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Rassicuro Israele "No al nucleare iraniano”
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(26 novembre 2008) - fonte: La Repubblica - Giorgio Battistini - inserita il 26 novembre 2008 da 31
Una visita per ricordare i sessant’ anni dello Stato di Israele e identica età della Costituzione italiana, un parallelo che diventa buona ragione per festeggiare insieme. Una visita per aggiungere qualcosa, se possibile, ai «già ottimi rapporti" tra i due Stati (dice Simon Peres) e alla «straordinaria ricchezza e intensità tra i nostri popoli» (aggiunge Giorgio Napolitano). Una visita che da parte israeliana tuttavia si preferisce caricare con le angosce del momento, le minacce iraniane, l’esigenza di sentirsi capiti e appoggiati da amici e alleati dell’Occidente.In questa sua prima giornata della visita in Israele, aperta dall’incontro tra i due presidenti, Giorgio Napolitano (accompagnato dalla signora Clio) s’è sentito ripetere spesso le ragioni profonde dell’ossessione israeliana verso l’Iran e le sue roboanti minacce. Più nelle domande dei giornalisti però che nelle obiezioni dei dirigenti di governo, timorosi semmai che Teheran continui ad armare i gruppi violenti estremisti della regione, visto che l’agitazione psicomotoria iraniana sembra aver reso per contrasto i paesi arabi più disponibili. Sullo sfondo di tanti irriducibili conflitti resta la profezia di Henry Kissinger sul futuro di Gerusalemme, città destinata prima o poi alla divisione: «Sappiamo tutti come finirà. Purtroppo non sappiamo quando».
Concetto ripreso di recente anche da Olmert. Adesso, dice Napolitano «bisogna saper guardare lontano» , verso l’ineludibile traguardo della pacifica convivenza di due Stati sovrani«. Israele «può contare sulla nostra determinazione e sulla nostra solidarietà».
Napolitano e Peres, i due presidenti, si conoscono da anni. L’ israeliano ha sempre considerato l’italiano un socialista e traccia di questa sua opinione è presente già nelle parole di benvenuto, ieri mattina. «Come si può dire solo per pochi politici», dice di lui Peres, «non ha mai fatto compromessi con la propria coscienza, sempre alla base della sua condotta. Tutte le persone che lo conoscono lo ammirano per questo. La sua visita aggiunge qualcosa ai nostri già ottimi rapporti».
Curiosamente è toccato alla stampa israeliana, nel breve fuoco di file di domande seguito all’incontro ufficiale (ormai quasi sempre soppresse le conferenze stampa che chiudono i vertici e talora aprono conflitti politici). Una, due, tre domande da parte israeliana. Gli dicono: «Lei si indigna contro chi nega l’esistenza di Israele, perché allora non contro l’Iran? Si fa abbastanza per bloccare Teheran? L’Italia non dovrebbe fare di più?».
Mentre Peres definisce l’Iran un «pericolo per tutto il mondo, non soltanto per Israele, serve adesso una politica unitaria Europa, Usa, Russia e altri», Napolitano (superando un momento di fastidio per l’eccesso di interesse polemico) replica che «l’Italia condivide l’impegno internazionale per impedire lo sviluppo iraniano di armi nucleari. Aderiamo alla strategia di ricerca d’una soluzione pacifica del negoziato e al tempo stesso di fermezza assoluta. Siamo impegnati a evitare una nuova proliferazione nucleare per bloccare quei programmi che da parte iraniana sconfinano nella produzione di armamenti. Che altro dovrei aggiungere adesso» dice alla fine.
«L’Italia fa la sua parte nella politica delle sanzioni Onu. Non siamo gli unici a mantenere rapporti commerciali con l’Iran. Se fare di più lo deciderà la comunità internazionale». «Sì forse è vero, dobbiamo fare di più, ci vogliono sanzioni più forti», sembra quasi rettificare, pochi metri più in là, il ministro degli Esteri Franco Frattini. Che al museo della Shoah saluta e se ne va. Annunciando di essere in partenza per il Messico. «My God», finge di stupirsi Simon Peres.
Fonte: La Repubblica - Giorgio Battistini | vai alla pagina » Segnala errori / abusi