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Dichiarazione di Leonardo Galenda

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Vigonovo (VE) (Partito: CEN-DES(LS.CIVICHE)) 


 

Discorso tenuto in occasione della ricorrenza del 4 novembre 2008

  • (04 novembre 2008) - fonte: Comune di Vigonovo - inserita il 23 luglio 2009 da 4211

    Oggi, noi siamo qui tutti a celebrare un dovere civile. È il giorno delle Forze Armate, del Tricolore e dell’Unità d’Italia, della Patria e allo stesso tempo una commemorazione dei caduti (durante il primo conflitto mondiale).

    La Prima Guerra Mondiale è stata, prima di tutto e soprattutto, un ampio ed esteso combattimento tra eserciti in armi, l’avventura iniziale, e la bellezza di partire per una causa giusta; baluardi, trincee, filo spinato; raccolte di viveri per i combattenti; offerte per i mutilati e le famiglie dei caduti; camminamenti, incursioni aeree, artiglierie, mitragliatrici, granate, carneficine; il fango delle trincee, Col di Rosso, Asiago, il Grappa, l’Isonzo, Caporetto, il Piave, Vittorio Veneto. Per le Forze Armate Italiane e l’esercito contadino che ne era il nerbo furono momenti cruenti e terribili che inducono a pietà e mestizia, ma fu anche capacità di controffensiva, riscossa, avanzata e vittoria culminata con la resa austriaca il 4 novembre 1918 a Vittorio Veneto.

    La Prima Guerra Mondiale richiama il tricolore perché Trento e Trieste, territori austriaci di lingua italiana si unirono al resto dell’Italia nel segno del tricolore. Rammento i ricordi di un anziano combattente vigonovese, il Sig. Michele Peron, che tra i soldati italiani che entrarono a Trento raccontava l’accoglienza e la gioia dei cittadini di Trento festanti al grido unanime di “Viva gli Italiani”. La Prima Guerra Mondiale ci richiama all’idea, all’immagine comune di nazione, di patria. Al radicamento della nostra anima, secondo cui noi apparteniamo ad una patria quando abbiamo un rapporto pieno con la nostra storia, con la nostra comunità e con il nostro ambiente naturale. E’ un sentimento senza il quale molti legami si spezzano. Senza di esso c’è la frammentazione, l’estraneità. Ecco quindi che noi , cari cittadini e associazioni presenti oggi con la nostra partecipazione reale, attiva e naturale conserviamo vivi certi tesori del passato e certi presentimenti del futuro.

    È attraverso la partecipazione ai riti civili che scandiscono la memoria culturale di una nazione che scopriamo e assorbiamo le nostre radici e rendiamo la nostra anima più ricca, e la nostra vita più stimolante e intensa. Infine, la commemorazione della Prima Guerra Mondiale è il ricordo dei caduti, dei cippi intorno a noi, Don Primo Mazzolari, un sacerdote reduce della Prima Guerra Mondiale, chiedendosi più volte:
    “Perché non sono rimasto anch’io laggiù?” ebbe ad affermare che i compagni e gli amici morti sono i nostri Signori. I Signori a cui andava chiesta la virtù della speranza e da cui ricevavamo l’ordine, la consegna, di conservare la pace.
    È il dono dei nostri morti, di tutti i morti della guerra, è il canone che ci tiene insieme.
    È la loro consegna, che per un soldato è sacra: custodire la pace.
    Del resto uno degli ultimi veterani viventi, l’inglese Claude Charles, nel frattempo diventato australiano, in un’intervista nel 2008 mandò a dire ai suoi governanti, che stavano dibattendo la partecipazione al contingente iracheno, che “pur non avendo alcuna autorità, non era in favore della guerra, a meno che non si tratti di un’emergenza”.
    Mentre l’ultimo veterano francese di origine italiana, Lazzaro Ponticelli, a cui la Francia ha reso omaggio con funerali di Stato il 18 marzo 2008 ripeteva con le parole semplici di colui che ha tanto vissuto:
    “Sparavamo su padri di famiglia, è completamente idiota la guerra”.
    Con lui è scomparsa, riprendendo la poesia di Ungaretti “Si stava come d’autunno sugli alberi le foglie”, è caduta, una della ultime foglie di una valorosa generazione di foglie. Ma questi uomini, che sono i nostri padri e i nostri fondatori a cui noi oggi celebriamo un giusto tributo, e che un tempo hanno combattuto e sono caduti in guerra , non hanno nulla di vecchio, ma anzi, ci mettono in contatto ancora meglio con il presente, ci stimolano a rendere più intelligente e intensa la nostra vita e soprattutto a custodire gli insegnamenti di pace in nome della Patria, delle sue Forze Armate, del Tricolore.
    Viva l’ Italia.

    Fonte: Comune di Vigonovo | vai alla pagina

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