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Dichiarazione di Emma BONINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD)  - Vicepres. Senato  


 

Se 900mila disoccupati vi sembran pochi

  • (05 dicembre 2008) - fonte: Il Riformista - Emma Bonino - inserita il 06 dicembre 2008 da 31

    La crisi finanziaria mondiale e gli effetti della recessione che hanno investito l’Italia impongono a chi governa l’economia del nostro Paese di prendere contromisure tempestive, univoche ed efficaci. Non siamo in epoca di interventi a pioggia i cui benefici rischiano di disperdersi in mille rivoli. Alle difficoltà che si profilano occorre rispondere avendo chiare le priorità e, da tempi non sospetti, non ho dubbi che la riforma degli ammortizzatori sociali debba essere in cima alla lista: lasciare qualche soldo nelle tasche della gente è una delle risposte per mantenere uno stimolo all’economia e proteggere nuovi disoccupati da un crollo verticale delle loro entrate.

    Facciamo due conti. L’Ocse stima che la recessione avrà pesanti conseguenze sul mercato del lavoro e che in Italia, nel 2009 e nel 2010, ci saranno circa due milioni di disoccupati. Secondo l’ultimo rapporto di monitoraggio del ministero del Lavoro, gli ammortizzatori sociali italiani coprono solo il31% dei disoccupati con sussidi di varia natura. Gli altri devono arrangiarsi da soli.

    Nei prossimi due anni, dunque, ci saranno poco più di 600mila disoccupati che riceveranno un sostegno al reddito, a cui si aggiungono i cassaintegrati e circa 1,4 milioni senza alcuna fonte di reddito. Contribuiranno ad alimentare l’esercito dei poveri e potranno sopravvivere solo grazie all’aiuto delle famiglie o del lavoro nero. Ma prendiamo in considerazione, vista la difficile situazione dei bilanci pubblici, solo quelli che hanno perso un lavoro e non le persone alla ricerca del primo impiego. Sempre facendo una stima tagliata con l’accetta, poiché nel 2007 le persone in cerca di lavoro con una precedente esperienza lavorativa erano il 75% del totale, nel 2009 e nel 2010 i disoccupati che perderanno il lavoro, non coperti da alcun ammortizzatore sociale, saranno almeno 900mila, buona parte dei quali con contratti flessibili o atipici. Probabilmente i disoccupati saranno in proporzione molti di più rispetto agli inoccupati a causa della crisi che si abbatterà su molti settori produttivi.

    E’ un problema sociale, economico, politico e forse anche di ordine pubblico di qualche rilevanza che nei prossimi due anni ci saranno quasi un milione di cittadini italiani senza neppure le risorse minime di sussistenza?

    Il governo ha annunciato lo stanziamento di un miliardo di euro per allargare in misura modesta la platea dei beneficiari degli ammortizzatori sociali. Per poter erogare un’integrazione al reddito a buona parte dei 900mila disoccupati che si annunciano sono necessarie risorse aggiuntive pari a quelle che, alla fine, saranno pagate dai contribuenti per il salvataggio di Alitalia, cioè circa tre miliardi. Il piano governativo, che prevede tanti interventi sparsi di modesta entità, sarà in grado di produrre quello shock di cui abbiamo bisogno per incentivare la domanda e risollevare l’economia? Sono francamente scettica.

    Allora, concentrare le poche risorse per consentire a 900mila disoccupati di resistere, in modo dignitoso, alla tempesta dei prossimi due anni ha tanti vantaggi. Innanzitutto è una misura di giustizia sociale che esiste in tutti gli altri Paesi d’Europa. Solo in Italia vi sono due categorie di lavoratori, quella protetta contro il licenziamento involontario e quella abbandonata alla sua sorte. Cogliere quest’occasione per una rapida riforma degli ammortizzatori sociali, utilizzando la delega prevista dalla legge sul welfare del precedente governo che permette di abbreviare drasticamente le procedure di approvazione, consentirebbe di ottenere due risultati insieme: intervenire con urgenza su 900mila poveri assoluti che questa crisi getterà sul lastrico; avvicinare il nostro Paese all’Europa con una riforma degli ammortizzatori sociali moderna ma anche severa, tenuto conto delle condizioni vincolanti che, in un’ottica di welfare to work, sono alla base del patto tra Stato e cittadino beneficiario.

    Ma il provvedimento avrebbe anche una funzione anticiclica: trasferire tre miliardi sui ceti più bisognosi, privi in gran parte di altre fonti di reddito, darà una forte spinta alla domanda perché queste risorse si trasformeranno quasi interamente in acquisti di beni e di servizi essenziali. Di questo ha bisogno il nostro Paese, come molti economisti raccomandano, per uscire con le ossa meno rotte dalla recessione.

    Fonte: Il Riformista - Emma Bonino | vai alla pagina

    Argomenti: economia, lavoro, alitalia, disoccupazione, europa, mercato, sociale, reddito, famiglie, radicali al Parlamento, disoccupati, Recessione economica, crisi finanziaria, poveri, bilanci | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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