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Dichiarazione di Pier Ferdinando CASINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) 


 

«Contro la crisi serve unità, ma Berlusconi divide il Paese» - INTERVISTA

  • (02 novembre 2008) - fonte: Il Messaggero - Carlo Fusi - inserita il 03 novembre 2008 da 861

    ROMA - Pier Ferdinando Casini vede buio sul futuro dell’Alitalia («Non siamo profeti di sventura, è positivo che Gianni Letta abbia sfornato la sua crostata; però più che un dolce è un pasticcio e si vedrà presto, senza nulla togliere ai suoi grandi meriti verso il Paese») e soprattutto giudica assai negativamente le mosse di Silvio Berlusconi in questa fase così delicata di emergenza finanziaria: «Guardi, davvero non lo capisco. Davanti alle difficoltà economiche e davanti alla disponibilità e alla solidarietà che l’opposizione - almeno nelle sue componenti più serie - gli ha dato per affrontare la crisi, il presidente del Consiglio non trova di meglio che rispondere con la politica degli insulti. Cercando dal mattino alla sera di delegittimare l’opposizione, espropriando il Parlamento, e offrendo così l’impressione di voler dividere il Paese. Il contrario di quel che oggi serve all’Italia, che ha assoluto bisogno di coesione».

    Secondo lei perché: è il frutto di una sindrome di autosufficienza del Cavaliere?
    «Autosufficienza? Mah, io penso che qui siamo al delirio di onnipotenza. Perchè qualsiasi responsabile della politica, in qualsiasi Paese occidentale, alla mano tesa dell’opposizione risponde con il dialogo, non certo con gli insulti. E lo fa nell’interesse in primo luogo dei cittadini, non solo di chi governa. Berlusconi ha ottenuto alle elezioni una grande vittoria. Poteva essere incoronato re, e invece con i comportamenti che ha assunto si ritrova con una parte dei cittadini che gli si ribella contro. Con il risultato che anche quelli che potevano essere fenomeni contenibili si trasformano in crepe sempre più ampie».
    Si riferisce alla scuola, evidentemente. Ma lei condivide la protesta degli studenti contro la legge Gelmini?
    «Sui contenuti del provvedimento io non sono contrario. Tuttavia constato con amarezza che il problema vero non sono quelle norme bensì i tagli decisi da Tremonti. Al di là del merito del provvedimento, dove ci sono cose che condivido, il vero elemento caratterizzante è la riduzione di finanziamenti decisa dal ministro dell’Economia. Noi abbiamo detto che faremo la nostra opposizione in Parlamento, non in piazza. Il primo elemento da garantire deve essere il rispetto dell’autonomia degli studenti. Per questo non mi piacciono i politici che vanno in piazza con gli studenti: dà l’idea che si voglia approfittare della protesta, che si voglia mettere un cappello di partito alle loro richieste. E debbo dire che anche il ”vaffa” dei ragazzi di Bologna a Beppe Grillo è positivo. E’ il segno che la società non è così disponibile a farsi abbindolare dai telepredicatori».
    Torniamo a Berlusconi. Voi gli offrite la mano tesa e lui vi insulta, lei dice. Forse è perché non si fida...
    «Noi dell’Udc la politica della mano tesa non l’abbiamo proclamata solo a chiacchiere: alle Camere ci siamo astenuti su moltissimi provvedimenti, legge Gelmini compresa. Abbiamo sostenuto il governo nell’azione di risanamento di Napoli dai rifiuti, e devo riconoscere che lo stesso Pd nella manifestazione del Circo Massimo non mi pare abbia usato toni barricaderi. A tutto questo si risponde - e faccio solo un esempio tra tanti - con l’abuso dei decreti. Scelta che chiaramente determina una spaccatura sociale nel Paese. Per questo lancio un appello: spero proprio che la Gelmini non faccia un decreto anche sull’Università».
    Insisto: perché secondo lei il presidente del Consiglio è così sordo alle vostre offerte?
    «Berlusconi vuole fare tutto da solo. Ma è bene che comprenda che nessuno può governare così; ci vuole umiltà, tutti hanno bisogno degli altri. E non è che se uno chiede una mano o se dice grazie viene vulnerato nella sua leadership: i leader veri, infatti, sanno lavorare con gli altri, non si compiacciono di fare i solisti. Perchè poi il giorno in cui cambia il clima, e già si vede che sta cambiando, qual è il risultato? Che cresce la divaricazione nel Paese. Mentre quello che serve in un passaggio così difficile è l’unità, pur nella distinzione dei ruoli di ciascuno».
    Ma quale deve essere il ruolo di una opposizione non barricadera?
    «Uno innanzi tutto: evitare di seguire Di Pietro. Perché è palese che il più grande alibi a questi atteggiamenti autosufficienti e liquidatori di Berlusconi lo fornisce Di Pietro».
