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Dichiarazione di Massimo CALEARO CIMAN

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PT già IR) 


 

«La vera emergenza è dar credito alle Pmi» - INTERVISTA

  • (07 novembre 2008) - fonte: Il Mondo - Pietro Romano - inserita il 01 novembre 2008 da 31

    Massimo Calearo, già presidente di Federmeccanica, contrario alle scelte fiscali del Governo Berlusconi.

    «Non si possono lasciare i sindaci senza risorse».

    E' stato candidato a sorpresa nelle liste del Partito democratico. E a Vicenza ha permesso a Walter Veltroni di essere il primo partito e di eleggere il sindaco. Ma ora vuol dare una scossa al Partito democratico. In nome della modernizzazione, del federalismo e del Veneto. A lanciare questo messaggio forte attraverso Il Mondo è Massimo Calearo, già presidente di Federmeccanica.

    Domanda. Onorevole Calearo, lei ha sfilato per le strade di Roma con 350 sindaci veneti chiedendo una vera riforma federalista. Che fa? Diventa più leghista dei leghisti?
    Risposta.
    Prima di tutto mi lascia esterefatto invece che la Lega sia contro il movimento dei sindaci veneti, dove convivono esponenti del centrodestra, del centrosinistra e indipendenti. Ma, del resto, non me ne meraviglio. Questa Lega ciancia di Roma ladrona e poi concede senza colpo ferire 140 milioni a Catania o 400 milioni a Roma e lascia senza un centesimo Vicenza, che ha bisogno di infastrutture, come della tangenziale, anche per le decisioni del Governo, per la necessità di allargare la base americana. Del resto, le provincie venete dove la Lega è più forte sono quelle con più carenze infrastrutturali e più industria, come Vicenza e Treviso, quasi fosse un partito di mera opposizione e non anche di governo, ma spesso di governo, a Roma come in Veneto. E a Verona la Lega elegge il sindaco sconfiggendo il candidato del Pdl e del governatore. Insomma, spesso gioca due parti in commedia.
    D.Polemiche con la Lega a parte, però, non muta il senso della domanda...
    R.
    Io vengo dall'impresa dove il fattore tempo non è una variabile indipendente. Ai sindaci è stata tolta l'Ici. In parte può essere anche un bene, perchè le ammistrazioni comunali pur di introitare qualche soldo realizzavano siti inutili, penso alle zone industriali senza servizi. Ma non si possono lasciare i primi cittadini senza risorse. Eppure è quanto ha fatto la legge Calderoli. Il presidente della Regione Sicilia assicura che se ne vedranno i frutti tra non meno di dieci anni. E invece di ridurre drasticamente i tempi di questo processo la maggioranza sa che cosa fa?
    D. No...
    R.
    Approva un emendamento che stanzia 9 milioni per finanziare uno studio sul federalismo. Siamo ancora alla fase degli studi!! Allora è proprio vero che di questa riforma non conoscono né costi né effetti. Nel frattempo i sindaci dovranno tagliare prima di tutto le spese sociali. Con gravi conseguenze sull'essenza dei rapporti tra cittadini e istituzioni.
    D.Che fa? Incolpa il governo di aiutare Beppe Grillo e i professionisti dell'antipolitica?
    R.I sindaci sono i rappresentanti elettivi più vicini alla gente. Se si fa emergere una loro immagine negativa, senza differenze né di schieramento né di area geografica, certo che l'anti-politica finisce sulla cresta dell'onda. Ed è per questo che ho presentato la proposta di assegnare alle ammistrazioni comunali il 20% dell'Irpef finché la riforma federale non sarà concretamente applicata.
    D.Non mi pare che le sue posizioni coincidano con quelle del Partito democratico...
    R. Guardi che in Italia c'è un partito liquido, che è il Pdl, uno di lotta e di governo a seconda di quanto fa più comodo, ed è la Lega, e un altro allo stato gassoso, che è il mio. Protestare si è capaci tutti, ma io voglio passare dalla protesta alla proposta perchè ritengo che il mio interesse, quello delle persone serie che fanno politica, è di fare il bene dell'Italia, di salvare il Paese. Ed è per questo che sul territorio e tra i portatori di interessi concreti nel Pd molte cose si stanno muovendo.
