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Dichiarazione di Giorgio TONINI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

«In Veneto deve nascere una Lega democratica alleata del Pd» - INTERVISTA

  • (30 novembre 2008) - fonte: Il Gazzettino.it - Andrea Bianchi - inserita il 30 novembre 2008 da 31

    «Al Nord possiamo tenere testa al Pdl ma per vincere ci serve un partner con il peso del Carroccio»

    Per battere il «doppio» del centrodestra (Pdl e Lega), il Pd ha bisogno di un altro giocatore al Nord, una specie di «Lega democratica». È l'opinione del senatore Giorgio Tonini, membro della direzione nazionale del Pd e responsabile dell'area Studi e Ricerca, considerato «vicinissimo» al leader Walter Veltroni.
    Da Chiamparino, a Cacciari, a Dellai in tanti invocano il «partito territoriale». Come rispondono i vertici del Pd?
    «La discussione è aperta, a partire da un dato sotto gli occhi di tutti: al Nord esiste un problema di consenso per il Pd. Ne siamo ben consapevoli. Come siamo ben consapevoli del fatto che, a livello globale, si sta chiudendo una fase trentennale caratterizzata dall'egemonia del pensiero neoconservatore. Lo dimostrano la radicalità della crisi innescata da questa egemonia e la vittoria di Obama negli Stati Uniti. È quindi tempo di fare politica e di scommettere sull'innovazione, anche organizzativa».
    Considerate la territorialità una risorsa o un limite?
    «È una condizione indispensabile per affermare i nostri valori. Gli obiettivi programmatici acquistano forza e significato solo con il radicamento nella società e nel territorio».
    Al dunque, è pensabile «una struttura autonoma da Roma» con ampia facoltà di decidere?
    «Bisogna riflettere, ma forse può aiutarci l'esperienza trentina, che conosco in presa diretta. All'inizio pensavamo di costruire un partito autonomo con nome e simbolo propri che si confederasse con il partito nazionale, tant'è vero che alle primarie dell'anno scorso abbiamo votato solo per il segretario nazionale. Poi si è scelta una strada diversa: affiancare al Pd "autonomista" che abbiamo fatto nascere in Trentino un partito tipicamente territoriale come l'"Unione per il Trentino" di Dellai».
    Lo ritiene uno schema valido per tutto il Nord?
    «Se - e sottolineo il se - dovessimo trarre un insegnamento dal caso di Trento, il modello da seguire sarebbe quello di una partita di tennis col "doppio". Al Nord il Pd ha che fare, al di là della rete, con due avversari: il Pdl e la Lega. Con il Pdl siamo assolutamente competitivi, ma non possiamo battere da soli due tennisti. A Trento è sceso in campo il "doppio" e abbiamo vinto».
    Vi aspettate un bel «dritto» dal partito di Chiamparino e Cacciari?
    «Nei loro interventi vedo la giusta preoccupazione per il radicamento territoriale, ma a volte sembra di capire che tutto si risolverebbe spaccando il Pd in tre parti: Nord, Centro e Sud. Non mi pare una buona idea, soprattutto perché il Nord è una realtà plurale e si rischia di sostituire al centralismo di Roma quello di Milano. Secondo me dovremmo innanzitutto costituire un coordinamento del Nord, come luogo nel quale discutere con il partito nazionale, e poi, visto che non incombono elezioni generali, provare a sperimentare soluzioni che partano dal basso. In alcune realtà può bastare una più marcata autonomia del Pd regionale. Per esempio in Piemonte: il Pd a Torino sfiora da solo la maggioranza assoluta. Altrove, e forse è il caso del Veneto, si potrebbe seguire il modello del Trentino e vedere se è possibile trasformare l'arcipelago di liste civiche ed esperienze territoriali in un embrione di "Lega democratica". La discussione va portata avanti senza chiusure da parte di Roma, ma anche senza innamorarsi di formule solo apparentemente risolutive».
    Allora perché vietare ai democratici lombardi di chiamarsi «Pd della Lombardia»?
    «Se i garanti hanno detto di no, è forse perché non potevano dire di sì. Se servono modifiche statutarie che rendano possibile l'accentuazione dell'autonomia, ben vengano. Peraltro lo Statuto del Pd prevede addirittura "patti confederali" tra il partito nazionale e partiti con nomi e simboli diversi».
    «Conquistare» il Nord vuol dire soprattutto parlare ai ceti moderati: serve guardare al centro, all'Udc?
    «L'attenzione a possibili alleanze verso il centro è utile, ma sarebbe sbagliato credere che il gioco delle alleanze possa esonerare il Pd dall'obbligo dell'innovazione».

    Fonte: Il Gazzettino.it - Andrea Bianchi | vai alla pagina
    Argomenti: alleanze, pd, territorio, veneto, lega, Nord | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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