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Dichiarazione di Valter VELTRONI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: PD) 


 

"Rivendico la linearità del nostro comportamento sulla vicenda della Vigilanza"

  • (21 novembre 2008) - fonte: La Repubblica - Goffredo De Marchis - inserita il 21 novembre 2008 da 31

    "Rivendico la linearità del nostro comportamento sulla vicenda della Vigilanza". Walter Veltroni tiene il punto. Nessuna autocritica, nessun cedimento. Anche dopo che si è consumata l'espulsione di Riccardo Villari dal gruppo democratico del Senato e lui però resta al suo posto: presidente della commissione sulla Rai. Eppure il caso Villari sembra aver aperto, nel Pd, una lunga, forse lunghissima fase congressuale, in cui cominciano a delinearsi schieramenti contrapposti che presto potrebbero diventare una maggioranza e una minoranza.

    Nell'ipotesi migliore, più normale, naturale, verrebbe da dire democratica, visto che a sinistra certi conti si sono regolati spesso in un'altra maniera: con le scissioni. Ecco perché il segretario difende i passaggi politici che hanno segnato il faticosissimo percorso della Vigilanza: "La lealtà verso Di Pietro, la trattativa condotta di comune accordo con Casini, l'individuazione del nome migliore da mettere sul tavolo, quello di Zavoli". Ma a prescindere dall'esito finale, i suoi avversari cercheranno di metterlo con le spalle al muro criticando la gestione del caso, le scelte, le alleanze, i comportamenti.

    Che nel Pd stiano emergendo con chiarezza due linee, sintetizzate, anzi semplificate con la solita formula dalemiani-veltroniani, ormai è chiaro. Processi, sospetti, veleni e pizzini: questi sono i termini più usati in queste ore. Marco Follini viene indicato come vicino alle posizione di Massimo D'Alema. Ha ottimi rapporti con Nicola Latorre. Si è espresso a favore dell'espulsione di Villari "perché si è creato un contrasto reale tra lui e il partito".

    Ma nel direttivo del gruppo ha parlato a lungo anche degli errori di Veltroni, dei suoi passi falsi, della pessima conduzione della vicenda: "Villari è semplicemente il figlio di una linea sbagliata". Perciò spiega che il "congresso nel Pd è già cominciato". Il dramma è "che il partito avrebbe bisogno di uno scontro duro, anche durissimo, ma leale. Invece vive in un perenne confronto apparentemente meno aspro, però opaco, poco chiaro e quindi per niente leale".

    Giorgio Tonini, vicino a Veltroni, sottoscrive le parole di Follini. Lui chiede il congresso dal giorno dopo la sconfitta elettorale e la vicenda Villari ha solo radicato la sua scelta. "I nostri elettori sono nauseati da un duello fatto di veleni, pugnali e pizzini.

    Parteciperebbero invece con passione a un vero confronto. Dunque o trasformiamo la conferenza programmatica di gennaio in una cosa seria oppure meglio un congresso anticipato". Goffredo Bettini, braccio destro del segretario, ieri lo ha ripetuto direttamente a Veltroni: "Dobbiamo anticipare il congresso, non è possibile aspettare le Europee".

    Al "partito del congresso" la risposta di Veltroni è sempre la stessa: "No". Per ora. Ma il coordinamento del Pd, convocato per martedì, ruoterà intorno a questa domanda. In quella sede si capirà come la pensano Franceschini e Fioroni, l'anima popolare. Non sapremo lì qual è la valutazione di D'Alema e dei dalemiani che non fanno parte dell'organismo.

    "D'Alema fa parte della maggioranza, ma non è stato informato quando si è costituito il coordinamento, si è messo a disposizione ma non ha ricevuto risposte. Allora, forse è bene che nel partito le posizioni vengano chiarite", dice il dalemiano Roberto Gualtieri.

    Succederà probabilmente il 15 dicembre, nella direzione, slittata a dopo le elezioni abruzzesi. Tonini spiega i dubbi del segretario sulle assise: "Non vuole dare l'impressione di un partito concentrato tutto su se stesso". E se nei fatti fosse già così? "Quando succede qualcosa come l'elezione di Villari bisogna uscire dal torbido", insiste Tonini. Il "processo" dei senatori contro il loro collega Villari ha finito per interessare persino il Quirinale.

    A riunione appena finita, la capogruppo Anna Finocchiaro si è infilata di corsa nella sua stanza: "Mi sta cercando il presidente della Repubblica", ha detto ai suoi collaboratori. Giorgio Napolitano non voleva certo immischiarsi nelle tensioni interne del Pd, semmai capire come stava evolvendo una situazione che coinvolge le istituzioni. Ma tanti dirigenti e tanti elettori invece si chiedono: cosa accade tra i democratici?

    Fonte: La Repubblica - Goffredo De Marchis | vai alla pagina

    Argomenti: partito democratico, Rai, congresso pd, CORRENTI di PARTITO, commissione di vigilanza | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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