Ti trovi in Home  » Politici  » Valter VELTRONI  » La memoria lunga.

Dichiarazione di Valter VELTRONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

La memoria lunga.

  • (21 ottobre 2008) - fonte: La Stampa - Walter Veltroni - inserita il 21 ottobre 2008 da 31

    Un suo piccolo libro di pochi anni fa, che ricordo di aver presentato con lui in un’affollata e festosa serata a Formia, aveva come titolo Sulla curiosità. Era contenuto in un cofanetto Einaudi, insieme con un video pieno di parole e di immagini emozionanti, intitolato La memoria è lunga.

    Ecco, pensare a Vittorio Foa, anche oggi che è un giorno di tristezza e di dolore, a me fa venire in mente soprattutto questo. La memoria, che per lui era la condizione essenziale per la comprensione del presente.

    La memoria delle vicende di questo nostro Paese, che Foa esprimeva e incarnava con una vita straordinaria, arrivata ad attraversare tutto un secolo. E in che modo. L’antifascismo, cresciuto dal momento in cui, ragazzino, vede negli occhi degli operai di Borgo San Paolo, nella sua Torino, l’angoscia di chi all’indomani delle elezioni del ’24 sente che sta perdendo la democrazia. «Giustizia e Libertà» e gli otto anni di carcere insieme con Mila, Bauer ed Ernesto Rossi, perché «per difendere la libertà bisogna anche saperla perdere». La Resistenza, la scelta di chi decide «di non lasciarsi vivere, di non pensare alla vita come una chiusura in se stessi». Il Partito d’Azione e l’Assemblea Costituente, quando «non c’era contraddizione fra l’essere appassionatamente di parte e l’essere capaci di trovare un’intesa al di sopra delle parti». La Cgil, il sindacato, un’altra scelta di vita raccontata con parole da conservare: «Quando si è in una stretta, in una fase di crisi e di cambiamento - dice Foa - bisogna rispondere allargando la democrazia e la partecipazione, questo è il principio per cui ho amato lavorare in un’organizzazione come il sindacato che questo richiedeva». La politica, vissuta sempre dalla stessa parte, a sinistra, da uomo della democrazia coerente e insieme pronto a scrutare il nuovo, a cercare, a cambiare. Preferendo ai vincoli della routine, alla linearità scacchistica del movimento delle torri, l’imprevedibilità della «mossa del cavallo», come ha voluto intitolare la sua autobiografia.

    La curiosità, appunto. Un’incredibile, continua e creativa curiosità. Non c’era lido raggiunto che non meritasse di essere lasciato per cercare ancora. «Sono importanti non le risposte, ma le domande», sosteneva sorridendo. Anche l’ultima volta che l’ho visto, il mese scorso, l’ho trovato così. Stanco, certo. Sprofondato nella sua poltrona nell’angolo studio vicino alla grande cucina della casa di Formia, i due bastoni vicino a sé e la vista affaticata che ormai gli consentiva di leggere i suoi libri e i suoi tre quotidiani al giorno solo grazie agli occhi e all’amore paziente di Sesa. Il sorriso era però quello di sempre. Aperto, come aperto Vittorio era di fronte alla vita. Ottimista, carico di speranza e di fiducia. A un certo punto del nostro colloquio mi ha detto, riferendosi a un altro suo libro, Questo Novecento: «Sto scrivendo la prefazione per la nuova edizione, è pessimista». Non dalla mia espressione, ma evidentemente dall’esitazione della mia voce, deve essersi accorto di aver creato in me una certa sorpresa. Vittorio cupo e sfiduciato? E allora mi ha detto: «No, no, forse non ci siamo capiti, pessimista sul passato e ottimista sul futuro».

    I problemi li avvertiva bene. Esperienza e saggezza, attenzione instancabile alle cose del mondo, facevano sì che li comprendesse perfettamente. Basti pensare a un’intervista di qualche mese fa e al suo dirsi preoccupato per l’Italia e per la Costituzione, che sentiva, per aver contribuito a scriverla, «un po’ anche figlia mia». Sulle preoccupazioni, però, aveva la meglio la speranza. Verso le nuove generazioni, le possibilità dei giovani, le loro idee. Anche su una creatura che poco più di un anno fa stava per nascere, Foa aveva riposto fiducia. Il 14 ottobre del 2007 volle a tutti i costi prendere parte alle primarie del Pd, e anche nei mesi successivi mi fece sempre sentire la sua vicinanza. Durante la campagna elettorale e dopo il voto, con parole di affetto e di esortazione a continuare sulla strada intrapresa che porterò con me.

    Oggi è un giorno di tristezza e di dolore. Ma il conforto viene dal fatto che Vittorio Foa ha vissuto una vita piena come pochissimi altri, e viene anche dai pensieri, dalle parole e dall’esempio («esempio», un vocabolo che lui credeva prezioso e da recuperare, per animare una buona politica) che ci lascia. L’esempio di un uomo che a chi gli chiedeva con quale termine avrebbe voluto essere ricordato rispondeva sorridendo e senza esitare: «partecipazione».

    Spiegando: «L’autonomia ha sempre significato per me partecipare alla trasformazione, voler cambiare la società, senza aspettare che il problema venga risolto da qualcun altro». È per questo, e per molto altro ancora, che Vittorio Foa nel tempo a venire sarà ancora con noi, con chi ha a cuore i valori della libertà, della giustizia sociale, della democrazia.

    Fonte: La Stampa - Walter Veltroni | vai alla pagina
    Argomenti: cultura, Memoria | aggiungi argomento | rimuovi argomento
    » Segnala errori / abusi
    Pubblica su: share on twitter

 
Esporta Esporta RSS Chiudi blocco

Commenti (0)


Per scrivere il tuo commento devi essere loggato