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Dichiarazione di Antonio DI PIETRO

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: IdV) 


 

«Rai, è un blitz contro l’Idv Orgogliosi della nostra lotta» - INTERVISTA

  • (21 novembre 2008) - fonte: l'Unità - Claudia Fusani - inserita il 22 novembre 2008 da 31

    «In Abruzzo se andiamo a votare non è perché domani piove ma perché ha piovuto governo ladro». Così Di Pietro introduce il tema del “miracolo” compiuto dall’Idv nel mettere insieme una coalizione che terrà testa al Pdl. «All’inizio dell’estate, eravamo a -22. Ci ho creduto e oggi siamo in gara».

    Orgoglioso» per la battaglia di «principio» e di «rispetto per le istituzioni» sulla Vigilanza Rai. Nessun rancore col Pd e meno che mai con Veltroni «tradito» da Villari e «a cui per primo ho telefonato per dire che avremmo fatto un passo indietro». Il senatore Latorre e i suoi pizzini “un problema che non ci tocca». Nel centrosinistra, in una coalizione «riformista» a prescindere da Berlusconi. Fiero del cartello elettorale messo in campo in Abruzzo. E infine esplicito sul G8 di Genova: «Un anno fa mi sono opposto a una Commissione parlamentare d’inchiesta, con poteri quindi pari a un magistrato, perché non c’era stato ancora il primogrado di giudizio. Oggi chiedo un organismo d’indagine perché la politica deve poter dare la sua ricostruzione di quei fatti. Insomma, a ognuno il suo mestiere». Antonio Di Pietro,leader unico e indiscusso dell’Italia dei Valori, è ospite de l’Unità per il forum in redazione. È tarda mattinata e il caso Villari-Rai sembra concluso. Cosa che poi non sarà.
    Onorevole Di Pietro, la storia della Vigilanza, in pillole e come se dovesse spiegarlo a un bambino. Soprattutto, perché è significativa non solo politicamente.
    «L’Italia dei Valori,43 parlamentari eletti e rappresentanza completa a Camera e Senato,cosa che ad esempio non ha l’Udc, ha avuto un consenso elettorale tale per cui ha maturato il diritto di partecipare a ruoli e incarichi istituzionali e parlamentari. Come vuole la consuetudine e la prassi. Dopo il voto, però, ci è stato notificato che non era esattamente così. Ad esempio all’Idv non poteva andare una delle vicepresidenze della Camera. E noi abbiamo detto “vabbè, lasciamo stare”. In cambio ci hanno offerto la Vigilanza, una commissione di garanzia importante, ci fu detto, anche per dare un messaggio a Berlusconi. Erano tutti d’accordo, Pd e anche Udc».
    Così nasce la candidatura di Orlando.
    «Quando abbiamo fatto il suo nome hanno gioito tutti, la sua storia come ex sindaco di Palermo parla per lui. Questo lo dico per dire che è stata una candidatura dell’opposizione, tutta».
    E qui, siamo a giugno, cominciano subito le barricate, le votazioni a vuoto, la maggioranza che fa mancare il numero legale.
    «A dimostrazione che il problema non era Orlando ma l’Italia dei valori. Non è vero che Berlusconi non vuole Orlando, Berlusconi non vuole l’Italia dei Valori.Una volta chiarito questo si capisce perché abbiamo tenuto la posizione e la candidatura di Orlando fino in fondo: è una questione di principio e di dignità politica, non gliela si può dare vinta... Berlusconi non può fare il controllore e il controllato, non può scegliere lui chi dirige un organo di garanzia che per prassi istituzionale tocca all’opposizione. Per tutti questi motivi, a cui aggiungo il rispetto della dignità politica del partito e personale di Orlando, abbiamo scelto di non cedere».
    Avete tenuto il punto. Nelle opposizioni tutti d’accordo?
