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Dichiarazione di Francesco RUTELLI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Per il Terzo Polo)  - Consigliere  Consiglio Comunale Roma (RM) (Lista di elezione: API) 


 

Caro Walter, mai nel Pse

  • (04 dicembre 2008) - fonte: Europa - Francesco Rutelli - inserita il 05 dicembre 2008 da 31

    Alla vigilia del terzo congresso, reputo opportune alcune informazioni e valutazioni politiche da parte mia, nella qualità di co-presidente del Pde. statutario, destinato ad accompagnare il nostro raggruppamento politico sino alla scadenza della legislatura europea.
    Costituirà un’occasione interessante di confronto, con alcuni ospiti esterni che arricchiranno i tre temi all’ordine del giorno (crisi economicofinanziaria e processo europeo; mutamenti climatici ed energia; povertà e sviluppo): in particolare, Mario Monti e il numero due della Fao. Significativo anche il dialogo con i rappresentanti della Dc cilena. Il congresso approverà gli atti richiesti dallo statuto e vari documenti politici. NON È PREVISTA l’approvazione di un “manifesto del Pde” – sarebbe improprio, nella fase in cui ci troviamo, specialmente con il Pd in Italia – ma piuttosto una dichiarazione politica rivolta al campo delle forze europeiste e democratiche per tenere aperta l’interlocuzione che in questi pochi anni di vita, in modo certamente utile, il Pde ha saputo iniziare. Segnalo che il nostro amico e co-presidente Bayrou – dopo le dure prove elettorali degli anni passati – è tornato ad altissimi livelli di consenso in Francia e avrà una posizione sempre più rilevante di potenziale ago della bilancia per creare un’alternativa alla destra, verso la quale è ritenuto la più credibile opposizione da parte di un numero crescente di francesi. Interessanti sono alcuni sviluppi all’orizzonte in Polonia, dove si sta formando una lista per le europee in cui convergeranno importanti personalità democratico-liberali e socialiste. Né va trascurata la recente dinamica nel Regno Unito, dove gli sviluppi della crisi economico- finanziaria potrebbero produrre un inatteso riavvicinamento tra Labour e Libdem. È stato per me motivo di grande gioia che la celebrazione di Pasqual Maragall, cui sono stato invitato domenica a Barcellona in occasione della presentazione della sua biografia, abbia segnato una sua pubblica e forte dichiarazione di sostegno all’idea di Partito democratico in Europa.
    Sul piano politico, considero rafforzate le posizioni che abbiamo sempre sostenuto sino all’atto di scioglimento della Margherita: la nascita del Partito democratico in Italia è un fatto nuovo, e non il punto di compromesso tra le precedenti identità. La scelta che fu fatta dai promotori della Margherita è stata molto significativa: i Popolari hanno abbandonato il Ppe, coraggiosamente, nonostante le credenziali di fondatori e i grandi meriti europeisti di quel partito, una volta che è stata irreparabile la sua deriva conservatrice. I Democratici, che hanno aderito al gruppo liberaldemocratico, hanno rivendicato quella scelta ma non l’hanno mai posta come condizione rispetto alla prospettiva del nuovo Pd. La formazione del Pde e l’alleanza in seno all’Alde – formata da oltre 100 eurodeputati, di cui 30 Pde – non è stata parimenti mai utilizzata come un recinto, né una base di negoziato, ma come concorso alla creazione di un più largo orizzonte europeista e di centrosinistra.
    Credo che possiamo esserne orgogliosi, così come del sistema di collaborazioni realizzato dall’Alliance of Democrats (democratici Usa, partito del congresso indiano, partito democratico giapponese e altre formazioni amiche in Asia, Africa, America Latina), oltre i confini delle Internazionali esistenti.
    Credo che l’unico sviluppo adeguato alla grande novità del Pd sia la formazione di un’alleanza internazionale di tipo nuovo, di un’aggregazione politica europea di profilo innovatore, e naturalmente la promozione di uno schieramento democratico ed europeista in seno alle istituzioni europee. Sintesi: il Partito democratico anche in Europa.
    Per farlo, la soluzione non può essere l’ingresso nel Gruppo del Pse, come ci viene proposto, con la modesta aggiunta di una parola nella denominazione di un gruppo che sarebbe formato per un buon 90% di socialisti e socialdemocratici (ricordando, a proposito di parole che non cambiano i contenuti – ma nemmeno i contenitori – il caso dei Conservatori inglesi, che fanno parte del gruppo del Ppe in cambio dell’aggiunta della denominazione...
    Democratici europei). A proposito di “isolamento”, gli eletti del Pd non potrebbero certo far emergere in quella sede il valore e l’originalità del nostro progetto, ma sarebbero propriamente isolati in quanto non socialisti. Certo, sarebbe un buon aiuto per il gruppo Pse ottenere l’adesione di un partito che ha un terzo dei voti in Italia, ma con un paradosso veramente amaro: noi dovremmo far parte del gruppo Pse non per costruire un nuovo orizzonte del centrosinistra in Europa, ma per concorrere a eleggere una staffetta tra un socialista e un conservatore alla presidenza del parlamento europeo! Il cammino di un gruppo autonomo sarà più difficile, ma molto più significativo. E, nella sostanza, utile per gli stessi socialisti, cui guardiamo come alleati fondamentali, con cui vogliamo essere partner leali e auspicabilmente instaurare un patto politico, anche proponendo una “federazione” tra gruppi distinti (sapendo bene, come ha correttamente ricordato Piero Fassino, che la federazione all’interno di quel gruppo di cui si parla in questi giorni «non avrebbe senso» e «non è prevista dai regolamenti parlamentari»; perciò ci viene chiesto tout court di entrare nel gruppo Pse). Dai socialisti, peraltro, non vogliamo ereditare il “metodo francese”: rifiuto di alleanze con centristi democratici per conquistare la maggioranza, ma priorità al mantenimento di identità della sinistra (frequente risultato: riduzione dei consensi e approdo a “grandi coalizioni” con i conservatori). Abbiamo costituito il Pd per innovare questo quadro, non per essere gli unici in Europa ad entrare in un gruppo Pse che ha perso capacità di aggregazione; né per spingere liberali, cattolici democratici restanti, regionalisti verso un’alleanza politica con il centro-destra. Gli esiti delle elezioni americane, con una nuova stagione di governo democratico guidato da Obama, ci dicono che nei prossimi anni proprio l’originalità del Pd in Italia è destinata ad aprire nuove opportunità. Credo che rinunciarvi sarebbe la cosa più contraddittoria rispetto a ciò che abbiamo deciso di fare fin qui.
    Vi ringrazio per l’attenzione, e anche se qualcuno tra i destinatari non sarà d’accordo con quanto ho scritto, penso fosse mio dovere riassumere questi punti alla vigilia di Bruxelles, nella prospettiva del confronto che si terrà dalle prossime settimane nel Pd. Con un caro saluto.

    (Lettera inviata a Walter Veltroni, al ministro ombra degli esteri Piero Fassino, ai componenti dell’ufficio di presidenza della Margherita e ai partecipanti al congresso del Pde)

    Fonte: Europa - Francesco Rutelli | vai alla pagina

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