    E il Pd?
    «E’ chiaro che c’è un discrimine tra noi e loro, altrimenti avremmo fatto le stesse scelte. Invece siamo in Parlamento per due percorsi diversi. Debbo tuttavia riconoscere che un elemento che ci unisce è la difesa delle prerogative del Parlamento. Io vedo che il presidente Fini continua a lamentare l’assenteismo dei deputati. Credo che faccia benissimo a fare questa battaglia, l’ho condotta a suo tempo io in prima persona e so quanto è difficile, gli auguro di avere maggiore fortuna. Però l’elemento vero è che i deputati sono assenteisti perché il Parlamento è un’assemblea di nominati che oltretutto viene costantemente bypassata. Per cui io mi aspetto che il presidente di Montecitorio, così come ha fatto con l’annuncio dello scrutinio segreto sulla legge elettorale e gliene do atto, allo stesso modo difenda la Camera evitando che se ne continui l’esproprio; ponendo un freno all’uso dei decreti e all’esorbitante ricorso al voto di fiducia. Peraltro voglio rilevare che sta emergendo una questione molto delicata anche dal punto di vista dei rapporti istituzionali: non si può sottoporre al capo dello Stato un decreto con un testo e poi stravolgerlo nel cammino parlamentare inserendo elementi che il Quirinale non ha potuto valutare».
    Presidente, sui rapporti col Pd vorrei fosse chiaro come lo è stato su Berlusconi. Per esempio: D’Alema ha detto che si vince al centro. Lo considera un proposta di alleanza?
    «Prima di tutto voglio sottolineare che mi rendo conto che il Pd è in momento delicato di costruzione del partito per cui assolutamente non voglio intervenire in loro questioni interne. Lo dico perchè prende corpo una aberrante politica dei sospetti per cui se parlo di D’Alema o di Rutelli sembra che io voglia complottare con loro. Io parlo con Veltroni che è il segretario, con lui ho motivi di assenso e di dissenso come è giusto e naturale. Ciò detto non voglio essere elusivo: che si vinca al centro, scusate, mi pare una grande ovvietà. E’ chiaro che Berlusconi ha prevalso perchè ha attratto gran parte dell’elettorato centrista e moderato nonostante la defezione dei due milioni e passa di voti Udc. Aggiungo: bisogna riconoscere che il Pd ha fatto e sta facendo uno sforzo di cambiamento reale rispetto al passato».
    Ma è proprio per questo che molti nel Pd guardano all’Udc come possibile alleato...
    «Loro guardano a me e io guardo a Berlusconi. Sa perché? Perché voglio evitare che Berlusconi abbia il monopolio degli elettori moderati. Perché se gli si concede questo formidabile atout, un’alternativa vera e concreta di governo non si creerà mai. Ecco la ragione per cui noi in Abruzzo con una decisione, me lo lasci dire, ancora una volta coraggiosa, siamo andati da soli anche a costo di sacrificare un patrimonio politico. E’ una scelta che impedisce a Berlusconi di poter dire: lo vedete, questi vanno a sinistra. Perchè sarebbe il più grande favore che potessimo fargli».
    E allora andiamo al dunque: sulla crisi economica, di fronte agli spettri di recessione, voi vi preparate ad appoggiare il governo sì o no?
    «Noi vogliamo che ci siano provvedimenti veri a favore delle famiglie, molte delle quali stanno scivolando sotto la soglia di povertà. Abbiamo proposto un bonus - non un prestito: le famiglie sono già abbastanza indebitate - di cento euro mensili per il primo figlio e di cinquanta per il secondo fino a 18 anni: è una misura che comporta spese elevate ma sostenibili. E’ una grossa cifra lo so, ma un provvedimento di questo genere avrebbe un’immediata e positiva ricaduta sull’economia reale. Noi dell’Udc ci auguriamo che sul fronte delle famiglie, delle imprese e anche del Mezzogiorno si dia luogo ad una politica di incentivi fiscali e detassazioni. Ho apprezzato l’abolizione dell’Ici ma proprio per questo mi sento autorizzato a dire che è stata una operazione a favore dei redditi medio-alti: ora è il momento di misure a favore dei ceti medio-bassi che non ce la fanno. Tremonti ha sparso retorica a fiumi sulla Robin Hood tax, che doveva levare soldi alle banche. Adesso i soldi nelle banche ce li dobbiamo mettere per salvarle: è la conferma che tutti gli scienziati non esistono e che tutto questo acume non si è visto».

    Fonte: Il Messaggero - Carlo Fusi | vai alla pagina

    Argomenti: alitalia, scuola, tagli, ricchi e poveri, abruzzo, udc, casini con berlusconi, pd, opposizione, banche, ici, povertà, redditi, tremonti, Robin Hood Tax, Grillo Beppe, legge gelmini, crisi economica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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