    «Tutti,lo dico con soddisfazione e con orgoglio».
    Beh, ogni tanto qualcuno si è alzato per dire la sua...
    «Sono stati casi singoli di mal di pancia. Io dico sempre che ci sono due categorie di persone: i protagonisti e quelli che parlano dei protagonisti per diventare protagonisti».
    E arriviamo a una settimana fa, quando il senatore ex Margherita Riccardo Villari ottiene la maggioranza dei voti in Vigilanza.
    «Un blitz: Villari è stato contattato da maggioranza e ha detto sì. Uno dei voti che gli hanno dato la maggioranza è il suo. L’altro... lo chiederò a Bocchino visto che si cambia pizzini con Latorre. Comunque Italia dei valori ha ancora tenuto fermo il punto per qualche giorno poi martedì mattina ho chiamato Veltroni e gli ho detto che avremmo fatto un passo indietro. Visto che qualcuno ci definisce eversivi, vorrei ricordare che noi abbiamo difeso fino in fondo una questione di principio in quanto di democrazia. Poi ho delegato Veltroni per trovare una soluzione... sempre che questo Villari si dimetta,sarei curioso di sapere se lo fa (Di Pietro è ospite dell’Unità tra le 12 e le 13 e 30. La notizia che Villari non si dimette arriva alle 15 e 40 ndr). Tanto non è certo la Vigilanza in quanto tale a dare garanzia di una risposta da parte degli elettori».
    Orgoglioso di questa battaglia.
    «Molto, ancora una volta abbiamo smascherato Berlusconi che ha mentito e corrotto politicamente. C’è una fila enorme di casi. Vorrei ricordare che nel 1994 Berlusconi comincia così,prima con Cusumano, poi Grillo,pah ... in una settimana tutto il Patto Segni era passato con Forza Italia. Se non è corruzione politica questa, ditemi voi come la dobbiamo chiamare. Anzi, direi che sta diventando una dazione ambientale anche questa».
    La transumanza politica è fenomeno antico.
    «La transumanza c’è sempre stata ma qui il problema è che il diavolo tentatore è sempre lui. Il problema è il diavolo tentatore».
    Oltre che con Villari hanno provato a contattare anche altri?
    «Il primo che hanno cercato è stato proprio Orlando. Secondo copione Orlando doveva andare là e mettersi a disposizione. Orlando è venuto da me e mi ha detto, “ma ti rendi conto”. Poi hanno trovato Villari, ma Villari farà la fine di Mastella».
    Sono arrivate in redazione molte mail sul famigerato pizzino che il senatore diessino Nicola Latorre passa in tv al vicecapogruppo del Pdl Italo Bocchino. I commenti non variano molto: «Scandaloso, penoso, vergognoso». Onorevole Di Pietro, ha ancora senso parlare di centrosinistra oppure in Parlamento, anche nel partito Democratico, c’è chi rema contro di lei?
    «Il problema di Latorre non ci tocca, punto. Non vorrei che si invertisse l’ordine dei problemi e ci sfuggisse il senso generale. Quella del pizzino è stata una boiata pazzesca. È anche vero che nei nostri confronti c’è una certa irridenza e riserva mentale, ogni volta che prendiamo la parola in Parlamento sale sempre un certo chiacchiericcio. Ma giudicare i comportamenti in base a questo sarebbe riduttivo. Purtroppo l’Italia dei valori e DiPietro servono per fare polemica. Io sono molto amareggiato per questo e me ne faccio una colpa. Ad esempio, io non ho mai chiesto al Pd un’istruttoria su Latorre e i pizzini. Mercoledì per tutto il giorno l’Idv ha ripetuto che non ci riguarda, che semmai era un problema del Pd. Poi in serata a Montecitorio mi compare accanto un giornalista e ripeto che se il Pd vuole un’istruttoria se la vedranno loro. Titolo di oggi su quel giornale: Di Pietro vuole un’istruttoria».
