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Marco PANNELLA in data 07 ottobre 2008
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Maurizio GASPARRI in data 07 ottobre 2008
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Renato Giuseppe SCHIFANI in data 07 ottobre 2008
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Goffredo Maria BETTINI in data 02 ottobre 2008
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Marco PANNELLA in data 02 ottobre 2008
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Marco BELTRANDI in data 02 ottobre 2008
Dichiarazione di Andrea RONCHI
Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: Misto) - Ministro Politiche comunitarie (Partito: PdL)
«Noi siamo gli europresidenzialisti» - INTERVISTA
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(22 ottobre 2008) - fonte: Il Foglio - inserita il 23 ottobre 2008 da 31
Il ministro delle Politiche europee, Ronchi, ci dice come intende rivitalizzare l'Ue: più spazio agli elettori, più prestigio all`Italia. E niente fretta sui dossier che ci penalizzano (come il clima).
Roma. Nemmeno la bufera sul clima lo scompone: "Noi non vogliamo mettere in discussione il pacchetto, di cui condividiamo in pieno gli obiettivi". Ma dietro la forma. c`è la sostanza: "La fretta è nemica del bene. Prendiamoci il tempo necessario per arrivare a un accordo equo che non penalizzi l`industria europea. Con uno squilibrio, tra l`altro, che grava sull`Italia". Andrea Ronchi, ministro delle Politiche europee, è così: non vuole mai la guerra, purché sia sempre lui a vincere. "No. Io voglio che vinca l`Italia.
In questi giorni stiamo ricevendo segnalazioni preoccupate di tutti i grandi comparti. Pensi solo all`effetto delocalizzazione che potrebbe interessare l`industria dell`acciaio, del cemento e delle piastrelle.
In verità state difendendo la Fiat, ammettetelo.
La Fiat stima un impatto di 380 milioni di ipotetiche multe per un milione e mezzo di vetture con uno sforamento di cinque grammi di C02. Un impatto squilibrato, a tutto svantaggio dell`Italia rispetto ad altre industrie europee dell`auto. Non è accettabile. Ma la Fiat è solo parte del problema. E` l`impatto complessivo su tutto il sistema Italia a preoccuparci. Non dimentichiamoci che gli scenari preliminari utilizzati dall`Ue parlano di 181,5 miliardi fra il 2011 e il 2020 di costi per il nostro paese e di un costo annuo di 18,2 miliardi con un peso del 1,14 per cento sul Pil. Si tratta di cifre enormi e non sostenibili".
Aggiunge Ronchi: "Il punto centrale non sono gli obiettivi del provvedimento ma i tempi e l`impatto. Gli aspetti su cui lavorare sono il pieno utilizzo di meccanismi di flessibilità come l`importazione da paesi terzi di energia da fonti rinnovabili e l`utilizzo di crediti derivanti dalla riduzione delle emissioni di questi paesi".
Dall`Europa sono giunte rampogne all`Italia, tacciata di non rispettare gli impegni dell`Ue. Una reazione che non convince il ministro delle Politiche Ue.
"Anche con il pacchetto-sicurezza siamo stati tacciati di euroscetticismo. Ma i fatti hanno dimostrato che le scelte del governo in materia di immigrazione e sicurezza sono in piena linea con gli obiettivi dell`Unione. Anzi, per alcuni versi li anticipano, secondo una filosofia che tenga ben fermo l`imperativo della legalità e della solidarietà".
Quindi nessuna contrapposizione ai dettami di Bruxelles. Ronchi fa un esempio.
"Il recepimento della direttiva-servizi rappresenta la sintesi di politiche che il programma del nostro governo ritiene fondamentali per il rilancio e la crescita della nostra economia. Si tratta di ottenere una semplificazione delle procedure e una liberalizzazione, con un`importante attenzione alla qualità dei servizi e alla tutela del cittadino, nonché di spingere per una forte modernizzazione e una completa digitalizzazione della pubblica amministrazione".
Nessun antieuropeismo, ma la posizione italiana non deve essere più considerata né di secondo piano né di basso profilo, secondo Ronchi. E il ministro riassume così la sua idea di Unione europea.
"Per restituire l`Europa ai cittadini è necessario un maggiore coinvolgimento dei popoli nella vita dell`Unione".
Ministro, andiamo al sodo. E` vero che pensa sia necessaria l`elezione del presidente dell`Ue?
Ronchi non si sottrae, ma diventa diplomatico: "Io ritengo che i cittadini europei debbano poter scegliere direttamente il loro presidente. Renderebbe più riconoscibile e responsabile l`azione dell`Europa, consentirebbe di parlare davvero con una sola voce nel mondo e, soprattutto, potrebbe rappresentare un modo per riaccendere un nuovo entusiasmo europeista".
Ministro, ma quando parla di elezione del presidente, pensa al presidente del Consiglio europeo o della Commissione europea?
