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Dichiarazione di Mariastella GELMINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: FI)  -  Ministro  Istruzione Università e Ricerca (Partito: PdL) 


 

«Un’emergenza nazionale, ma per la sicurezza mancano i soldi» - INTERVISTA

  • (24 novembre 2008) - fonte: Il Messaggero - Claudio Marincola - inserita il 24 novembre 2008 da 31

    «Sono entrata nella scuola di Rivoli, ho visitato l’Istituto, l’aula di Vito, ho incontrato i suoi familiari e parlato con gli studenti. Ho trovato dolore, amarezza e anche tanta rabbia. Queste cose, lo ripeto, non devono più succedere».
    Ministro Gelmini altri ministri hanno pronunciato prima di lei la stessa frase, “queste cose non devono più succedere”. Ma intanto 2 edifici su 3 nel nostro Paese sono ancora insicuri; 4 su 10 sono privi di palestra, il 50% ha un impianto elettrico che risale agli anni ’40. E i soffitti continuano a venire giù. «Guardi, posso dirle che fin dal mio insediamento, dalla prima audizione, circa sei mesi fa, ho posto subito il tema della sicurezza e dell’edilizia scolastica tra le priorità. Ora a Rivoli è presto, non sappiamo cos’è successo di preciso, quali sono state le cause della tragedia.Le dinamiche non sono chiare. Ci sono autorità, c’è la magistratura che sta indagando. Dobbiamo aspettare le conclusioni».
    Ha pensato che avrebbero potuto accoglierla con i fischi?
    «In quella scuola c’era dolore, un dolore composto. Ma anche tanto rispetto. E io sono andata lì per capire e per portare la presenza delle Istituzioni. E’ evidente che Rivoli e San Giuliano mettono in evidenza un problema, quella che, senza farci prendere dal panico, chiamerei una vera emergenza nazionale. Noi stiamo cercando di ridurre il numero delle scuole anche per questo, per un discorso di sicurezza e razionalizzazione».
    L’opposizione accusa il governo di aver tagliato, con la Finanziaria in discussione al Senato, 22 milioni e passa di euro. Facevano parte di un fondo di 100 milioni riservato alla sicurezza scolastica.
    «Non è cosi, anzi è vero il contrario. Se si va a vedere l’articolo 7 bis del Decreto ministeriale l’edilizia scolastica è tra le infrastrutture strategiche da finanziare con il Cipe. Segno che si era perfettamente consapevoli della situazione. L’opposizione può chiedere i soldi perché a differenza di noi non ha responsabilità di governo».
    Quanti miliardi servono? E dove li prendiamo?
    «Con esattezza non saprei dirle. Sono risorse che bisogna trovare, attualmente abbiamo a disposizione una cifra non sufficiente. Perché non è un problema di qualche correttivo, qui si tratta di reimpostare la spesa. Senza una rimodulazione, senza un taglio degli sprechi, questo problema, non mi stancherò mai di dirlo, non lo risolveremo mai. Potrei aggiungere che certe competenze in materia di edilizia scolastica sono distribuite in più enti. Ma non è questo il punto, né il momento per far ricadere certe responsabilità sulle Province. Le risorse si devono trovare in un altro modo».
    Lo ha detto a Tremonti?
    «Tremonti lo sa dall’inizio. E’ d’accordo con me. Ne ho parlato anche con Bertolaso con il quale abbiamo varato una task-force e pianificato un intervento per le prime cento scuole. Ho chiesto, e l'avrò entro gennaio, un’anagrafe completa delle scuole. Al ministro Fitto ho chiesto poi la convocazione della Conferenza unificata Regioni, Province e Comuni. Insomma, io non mi sto certo muovendo da adesso. Ma le faccio notare che dei 43 miliardi di euro che costituiscono il bilancio della Pubblica istruzione il 97% se ne va in spesa corrente. Resta un 3% (circa 1 miliardo e 300 milioni, ndr) scarso per gli investimenti. Con risorse così limitate non si fa niente quando dinanzi hai una voragine. Riuscire a intervenire senza cambiare il meccanismo di spesa, senza perdere tempo e senza tagliare gli sprechi, è pura utopia. Rischiamo solo di buttare altri soldi come prima di noi hanno fatto gli altri. Insomma, non posso chiedere 10 miliardi a Tremonti e lasciare i meccanismi di spesa così come sono».
    Un esempio di quello che per la Gelmini è uno “spreco”?
    «Potrei farle tanti esempi, a cominciare dal numero di indirizzi delle scuole superiori. Ma anche all’interno stesso del Ministero: le risorse sono appaltate alle singole direzioni. Con i dirigenti stiamo mettendo a punto una due diligence per spostare finanziamenti attualmente allocati in microprogetti di sperimentazione. Progetti perfettamente inutili. Ho preferito destinare fondi strutturali all’aggiornamento degli insegnanti o agli studenti e finanziare progetti per disabili, musica e sport. Dinanzi ad una emergenza così strutturale come la sicurezza e l’edilizia scolastica tutti dobbiamo darci da fare».
    Non farà come l’ex ministro Mussi che voleva ridurre i corsi di laurea e poi abbiamo toccato il tetto dei 5500?
    «Non è certo colpa di Mussi, non è lui il responsabile. La verità è che quando le risorse ci sono tutti trovano il modo per spenderle. Quando invece bisogna ridurle non c’è collaborazione. Nessuno vuole sottoporsi alla fatica di razionalizzare».
    A che punto è il decreto sulla scuola superiore?
    «Abbiamo importanti disegni di legge presentati dalla maggioranza e dall’opposizione che vanno ad affrontare il tema della governance. C’è un dibattito in corso e spero che prosegua. Sto lavorando insieme ai miei collaboratori a un nuovo sistema dell’istruzione Tecnica e professionale. È importante capitalizzare il lavoro della commissione De Toni avviato dal precedente governo. In un momento di crisi come questo credo che la scuola debba dare risposte adeguate sia alle imprese che al territorio. E dall’opposizione, devo dire, ho colto negli ultimi tempi qualche segnale importante. La Garavaglia, ad esempio, il mio ministro-ombra è persona che stimo molto».
    Gli studenti però restano sul piede di guerra. E a proposito: il nuovo rettore della Sapienza di Roma l’ha invitata all’inaugurazione del nuovo anno accademico. Ci andrà?
    «Mi hanno invitato in tanti altri posti, vedremo, ora non saprei dirle. So solo che sono serena e continuo a lavorare con impegno e determinazione».
    E’ sempre favorevole all’abolizione del valore legale del titolo di studio?
    «Lo vedo come un punto d’arrivo, non ho cambiato idea. Ma in un ordine ideale, nelle linee guida, metto: reclutamento, governance, valutazione e dottorato di ricerca. La prima cosa da fare è lavorare alla correzione del decreto sull’università, all’allocazione di 500 milioni di euro “per la meritocrazia” e al nuovo sistema di valutazione del Civr».
    Berlusconi lo sente spesso?
    «Quasi tutti i giorni, l’ultima volta ieri».
    Che vi siete detti?
    «Le posso dire quello che ci ripetiamo sempre: di non fare come hanno fatto altri governi che hanno tirato a campare, perché non stiamo qui a scaldare la sedia. E siamo aperti al confronto con chi ci sta».

    Fonte: Il Messaggero - Claudio Marincola | vai alla pagina
    Argomenti: scuola, università, infrastrutture, roma, sicurezza dei cittadini, scuola pubblica, ministro Istruzione, tagli pubblica istruzione | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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