    Quindi il senatore Latorre e i pizzini non sono un problema.
    «No,lo dico a verbale. Non me ne può fregà de meno. Se fosse questo il problema sarebbe risolvibile in 24 ore con una stretta di mano, magari ci si manda a quel paese e poi finisce lì. Il problema è un altro: Idv e altri partiti che si contrappongono a Berlusconi possono fare squadra oppure no? Più volte,ad esempio,mozioni e ordini del giorno del centrosinistra hanno perso per una manciata di voti mentre dall’altra parte decine di persone che votavano per due o per tre. Anche ieri - dopo un battibecco con il presidente Fini per la solita scena dei pianisti e perchè gli avevo fatto notare che quando una persona fa finta di non vedere un reato o è connivente o è colluso - hanno battuto le mani anche nei banchi del centrosinistra. Allora, abbiate pazienza...».
    Risulta però che Di Pietro sia tra i più assenti dall’aula.
    «È un’ingiustizia totale specie accanto a un Bossi che risulta aver votato il 99 per cento delle volte o Brunetta che risulta al 100 per cento. Io però, se si va a vedere meglio, ho votato 450 volte e Bossi tre. Però io risulto con il 26 per cento. Sapete perchè? Perchè chi è in missione risulta votato anche se assente. Ma per favore...Noi non facciamo doppi voti e risultiamo più assenti degli altri. Se non è un’ingiustizia questa...».
    Lei conferma di non rientrare in Commissione Vigilanza?
    «Assolutamente no, per noi è un capitolo chiuso».
    E nel Consiglio di amministrazione della Rai.
    «Nessuno ci ha contattato. D’altra parte quello che succede nel Parlamento e nelle sacrestie non ci ha mai interessato. Noi abbiamo sempre detto che nel Cda Rai ci devono stare le maestranze».
    Sarebbe strano se l’Italia dei Valori mostrasse una disponibilità ad entrare nel Cda Rai e poi venisse eletto da un organismo che lei non riconosce tanto da dimettersi in blocco.
    «La prima vera contraddizione è quella per cui i membri del Cda della Rai sono scelti dai partiti anzichè all’interno della professione. Ripeto: nel cda Rai ci devono stare le maestranze e non i partiti».
    Corre voce di una nomina per Marco Travaglio.
    «Vorrei sapere chi è quello che l’ha detto. Non ci risulta, nè a me nè a lui. Dopodichè, ce ne fossero come Travaglio nel Cda Rai. Comunque, non ci sono là dentro (in Vigilanza ndr) e non so che dire».
    Arrivano mail in continuazione. Insistono con il caso Latorre e la vigilanza Rai. Un lettore la ringrazia per come fa opposizione, le chiede perchè Orlando non è stato eletto e se “all’interno del Pd c’è una spaccatura tra Veltroni e D’Alema di cui ne fa le spese il suo partito”. Un altro fa notare se “per caso qualcuno rema contro Veltroni e la sua leadership per mettere nell’angolo il rapporto con l’Italia dei Valori nell’angolo”.
    «Chiedetemi dell’Italia dei Valori, non chiedetemi degli altri altrimenti poi esce sempre e solo quello che dico degli altri e del mio partito. Comunque io penso che Veltroni sia vittima di questa storia di Villari. L’ho vissuto sulla mia pelle e so quello che dico. Cosa deve fare Veltroni? Tutti noi nelle opposizioni stiamo facendo una battaglia di principio e di legalità contro una prepotenza del Presidente del consiglio che non contento va a fare ammuina con uno del Pd, come si deve sentire il capo di quel partito? Come faccio a prendermela con lui? Che gli faccio a Veltroni che è stato tradito. Prendetevela col traditore non con il tradito. E... con il diavolo tentatore».