"E` da vedere. La mia comunque è una provocazione. 0 meglio, un desiderio".
A lungo termine?
"Beh, a lungo no, diciamo a breve termine. Io credo sia un`esigenza tanto più sentita considerato che siamo ormai alla vigilia del rinnovo del Parlamento europeo, un appuntamento che coinvolgerà 500 milioni di cittadini il prossimo anno. Vorrei che per questa scadenza ci fosse una migliore comunicazione".
Cioè?
"Penso alla Rai. Il servizio pubblico deve assolutamente cambiare rotta".
Si spieghi meglio.
"In vista delle elezioni del Parlamento europeo auspico che si faccia pubblicità in tv non per comunicare che si vota, o meglio, non solo per questo, ma per cercare di far comprendere in tempo utile l`importanza dell`Europa". Anche perché "è evidente come l`Europa sconti una difficoltà di comunicazione. Se da una parte la classe politica comprende agevolmente il processo e l`architettura dell`integrazione europea, il corpo elettorale sembra invece essere lontano, talvolta ostile. Esso tende a identificare l`Unione come una sorta di Moloch, di totem burocratico, freddo, lontano, impegnato a produrre vincoli esclusivi, lacci e norme che, invece di semplificare, complicano la vita quotidiana".
L`Italia, comunque, non può più essere considerata lo stato meno europeista, basti pensare alle procedure di infrazione.
"Siamo storicamente il paese meno virtuoso in Europa per quanto riguarda il recepimento delle normative Ue e il loro mancato rispetto. Ma grazie a un lavoro di coordinamento con le altre amministrazioni, l`Italia ha recentemente invertito la tendenza ottenendo il riconoscimento della stessa Commissione Ue di paese che ha ridotto il maggior numero di infrazioni".
Ministro, è anche merito del suo predecessore, Emma Bonino, diciamo la verità.
"Certo, non lo nego. L`Italia resta ancora indietro rispetto agli altri paesi comunitari, ma i dati dimostrano che stiamo diventando più virtuosi. Oggi, le procedure aperte sono 160, erano 213 nel mese di luglio del 2007 e lo scorso giugno si sfiorava le 180. Un lavoro che procede di pari passo con gli obiettivi della trasparenza: sul sito del mio ministero sono pubblicate tutte le infrazioni aperte, l`amministrazione responsabile e lo stadio del procedimento. Ogni cittadino può accedere a questa informazione".
Restiamo al suo predecessore. Riconosca che Bonino ha svolto un eccellente lavoro.
"Sì, la Bonino ha compiuto un lavoro importante e significativo, di coordinamento e adesione alle direttive Ue. Abbiamo obiettivi comuni, come appunto quello di ridurre le procedure di infrazione contro l`Italia. Ma ci sono fra noi anche differenze. Noi in Europa puntiamo più i piedi per sostenere le nostre posizioni. Basti vedere la questione del clima e dell`energia".
Il vero impegno europeista, per Ronchi, passa anche attraverso la repressione delle frodi comunitarie.
Per noi rappresenta un impegno di particolare importanza considerato che presso il mio ministero opera un nucleo ad hoc della Guardia di Finanza che svolge attività di coordinamento. Il fenomeno è rilevante: dal 2006 a fine settembre 2008 sono state accertate frodi alla Politica agricola comune e illecite captazioni di finanziamenti a carico dei Fondi strutturali con annesse quote di cofmanzamenti nazionali per complessivi 2 miliardi e 400 milioni di euro. Questo risultato è frutto del grande lavoro svolto dagli organismi ispettivi e dal rafforzamento delle risorse che operano in questo settore".
Comunque sono ancora esigui gli importi recuperati, non è vero?
"Sì, infatti resta ancora da migliorare la fase di applicazione delle sanzioni. E quindi, ad esempio, il basso livello di recupero delle somme indebitamente percepite dai frodatori. Ma devo dire che scontiamo problemi strutturali come i tempi lunghi dei processi penali".
Per Ronchi vi sono anche altre le priorità. In primis, come lui la riassume, "la difesa dell`identità nazionale". Ministro, non restiamo nel vago, facciamo qualche esempio, altrimenti è soltanto uno slogan.
"Nessuno slogan. Glielo dimostro. Contare di più in Europa significa soprattutto esserci. In un`Unione allargata a 27 stati membri non basta più professare e praticare l`europeismo ed essere annoverati tra i Padri fondatori. Occorre avere una adeguata presenza di funzionari di nazionalità italiana nelle istituzioni dell`Unione".
Insomma, è solo un problema di posti?
"Mi lasci spiegare. Solo con un`adeguata presenza di funzionari di nazionalità italiana, le realtà e le istanze del nostro paese potranno meglio essere recepite e valorizzate sin dalla fase della concezione delle politiche europee, nonché nell`istruzione dei singoli dossier dì maggiore interesse per il nostro paese. Non pensiamo che soltanto con l`europeismo di facciata si possano far vale le proprie idee".
