Palazzo Chigi che hanno diffuso la «falsa indiscrezione» secondo cui lui aveva chiuso un accordo sul nome di Gaetano Pecorella.
    «C’è una centrale della disinformatia che agisce in questo Paese - spiega al telefono un affilato segretario del Pd - e si chiama Paolo Bonaiuti. Tutte le sere Bonaiuti mette in circolo i suoi veleni che sono, ovviamente, rivolti contro di noi. Tutte le sere il problema è chiedersi: cosa ha mandato in giro questa volta? E siccome questi veleni arrivano per mille vie, i giornalisti sono portati a crederci. La disinformazione che io avrei dato il via libera a Pecorella era evidentemente una cosa che non stava né in cielo né in terra».
    Sistemato così Bonaiuti, rimane il problema su chi eleggere alla presidenza della Vigilanza Rai e alla Corte Costituzionale dopo un anno e mezzo dalle dimissioni di Romano Vacarrella. Tutto è ritornato alla casella di partenza, come un rischioso gioco dell’oca che sta paralizzando le istituzioni. Nel quartier generale dei Democratici sono convinti, però, che il nome di Pecorella sia stato buttato nella mischia da alcuni ambienti di Forza Italia per bruciarlo e favorire l’altro candidato papabile, ovvero Donato Bruno, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera.
    Non si spiegherebbe altrimenti la mossa fatta l’altro ieri alla riunione dei capigruppo dove il Pdl ha avanzato la candidatura dell’avvocato di Berlusconi. Dunque ci sarebbe stata una sorta di «faida» interna a Fi pro Donato Bruno, ben sapendo che Berlusconi non gradisce quest’ultimo e preferisce Pecorella. Una versione che non viene solo dal Pd: anzi trova una conferma dentro Alleanza Nazionale e tra gli «amici» di Pecorella.
    «Loro sapevano - insiste Veltroni - che noi eravamo contrari a Pecorella, ma non per una questione personale. La nostra non è una valutazione sulla persona e sul suo profilo professionale: c’è un impedimento istituzionale oggettivo, come ci ha confermato Anna Finocchiaro e come aveva anticipato Antonello Soro il giorno stesso in cui è stato comunicato alla capigruppo il nome di Pecorella. La dichiarazione di Soro era chiarissima. Tutti i gruppi di opposizione hanno detto che c’era stima nei confronti di Pecorella ma che volevamo approfondire. E così è stato. Più lineare di così...».
    Dentro il Pd, tuttavia, qualche malumore non è mancato per come è stata gestita la vicenda. Ieri alla riunione dei parlamentari Democratici che fanno parte della commissione Vigilanza Rai più di uno ha detto che il partito è prigioniero di Antonio Di Pietro. Pierluigi Castagnetti sostiene che Veltroni doveva essere più esplicito su Pecorella: «Alla fine il messaggio che è arrivato all’opinione pubblica di centrosinistra è quello Di Pietro che ha detto no all’avvocato del Cavaliere. E questo messaggio è arrivato anche ai nostri elettori. Ma rompere con Di Pietro non si può e non si deve: abbiamo le amministrative davanti a noi!».
    C’è un altro argomento che viene usato strumentalmente contro Veltroni, quello di avere legato in maniera inopportuna la questione Consulta e la Rai. Anche su questo il leader del Pd spiega come stanno veramente le cose: «Consulta e Vigilanza sono state messe insieme dai presidenti di Camera e Senato, che hanno convocato i capigruppo e posto il problema. Si è detto: vengano indicati due candidati. A loro spetta l’indicazione del giudice della Corte Costituzionale e noi siamo pronti a votarlo».
    Chi? Donato Bruno? «Io non entro nel merito del nome: loro ci dicano un nome che abbia certi requisiti e noi valuteremo». Ma il Pd è fermo sulla candidatura di Orlando? «Noi siamo fermi sul fatto che non è accettabile che si metta un veto su un gruppo parlamentare. Noi non diciamo di no a Pecorella perché è di Fi ma perché c’è un impedimento obiettivo. Ecco, questa situazione si può sbloccare in 24 ore se loro formulano un nome con i requisiti in regola e sono disposti a votare Orlando».

    Fonte: La Stampa - Amedeo La Mattina | vai alla pagina
    Argomenti: di pietro, corte costituzionale, pd, Rai, commissione di vigilanza | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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