    Rapporto comunque complesso tra voi e il Pd: dagli screzi di piazza Navona all’addio di settembre fino alle cortesie di questi ultimi giorni. Voglia e tentativo di fare squadra? O necessità di concordia in vista delle regionali in Abruzzo? «All’indomani del voto Pd e Idv partono su binari paralleli ma non coincidenti. Il punto di divisione era questo: la semplificazione ricercata da Veltroni sarebbeun tentativo più che apprezzabile in un paese normale ma qui siamo in sudamerica; a questo dai un dito e si prende un braccio; predica bene e razzola male; è uno che non finirà mai di fare gli interessi propri e dei suoi amici. Ecco perchè dal primo giorno, dalla prima Navona in poi, ho detto ci stiamo incamminando in un regime. Il Parlamento non è più in funzione tra pianisti, decreti legge e voti di fiducia; la giustizia non è in grado di operare; l’informazione viene imbavagliata o comprata. In queste condizioni il segretario del Pd ha continuato a ripetere, fino all’estate: “Ma io così non riesco a dialogare bene e a costruire quel paese normale”. Il problema è che a questo paese va tolto il tumore altrimenti restano le metastasi che colpiscono a raffica, pa-pa-pa-pa. Il problema non è Berlusconi ma sono i berluschini: nel paese si sta riproducendo ad ogni livello un modo di governare come quello di Berlusconi. Detto questo, oggi non c’è più la ragion del contendere. Oggi da ogni parte si ripete la parola regime, anche l’Associazione nazionale magistrati lo dice. Forse il contadino Di Pietro tanto scemo non è».
    L’Anm chiede l’intervento dell’Onu per i troppi attacchi da parte del premier.
    «La magistratura è sopraffatta su più fronti. Il rapporto tra magistrati e imputati ormai, nell’opinione pubblica, è diventato una questione tra bande di ladri. Da una parte il magistrato è stato volutamente e dolosamente criminalizzato nel suo ruolo per depotenziare il risultato delle sue indagini. Dall’altra sono state create norme che hanno reso impossibile accertare fatti e arrivare a sentenze e verità.È stato ridotto volutamente il fondo finanziario per il comparto giustizia, non ci sono più strumenti e mezzi. La magistratura è stata oggettivamente menomata nella sua indipendenza. Così come ogni organo indipendente che pensa di poter restare tale, viene prima mortificato e poi cambiato. Nasce da qui l’appello all’Onu».
    La «messa in prova» per sfoltire le carceri. Alfano dice che è stata una sua idea.
    «È deprimente assistere a un ministro della Giustizia che copia: se gli interessava me lo diceva e gli avrei spiegato come fare. Il problema è che lui ha stravolto quello che avevamo previsto noi, cioè la messa in prova fino a tre anni e nelle more del giudizio. Loro, al solito, prendono, copiano e se l’aggiustano come serve. Nel loro progetto rientrano un sacco di reati che noi avevamo escluso. Fanno sempre così: con i recidivi, con le intercettazioni. Prendono una bottiglia buona e invece di metterci l’acqua ci mettono veleno».
    Altri lettori, altre mail, chiedono consulenze che possiamo far diventare domande. Ad esempio se il ministro Brunetta può essere denunciato per diffamazione per aver detto che i fannulloni sono di sinistra. Oppure capi di imputazione per Cossiga per aver suggerito di infiltrare agenti provocatori nel movimento studentesco.
    «In un paese normale altro che impeachment. Il problema è che ormai si è creata una giurisprudenza per cui ogni parlamentare può dire tutto».
    Voto gli immigrati, sempre contrario?
    «Veltroni, che una volta ha detto che io sono contario, mi deve due caffè. Questa affermazione non ha nè capo nè coda. È chiaro che nel momento in cui uno straniero diventa cittadino italiano, può votare alle politiche. Per quello che riguarda le amministrative abbiamo sempre detto che uno straniero può votare».
    Il suo partito nell’ottobre 2007 votò contro la Commissione d’inchiesta sul G8 di Genova. Ora la chiede. Cosa le ha fatto cambiare idea?
    «Non ho cambiato idea. Credo che ognuno debba fare il suo mestiere. Ero e resto contrario a una Commissione parlamentare d’inchiesta, con poteri identici a quelli di una procura, che indaga mentre ci sono inchieste e processi in corso. Sono adesso, dopo le sentenze di primo grado, favorevole a che il Parlamento avvii una commissione di indagine, e non d’inchiesta, su quei fatti per ricostruire il clima politico e tutto quello che non ha funzionato e che i processi non hanno potuto fissare. Credo sia nell’interesse di tutti sapere che la magistratura non deleghi ad una maggioranza politica il giudizio su fatti come questi».