    D. Cominciamo dal territorio...
    R.
    Quindi cominciamo dal mio Veneto perchè ritengo che i Democratici debbano ripartire dalla base e ogni suo esponente scendere tra la gente che, per geografia o per attività, conosce meglio. E' stato un mio imperativo categorico fin da quando ho accettato la candidatura. Ero capolista, potevo starmene a casa. Invece in tre settimane ho visitato 60 e passa paesi e i risultati positivi si sono visti. Dalla elezione in poi ho continuato a battere palmo a palmo questa regione e sono convinto che il territorio, Vicenza come Reggio Emilia o Bari, possa trasformarsi in un'officina delle idee che stimoli il centro. La storia, le tradizioni, le esperienze del Pd in periferia sono spesso molto diverse, ma questa caratteristica può essere trasformata in un punto di forza.
    D.Questo per quanto riguarda il territorio, ma lei è stato eletto, per usare le sue stesse parole, anche come portatore di interessi concreti.
    R.
    Ci stiamo muovendo pure su questo fronte per rilanciare quel patto tra i produttori che rappresentava uno degli elementi fondanti del Pd ed è stato accantonato. Un gruppo di parlamentari, che vengono dal mondo del lavoro e dell'impresa, sta cominciando a operare in una sorta di laboratorio.
    D.Ma non c'è appena stata la conferenza economica del partito?
    R.
    Io nemmeno ci sono andato. Mi hanno raccontato che c'era poco pubblico. Ma, ripeto, abbiamo l'obbligo di presentare proposte concrete considerato che il Governo e la maggioranza continuano a presentare piani e progetti a getto continuo in genere senza far seguire le realizzazioni alle parole. E con la crisi finanziaria che ha contagiato anche l'economia reale c'è poco da fare proposte per poi lasciarle al loro destino.
    D.Ma come? Il contagio già c'è?
    R.
    Certo che c'è. E sta investendo soprattutto le Pmi. Silvio Berlusconi finora si è curato solo dei grandi gruppi, dall'Alitalia alle banche, e nessuno più si ricorda dei piccoli. La bolla finanziaria una volta scoppiata ha fatto crescere la sfiducia tra istituti mettendo in crisi quell'interbancario che, a caduta, a sua volta ha creato difficoltà alle Pmi che sono tradizionalmente sottocapitalizzate, proprio le imprese più flessibili e innovative che in questa fase potrebbero arginare il problema. E i Democratici devono cominciare a guardare proprio a queste realtà.
    D.Ma non sono quelle che hanno fatto vincere le elezioni a Berlusconi?
    R.
    La luna di miele sta già finendo ed è nostro compito dare una mano a chi, come le Pmi, ne ha bisogno prima di tutto prendendo contatto con le organizzazioni di categoria e tenendone in maggiore conto le istanze. Ne va della salvezza del Paese. Questi imprenditori hanno capito che sono stati presi in giro. L'allora ministro Vincenzo Visco, per esempio, voleva detassare le spese di rappresentanza, che per le Pmi sono importanti, e questo governo invece si è comportato in maniera opposta. Che cosa crede, che il piccolo imprenditore, colpito nei suoi interessi, queste cose non le capisca?
    D.Ma quale ricetta potrebbe indicare da subito?
    R.
    Nel campo creditizio si porebbe fare come in Veneto. In una settimana è partito concretamente il piano anticrisi messo a punto da Neafidi, vale a dire i Confidi di gran parte delle province, e da Confindustria, immediatamente recepito dalla Regione. Con le risorse di Neafidi e Regione in sostanza si è creata una garanzia sul fondo da 300 milioni costituito dalle banche. Questo piano potrebbe costituire un modello prima di tutto per altre regioni ricche e dal tessuto formato da Pmi.
    D.Ma il Veneto non è amministrato dal centrodestra?
    R.
    Guardi, le buone ideee non sono né di destra né di sinistra. Sono buone idee e basta.

    Fonte: Il Mondo - Pietro Romano | vai alla pagina

    Argomenti: partito democratico, tasse, veneto, irpef, vicenza, banche, ici, PMI, amministrazione, lega, sindaci, Governo Berlusconi IV, crisi finanziaria, credito, crisi economica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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