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«Nessuna pacificazione senza giustizia» - INTERVISTA
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(23 ottobre 2008) - fonte: l'Unità - Luigina Venturelli - inserita il 23 ottobre 2008 da 31
«Non ci può essere pacificazione senza garanzia di giustizia». Sabina Rossa sta lasciando l’Eliseo con gli altri rappresentanti delle vittime italiane del terrorismo. La sua voce ha il tono sereno e deciso di chi ha ormai voltato pagina. Trent’anni fa suo padre Guido, operaio all’Italsider di Genova, notava un collega intento a nascondere in fabbrica volantini delle Brigate Rosse e lo denunciava, firmando la propria condanna a morte. La senatrice del Pd ha incontrato e perdonato uno dei colpevoli, in carcere da tempo. Da ieri la pacificazione è più vicina anche per chi non ha ancora avuto giustizia.Sperava in una marcia indietro di Sarkozy sul caso Petrella?
«Il presidente francese ha ribadito, in modo esplicito e sincero, le ragioni umanitarie della mancata estradizione. Ci ha raccontato che Marina Petrella è arrivata a pesare 37 chili: non mangia più, il fegato le funziona male, ed è in uno stato depressivo tanto grave che l’eventuale estradizione la esporrebbe al rischio di morte. Questo è quanto hanno constatato i medici francesi. Il presidente francese ha raccontato di aver chiesto che anche medici italiani si recassero in Francia a verificarne le condizioni di salute, ma pare che dall’Italia non si sia mosso nessuno».
È stato un incontro positivo?
«Sì. Il presidente francese ha più volte preso le distanze dalla dottrina Mitterand, che non rappresenta più la posizione dell’Eliseo. Ha ripetuto che la Francia non vuole proteggere chi si è macchiato dei crimini del terrorismo».
Attualmente in Francia vivono circa una settantina di terroristi condannati in Italia.
«Marina Petrella rappresenta un caso isolato. Per gli altri - Nicolas Sarkozy ha parlato in particolare di una decina di persone - sarà concessa l’estradizione».
Lei ha criticato la decisione dei giudici di sorveglianza di Roma di negare la libertà condizionale a Vincenzo Guagliardo, uno degli assassini di suo padre Guido.
«Ho solo detto che mi sarebbe piaciuto essere ascoltata in proposito dai magistrati. Io ho incontrato Guagliardo, gli ho parlato, posso affermare che oggi è un uomo molto diverso».
L’ha perdonato?
«Chi si è macchiato di un crimine deve essere punito: non si tratta di desiderio di vendetta, ma di garanzia di giustizia. Non ci può essere impunità per i delitti del terrorismo senza compromettere anche qualsiasi possibilità di pacificazione e di riconciliazione. Ma se viene garantita giustizia, allora è possibile voltare pagina e chiudere davvero quel periodo storico».
Guagliardo è in carcere da circa venticinque anni, Marina Petrella no. Nel suo caso non c’è stata garanzia di giustizia.
«È vero, si tratta di due vicende molto diverse. Ma non voglio infierire, accetto la spiegazione del presidente Sarkozy. Però quello di Marina Petrella deve restare un caso isolato».
Fonte: l'Unità - Luigina Venturelli | vai alla pagina » Segnala errori / abusi