    Secondo lei durante i processi sul G8 sono intervenuti fatti nuovi, che hanno a che fare ad esempio con la reticenza, e che chiedono supplementi di indagine?
    «Ci sarà il secondo grado, l’appello, e valuterà il giudice. Ha i mezzi per farlo».
    Come valuta la lettera del capo della polizia, il prefetto Antonio Manganelli, in cui dice che “il paese ha bisogno di spiegazioni su ciò che accadde a Genova”. È un fatto nuovo per un eventuale processo di appello?
    «Quella lettera non è nè una chiamata di correità nè in reità ma qualcosa che nobilita l’attuale Capo della polizia che si assume la responsabilità morale per quello che è successo e chiede scusa. Quella lettera, però, può essere utile a una Commissione parlamentare d’indagine».
    Di Pietro, il cemento e il motore della sua opposizione è l’antiberlusconismo?
    «Se Berlusconi non ci fosse noi saremmo comunque in una formazione riformista, e ci saremmo convintamente e determinatamente. Ma Berlusconi c’è, è un’anomalia ed è giusto parlarne. Accusare me è come accusare quello a cui schiacciano i piedi, il poveretto urla e gli altri dicono “ma perchè urli sempre”. Ecco io sono contro il perbenismo di facciata per cui non bisogna disturbare il manovratore. Non si penserà mica per davvero che Berlusconi, a lasciarlo fare, si possa convertire sulla via di Damasco? Vi cito il mio maresciallo che mi diceva: “Dottò, qui bisogna infrenare il fenomeno”. Voleva dire che bisognava limitarne i danni».
    Va bene, ma con chi si vede meglio, con l’Udc o con la sinistra radicale? Con Tabacci, Casini o Ferrero?
    «Grande rispetto per Tabacci, uomo e politico molto preparato. Casini vedo che ogni volta si astiene dal voto, è come quello che sta lì in bordo fiume per vedere su quale barca è meglio salire».
    Con la sinistra più radicale?
    «Italia dei valori non si è mai voluta dare un’etichettatura ideologica. E infatti i nostri elettori hanno origini culturali e politiche più svariate. Detto questo non siamo extraparlamerntari no global. Non lo siamo. Noi siamo moderati. Ripeto: noi saremmo da questa parte a prescindere da Berlusconi perchè crediamo che una formazione conservatrice e destrorsa non possa fare il bene di tutti e che invece possa fare il bene di pochi. Da qui a passare per extraparlamentare, no global, ce ne corre».
    In Abruzzo siete alleati con Ferrero.
    «Certo, è stato il primo nucleo della coalizione che correrà in Abruzzo. Io con Ferrero ho sempre lavorato bene. L’ho avuto di fianco per quasi due anni in Consiglio dei ministri e posso dire che è una persona corretta pur non condividendo alcune sue posizioni».
    Quindi con la sinistra radicale sono possibili alleanze su alcuni punti.
    «Lo stiamo già facendo. Sulla giustizia - stiamo raccogliendo insieme le firme contro il lodo Alfano - e sulle questioni sociali. In questo momento quale altra battaglia va fatta se non quella di contrastare un governo che toglie ai poveri e dà ai ricchi? E chi lo deve fare se non queste forze politiche che hanno un contatto diretto con le fasce sociali più deboli? Ogni provvedimento deciso da questo governo va a favore di una casta imprenditoriale finanziaria speculativa. Ma insomma: perchè togliere i soldi alla scuola e alla sanità, alla giustizia? Toglili agli evasori fiscali confessi che non hanno pagato per sei miliardi».
    Elezioni in Abruzzo.
    «Abbiamo ricostruito una coalizione che non c’era più. E nessuno dei candidati ha problemi con la giustizia. È una scommessa in cui bisogna credere. Io ci ho creduto, dall’inizio».
    L’Idv è favorevole alla scuola privata?.
    «Anche le private hanno diritto di esistere ma non quando sottraggono risorse a quelle pubbliche. Ciò detto la scuola, specie l’università, va riformata sotto il profilo della trasparenza, dei corsi di laurea e degli incarichi». Dopo aver ribadito che sul capitolo Vigilanza e Pd «l’Italia dei valori ci hamesso una pietra sopra », Di Pietro concede la sua firma autografa al forum. La vedete qui accanto. L’ex pm, è diffidente. E borbotta che non è solito concederla così facilmente.

    Fonte: l'Unità - Claudia Fusani | vai alla pagina

    Argomenti: giustizia, Berlusconi, G8, Genova, immigrati, scuola, ricchi e poveri, università, abruzzo, commissione d'inchiesta, pd, Rai, opposizione, Ferrero, Rifondazione, Italia dei Valori, ANM, lodo Alfano, commissione di vigilanza, scuola privata, Cossiga, Cda | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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