D`accordo, quindi basta sponsorizzare i funzionari italiani per risolvere i problemi?
"Non è una questione di spinte o di sponsorizzazioni. Per favorire questa crescita, ho promosso una serie di iniziative rivolte ai vincitori dei concorsi europei per migliorare la loro formazione professionale e la conoscenza del funzionamento delle istituzioni dell`Unione, in questo modo, crediamo possano crescere le chance per un loro qualificato ingresso presso le istituzioni europee. Un primo ciclo di queste attività sta iniziando proprio in questi giorni".
La difesa dell`italianità, per Ronchi, passa anche per la difesa dell`italiano.
"E` una battaglia che ci vede da anni impegnati nelle istituzioni comunitarie. L`Unione, infatti, ha assunto un comportamento che noi non possiamo condividere, nè assecondare passivamente".
Ronchi, su questo tema, si appassiona.
"Da un lato l`Ue afferma la pari dignità delle lingue e la ricchezza linguistica come patrimonio e valore, tanto da richiamarlo nella Carta dei diritti fondamentali dell`Ue e nel Trattato di Lisbona. Dall`altro consolida una prassi avviata dalla Commissione e, introducendo la poco chiara formula di "lingue di lavoro" o "di procedura", crea di fatto una precisa gerarchia a tutto vantaggio di tre lingue: inglese, francese e tedesco".
Una situazione che Ronchi non condivide. I toni di solito felpati del ministro diventano netti.
"Il regime trilinguistico instaurato, che propone di fatto una omologazione a tre e penalizza tutta l`Europa meridionale, è inaccettabile e rischia di consolidare comportamenti discriminanti".
Dai giudizi si passa agli esempi.
"L`italiano, ad esempio, è scomparso dai bandi di concorso per l`accesso alla funzione pubblica europea, così come spesso vengono annunciate riduzioni del numero di traduttori in italiano".
La lista delle doglianze è lunga.
"Per non parlare poi del sito dedicato al cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma inizialmente presentato lo scorso anno con l`esclusione dell`italiano, cioè della lingua di uno dei paesi fondatori, paese oltretutto dove quel Trattato di cui si celebrava la ricorrenza era stato firmato".
Per, far cambiare umore a Ronchi, basta cambiare argomento e parlare di politica italiana. Così diventa idilliaco. Il governo va benone?
"Che voto darei? Un bel nove. D`altronde i sondaggi parlano chiaro: la popolarità dell`esecutivo va a gonfie vele. E i sondaggi di Berlusconi ci azzeccano sempre. Ma questo non è il frutto del caso. E` che siamo in sintonia profonda col popolo italiano. Per questo abbiamo vinto. Perché gli italiani hanno riconosciuto nelle nostre idee e nelle nostre proposte le loro idee e le loro proposte. Da qui nasce la credibilità del governo, di Silvio Berlusconi e del Pdl".
A proposito di Pdl. Non le sembra che stia nascendo in maniera un po` notarile, troppo pragmaticamente e poco emotivamente?
"E` esattamente il contrario. Il Pdl è nato grazie all`intuizione di Fini e Berlusconi di presentarsi insieme alle elezioni politiche. Il Pdl, quindi, è nato nelle urne. Ora, però, dobbiamo lavorare sodo per costruire un soggetto unico del centrodestra tenendo un punto ben fermo: nessuno annetterà mai An che anzi, nel nuovo soggetto, porterà identità, valori, principi e programmi".
Ma è vero che lei è l`orecchio e la bocca di Fini in Consiglio dei ministri?
"Fini è uno statista e non ha certo bisogno di questo".
Ministro, la base di An mormora: i nostri ministri - dice - hanno confermato tutti i dirigenti statali nominati dal centrosinistra e nelle aziende pubbliche i vertici sono sempre gli stessi, dov`è il ricambio? E lei, se non erro, è l`uomo delle nomine.
"Un attimo. E lasciamo stare la storiella dell`uomo delle nomine. Innanzitutto, per quanto mi riguarda, al ministero non è vero che ho confermato tutti. Ho confermato quelli bravi. Ho svolto una verifica sulle qualità professionali e di risultati. Insomma, non è vero che non c`è stato qualche caso di spoils system. Quanto ai vertici delle società statali. Perché cambiare chi ha svolto un ottimo lavoro? Penso, ad esempio, a Paolo Scaroni dell`Eni e a Fulvio Conti dell`Enel. Sarebbe stato un errore cambiarli. Per il resto non è vero che tutto è immobile, Anche chi ora mormora si accorgerà che la nostra linea di condotta è irreprensibile".
Fonte: Il Foglio | vai alla pagina » Segnala errori / abusi