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Foa, testimone e maestro
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(22 ottobre 2008) - fonte: Europa - Dario Franceschini - inserita il 22 ottobre 2008 da 31
Non è semplice parlare della lunga vita di un protagonista della repubblica come è stato Vittorio Foa.
Si potrebbe forse dire che è stato un uomo con i piedi nel Novecento e la testa nel nuovo millennio. Abituato – anche quand’era molto avanti negli anni – a guardare oltre l’orizzonte, a pensare il futuro, a immaginarlo e a prepararlo pensando alla storia, al cammino compiuto. Alla memoria.
Scegliendo le cose che è giusto conservare e scartando quelle usurate dall’ideologismo e dal settarismo. Vittorio Foa è stato un uomo della sinistra italiana e della democrazia.
Non solo per appartenenza familiare, educazione, tradizione. Nato in una famiglia della buona borghesia ebraica e laica, fece fin da giovanissimo la sua scelta: dalla parte giusta della storia, contro il fascismo e la dittatura. Aderì a Giustizia e Libertà e pagò il prezzo con otto anni di carcere. Diventò segretario del Partito d’Azione e continuò la sua lotta con la militanza partigiana nella Resistenza, seguendo un percorso che aveva portato sulle montagne una generazione di giovani le cui storie erano diverse. C’erano i comunisti, i socialisti, gli azionisti, i cattolici. Aveva scelto di resistere per amore della libertà e aveva scelto la sinistra per amore della giustizia. Per un imperativo etico che lo riguardava personalmente e che interrogava non la sua appartenenza politica ma prima di tutto e sopra ogni altra cosa la sua coscienza di uomo libero.
È soprattutto la fedeltà alla propria responsabilità che emerge come la cifra distintiva di questa lunga vita spesa nell’impegno.
Così possiamo leggere la sua esperienza di costituente, così la stagione vissuta in parlamento.
Così anche la lunga militanza sindacale nella Cgil che ha rappresentato l’esperienza più intensa e probabilmente più amata. Così nella sua appassionata e intelligente ricerca di storico capace di parlare alle nuove generazioni di cose antiche e nuovissime.
Vittorio Foa è stato un testimone nel senso più pieno e vero del termine. Credeva al valore dell’esempio personale come elemento fondativo essenziale dell’agire politico. In uno dei suo scritti più recenti insisteva su questa convinzione. «Se valorizziamo la funzione educativa dell’esempio – diceva – saremo costretti a cambiare molti aspetti del nostro modo di vivere, a partire dal nostro modo di parlare».
Non gli piaceva il linguaggio violento di questa stagione della politica. A lui, che pure è sempre stato un uomo di lotta, profondamente affezionato alle sue idee, stava a cuore la forza della ragione. E per questa sua laicità fatta di apertura, continua ricerca, disponibilità al confronto e rifiuto di ogni pregiudizio è stato davvero un Maestro. Per Foa si possono pronunciare le stesse parole che Veltroni ha usato in quest’aula pochi giorni fa per Leopoldo Elia: un altro uomo della repubblica la cui grandezza è stata prima di tutto nell’esempio. Uomini provenienti da storie e radici diverse, uniti dalla stessa passione per la democrazia, capaci di attraversare stagioni diverse conservando la loro fedeltà ai valori intramontabili della libertà, della giustizia, dell’uguaglianza.
La storia di Vittorio Foa è una storia che oggi appartiene all’Italia. A tutta l’Italia. I deputati del Partito democratico salutano un altro loro Maestro che se ne va. Lo ricorderemo cercando di tenere vivo dentro di noi, nella nostra azione, nelle nostre scelte il suo rigore morale, la sua religione civile. Lo ricorderemo difendendo ogni giorno i valori che loro, i Padri della repubblica, ci hanno consegnato nella Costituzione. Sarà questo il modo migliore per ricordarli.
(pronunciato durante la commemorazione ieri alla camera)
Fonte: Europa - Dario Franceschini | vai alla pagina » Segnala errori / abusi