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Dichiarazione di Alessandro NACCARATO

Alla data della dichiarazione: Consigliere  Consiglio Comunale Padova (PD) (Lista di elezione: DS)  - Deputato (Gruppo: PD) 


 

Investire sui giovani per uscire dalla crisi

  • (25 novembre 2008) - fonte: Il Gazzettino - Alessandro Naccarato - inserita il 25 novembre 2008 da 31

    Il Governo Berlusconi si dimostra inadeguato a fronteggiare la crisi economica in atto, basti pensare che la legge finanziaria appena approvata dalla Camera, per esempio, non contiene alcun intervento concreto per rilanciare l'economia. Anzi, i pesanti tagli al sistema scolastico e universitario decisi con i decreti legge estivi del ministro Tremonti indeboliranno un settore strategico per lo sviluppo del nostro Paese e colpiranno un capitale umano dotato di saperi e conoscenze in grado di innovare continuamente l'impresa e la produzione.

    Il governo pensa a sostenere solo le banche e le grandi industrie ma non sembra preoccuparsi affatto di chi soffre davvero la crisi in atto: i lavoratori dipendenti, i precari e i pensionati. Per uscire dalla recessione e tornare a crescere è necessario favorire i consumi attraverso politiche che aumentino il potere d'acquisto degli stipendi e delle pensioni e contrastare la precarietà nel lavoro che caratterizza in particolare proprio le giovani generazioni. Per tornare a crescere e uscire dalla crisi economica è indispensabile investire nei giovani. L'Italia è diventata il paese europeo in cui le persone con meno di 34 anni decidono più tardi di vivere in modo autonomo dalla famiglia. Per fare un rapido confronto in Italia il 70% dei maschi tra i 18 e i 34 anni vive con i genitori contro il 50% di Spagna e Portogallo, il 30% di Austria e Francia, meno del 20% in Gran Bretagna, Svezia, Finlandia e Danimarca. La situazione è peggiorata negli ultimi anni. Anche qui porto un semplice dato di riferimento: i giovani tra i 25 e i 29 anni che vivevano in famiglia nel 1981 erano il 30%; oggi sono il 57%.

    Questo ritardo sta alla base delle nostre difficoltà economiche: meno occupati, meno innovazione nella ricerca e nella produzione, meno fecondità e meno figli. Dietro a questi elementi ci sono anche aspetti individuali e culturali, che comportano una ricaduta negativa e drammatica per la società, legati alla volontà e alla comodità di non assumersi responsabilità e alla paura che i figli possano limitare le opportunità lavorative e la realizzazione professionale. L'Italia è un paese frenato che perde posizioni rispetto agli altri concorrenti europei. Le risposte alla crisi devono sbloccare la situazione e liberare le potenzialità e le energie delle giovani generazioni, mettendole in condizione di investire nel loro futuro.

    Per questo, il Partito Democratico ha avanzato alcune proposte che, però, il governo ha ignorato completamente. Innanzitutto bisogna investire nell'istruzione ed elevare l'obbligo scolastico. La scuola è il primo luogo dove si formano i cittadini, dove accogliere e integrare i figli degli immigrati che saranno i cittadini italiani di domani, e dove insegnare la cultura della responsabilità, della legalità, del merito. Servono, quindi, più asili nido e ragazzi culturalmente più preparati: la conoscenza e il sapere sono le principali risorse di cui disponiamo e per diffonderle e svilupparle è necessario mantenere più tempo scuola per garantire un'istruzione di qualità, non servono certo i tagli irrazionali e indiscriminati del governo.

    Bisogna poi istituire prestiti agevolati ai giovani che decidono di uscire dalla famiglia di origine. La nostra spesa sociale oggi è sbilanciata verso le persone più anziane che, anche per il loro peso numerico, godono di attenzioni rilevanti per ragioni elettorali. Una parte di risorse deve essere investita, invece, per sostenere di più i giovani in ambito professionale e agevolarli quando decidono di costituire una famiglia e mettere al mondo dei figli. Infatti, o si inverte il calo demografico o tra qualche anno nessuno pagherà i contributi per tenere in piedi il sistema pensionistico. Aiutare i giovani a costruire il loro futuro significa quindi aiutare anche le persone più anziane.

    Inoltre, bisogna fornire maggiori servizi di qualità alle giovani donne che lavorano, premiando chi decide di avere dei figli, aumentare i tempi e le retribuzioni dei congedi parentali, favorire la stabilizzazione dei contratti di lavoro ed estendere quelli che prevedono la maternità.

    L'Italia può tornare a crescere soltanto se investe nella conoscenza e nel sapere delle giovani generazioni e se inverte il calo demografico con politiche a favore delle famiglie.

    Fonte: Il Gazzettino - Alessandro Naccarato | vai alla pagina

    Argomenti: giovani, economia, scuola, europa, istruzione, occupazione femminile, Finanziaria di Tremonti, merito, Governo Berlusconi IV, crisi economica | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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