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Dichiarazione di Valter VELTRONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

«Inimmaginabile, da regime». Blitz Pdl in Vigilanza Rai, Villari al posto di Orlando

  • (14 novembre 2008) - fonte: Liberazione - Romina Velchi - inserita il 16 novembre 2008 da 31

    Detto fatto. Alla terza votazione valida il senatore del Pd Riccardo Villari (ex Dc, ex Cdu, ex Udeur) è stato eletto presidente della commissione di vigilanza sulla Rai: 23 voti contro i 13 di Orlando, il candidato "ufficiale". Ma grande resta la confusione sotto il cielo di Palazzo San Macuto, perché, come spesso accade in politica, nulla è come sembra. A partire dal tira e molla sulle dimissioni del neopresidente.
    Tanto per cominciare Villari è stato eletto con i voti della maggioranza con un blitz che rompe una tradizione consolidata in base alla quale tocca all'opposizione scegliere il nome del candidato. Il Pdl non mostra alcun imbarazzo: «Era indispensabile sbloccare la situazione - taglia corto Cicchitto (capogruppo alla Camera) - eleggendo alla presidenza un esponente dell'opposizione. Così è avvenuto». Può darsi che la maggioranza abbia messo nel conto che Villari si sarebbe dimesso subito dopo, seguendo le indicazioni del proprio partito, con la conseguenza di ricominciare tutto da capo (in caso di dimissioni, infatti, si tornerebbe alla maggioranza dei tre quinti). O magari sa che così non sarà. In ogni caso ha lanciato un siluro che sta squassando i democratici.
    I quali gridano allo scandalo, ma a ben vedere non sanno che pesci prendere. «E' stato consumato uno strappo gravissimo nelle relazioni tra maggioranza e opposizioni, che non rimarrà senza conseguenze nei lavori parlamentari» tuona per esempio la vicecapogruppo Marina Sereni. Lo stesso Veltroni giudica «inimmaginabile, da regime» quanto accaduto in Vigilanza e si appella a Fini e Schifani: «Non so come possano accettare una cosa del genere». Il fatto è che, nel segreto dell'urna, a Villari sono andati anche due voti dell'opposizione, che nessuno mette in dubbio siano targati Pd. La caccia ai franchi tiratori è già cominciata, tanto che il radicale Marco Beltrandi, uno dei primi sui quali si sono appuntate le attenzioni, giura: «Come ho fatto per 46 volte, anche in questa votazione ho votato per Orlando e ho anche mostrato la scheda ai colleghi prima di infilarla nell'urna».
    Franchi tiratori o no, nel Pd è scoppiata la bufera. Alimentata pure dalle mancate dimissioni di Villari. Il quale, per carità, ha detto di non voler assumere «alcuna iniziativa in contrasto con le determinazioni del mio gruppo e del mio partito», ma prima vuole seguire un fantomatico «percorso istituzionale»: incontrare i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani, e il presidente della Repubblica. «E magari pure il Papa», ironizzava Massimo Donadi, capogruppo a Montecitorio dell'Italia dei valori. Quando ha saputo delle intenzioni di Villari, Veltroni, raccontano, è saltato sulla sedia. Lo ha chiamato al telefono, così come ha fatto Anna Finocchiaro (capogruppo al Senato) per intimargli di dimettersi subito, mentre analogo "consiglio" gli arrivava da importanti esponenti del Pd. Ma lui niente, lasciando nel totale imbarazzo il leader del Pd che nel pomeriggio ancora giurava: «Si dimetterà oggi». Talmente sicuro del fatto suo da prevedere che adesso «l'Idv ha la responsabilità di fare una rosa di proposte».
    Ma sotto accusa, nel partito, è la strategia seguita fin qui. Nota è la posizione di Marco Follini: «Ho sempre pensato che l'alleanza con Di Pietro fosse onerosa. Chi è causa del suo mal...». Ancora più duro Enzo Carra (tra i sospettati franchi tiratori): «Abbiamo deciso che il nostro ruolo era quello dei kamikaze e ci siamo andati a schiantare sull'obiettivo»; e se Villari (al quale arrivano gli auguri di «buon lavoro» da Pannella) si dimettesse saremmo «nella peggior partitocrazia».
    Mentre il Pd si dibatte nelle sue contraddizioni, agli altri partiti dell'opposizione non resta che stare a guardare. L'Udc attacca la maggioranza e parla di «comportamento inaccettabile», anche se il partito di Casini da tempo mostra insofferenza per l'ostinazione di Di Pietro. In mattinata l'ex presidente della Camera, insieme con Veltroni, aveva lanciato un appello all'Italia dei valori perché optasse per la rosa di nomi. Appello caduto nel vuoto. Perché l'Idv insiste sulla questione di principio: non può essere la maggioranza a decidere chi deve essere il candidato dell'opposizione. Di Pietro, naturalmente, non ha perso l'occasione per attaccare Berlusconi, apostrofato con «caro presidente del consiglio Videla», e per parlare di un «atteggiamento tipico di una dittatura argentina».
    Berlusconi non si è scomposto, conscio di aver messo a segno un bel colpaccio: sulla Vigilanza «c'è stata scelta autonoma dei gruppi parlamentari, rispetto alla quale io sono stato assolutamente estraneo». Di Pietro? «Commenti inutili».
    Quanto a Villari, le dimissioni possono aspettare: Schifani è all'estero e non tornerà prima di sabato; a Fini non è ancora giunta alcuna richiesta di incontro. E già il dubbio si insinua: e se non si dimette? Per lui è pronto il gruppo misto.

    Fonte: Liberazione - Romina Velchi | vai alla pagina
    Argomenti: partito democratico, pd, partiti, Rai, dirigenti, commissione di vigilanza, Villari Riccardo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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