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Dichiarazione di Luciano VIOLANTE
Gli impostori saranno giudici? L'Anm chiami l'Onu
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(27 novembre 2008) - fonte: Il Riformista - Luciano Violante - inserita il 27 novembre 2008 da 31
Secondo il direttore dell’ufficio concorsi del Ministero della Giustizia è tutto regolare. Ma le segnalazioni sulle irregolarità del concorso per entrare in magistratura si moltiplicano di ora in ora. Il sito www.sarannomagistrati.it contiene molte denunce analoghe a quella, estremamente dettagliata, pubblicata ieri sul il Riformista. Un giornalista di Italia Oggi, che ha partecipato alle prove, ha dato la stessa versione dei brogli.Vediamo di che si tratta. Alle prove del concorso in magistratura è possibile portare per consultazione solo codici non commentati. Sono vietati manuali, commentari, annotazioni, raccolte di giurisprudenza. Ciascun candida o consegna qualche giorno prima i codici che userà durante le prove. I testi vengono esaminati dalla Commissione; se corrispondono ai requisiti, vengono timbrati e collocati sul tavolo del candidato. Ebbene, alcuni candidati hanno constatato che parecchi loro colleghi disponevano di testi vietati, ma regolarmente vistati dal ministero. E difficile pensare che fossero inavvertitamente sfuggiti al vaglio della Commissione. Chiunque abbia studiato giurisprudenza sa distinguere un codice semplice da un codice commentato. Qualcuno, colluso con i disonesti, non pochi secondo le proteste, ha introdotto in aula i testi vietati, vidimati come se fossero in regola. Questi testi sono rimasti nella disponibilità dei candidati durante tutte le prove scritte e qualcuno di loro potrebbe superarle non per competenza ma per frode. Molti avrebbero protestato presso la Commissione esaminatrice ricevendo per tutta risposta l’invito a presentare ricorso. Successivamente sarebbero stati espulsi non coloro che avevano i testi vietati, ma coloro che protestavano contro l’illegalità.
Il 24 novembre l’onorevole Rita Bernardini ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia Angelino Alfano. Anche il Consiglio superiore della magistratura avrebbe deciso di discuterne, in base alle proprie competenze. Ha taciuto invece fino a ieri sera l’Associazione nazionale magistrati. Dopo l’appello all’Onu, ci si sarebbe attesi una pronta e altrettanto vibrata presa di posizione su una vicenda che rischia di far precipitare nel fango l’intera categoria. Invece c’è stato per giorni il silenzio.
Ancora più preoccupante è una certa passività delle Camere di fronte a vicende che dovrebbero invece richiamare immediatamente l’attenzione di tutti i gruppi parlamentari. L’avevamo già notato quando quaranta neofascisti invasero indisturbati il palazzo della Rai per minacciare la conduttrice di un programma televisivo. Il fatto alla Camera fu delegato a un breve scambio tra due deputati. Che cosa sarebbe accaduto se a Berlino o a Parigi un gruppo di neofascisti avesse assalito la sede della televisione di Stato tedesca o francese? E innanzitutto sarebbe stato possibile farlo in quei Paesi?
Sui brogli nel concorso deve esserci una risposta diversa. Un Parlamento e un Governo che permettessero l’ingresso in magistratura di decine di impostori sarebbero totalmente screditati. La magistratura ricopre ruoli sempre più rilevanti nella vita delle istituzioni e in quella dei cittadini, ben al di là delle tradizionali funzioni. Magistrati dirigono tutti gli uffici più importanti del ministero della Giustizia e del Consiglio superiore della magistratura; dirigono uffici chiave di molti altri ministeri; sono presenti in Parlamento; sono sottosegretari, assessori regionali, sindaci. La magistratura, in buona sostanza, oltre ad amministrare giustizia, coopera con il governo nazionale e con quelli locali nella direzione del Paese.
La valanga di imposizioni, limiti e divieti che pesa sulle spalle di cittadini e di imprese fa del magistrato una sorta di controllore generale di innumerevoli aspetti della vita civile ed economica. Le lentezze della politica si scaricano spesso sulla magistratura, come si è visto nel drammatico caso di Eluana Englaro e nella improvvida accusa di autorizzazione all’omicidio rivolta alla Corte di cassazione, per non essersi inventata una norma che il Parlamento non è sinora riuscito ad approvare.
Un corpo professionale che amministra giustizia, si autogestisce in modo pressoché esclusivo, coopera con l’Esecutivo nel governo della cosa pubblica, interviene, in forza delle responsabilità che la Costituzione gli attribuisce, nelle più significative vicende civili, sociali ed economiche deve essere affidabile. Questa virtù non è un patrimonio dei soli magistrati; è, ancor prima, un patrimonio morale della nazione. Parlamento e Governo devono tutelarlo con rigore, anche per difendere l’affidabilità propria.
Fonte: Il Riformista - Luciano Violante | vai alla pagina » Segnala errori / abusi