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Dichiarazione di Pietro ICHINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

Pensioni. Brunetta ha fatto propria un'idea nostra. - INTERVISTA

  • (17 dicembre 2008) - fonte: Libero - Tommaso Montesano - inserita il 19 dicembre 2008 da 31

    È favorevole alla proposta del ministro Renato Brunetta di innalzare l’età pensionabile per le donne a 65 anni?
    Guardi che è stato il ministro Brunetta a fare propria un’idea elaborata da tempo da numerosi esperti di questa materia. Ma mi sembra che la stia facendo propria in un modo un po’ affrettato e disorganico.
    Spieghi meglio.
    Il pensionamento anticipato per le lavoratrici è solo un pezzo di un sistema sbagliato: si giustifica come “risarcimento” per le disparità di trattamento subite dalle donne in famiglia e in azienda. La Corte di Giustizia europea ci impone di uscire da questo circolo vizioso. È evidente, però, che non ne usciamo limitandoci a sopprimere quel pezzo.
    Come ne usciamo, invece, secondo lei?
    Con un forte programma di promozione del lavoro femminile. Incominciando dal tasso di occupazione delle donne in età attiva, che è bassissimo: siamo al 47 per cento, a fronte dell’obiettivo del 60 per cento che l’Unione Europea ci chiede di raggiungere entro il 2010.
    Un bel problema: come recuperiamo questa differenza in due anni?
    Magari non in due anni. Ma una prima misura molto efficace per avvicinarci all’obiettivo è quella della detassazione selettiva del lavoro femminile: è l’idea su cui stanno lavorando Alberto Alesina e mio fratello Andrea da oltre due anni. Per esempio: una detrazione annua aggiuntiva di 600 euro sui redditi di lavoro femminile fino a 1500 al mese. È una misura che in parte si autofinanzierebbe con l’aumento della partecipazione delle donne alle forze di lavoro.
    Ma non sarebbe anche questa una discriminazione vietata dall’U.E.?
    No: l’ordinamento comunitario ci vieta il pensionamento anticipato delle donne, perché è parte integrante del circolo vizioso paternalistico, è il “risarcimento” per le discriminazioni nella vita lavorativa; ma non ci vieta affatto una forte “azione positiva” pubblica, come la detassazione selettiva, finalizzata proprio a rompere quel circolo vizioso e destinata a cessare quando esso sarà superato. Poi c’è il capitolo dei servizi, che in Italia mancano, e dell’assistenza alla famiglia.
    Si dice che la parificazione dell’età di pensionamento tra uomini e donne frutterebbe all’Erario 7 miliardi di euro annui. Lei come li spenderebbe?
    Oltre che per la detassazione selettiva di cui si è detto, anche per l’assistenza alle famiglie con persone non autosufficienti e per lo sviluppo degli asili nido. In Italia ne usufruiscono soltanto 8 bambini ogni 100; l’U.E. ci pone l’obiettivo di 30 ogni 100; nei Pesi del nord-Europa sono già oltre i 50. Attivare tutti questi servizi significa creare domanda di lavoro soprattutto femminile.
    Non è, in definitiva, lo stesso lavoro che le donne oggi svolgono tra le mura domestiche?
    No: il lavoro professionale è molto più qualificato e più produttivo del lavoro domestico. Tutti starebbero meglio: le donne che acquistano professionalità e reddito, ma anche gli assistiti.
    Su questo programma è pronto ad aprire una collaborazione con la maggioranza nell’eventualità che l’idea si traduca in una proposta di legge?
    Non solo io: l’intero PD è pronto a cooperare su questo terreno. Anche perché questa è una parte essenziale del suo programma elettorale della primavera scorsa e delle iniziative svolte in questa prima parte della legislatura.
    Non, però, la parificazione dell’età pensionabile delle donne a quella degli uomini.
    È vero: questo nel programma elettorale del PD non c’era. Ma è la conseguenza logica della rottura del circolo vizioso. Ed è proprio questa operazione complessiva, compresa la sua conseguenza logica sul piano pensionistico, che abbiamo proposto al ministro del Welfare in una lettera aperta, firmata da me con Emma Bonino e alcuni altri senatori del PD, pubblicata su Repubblica il 28 ottobre 2008: prima che uscisse la sentenza della Corte di Giustizia.
    Come giudica l’atteggiamento di chiusura dei sindacati di fronte alla proposta del ministro?
    I sindacati si oppongono alla pura e semplice idea di alzare l’età pensionabile. Ma non credo proprio che farebbero altrettanto, almeno i sindacati confederali, di fronte a un disegno organico ben calibrato di rottura del vecchio circolo vizioso paternalistico. Occorre riconoscere a Renata Polverini di avere preso posizione per prima in questo senso, in modo molto chiaro.
    Fmi e Ue invitano da anni l’Italia a mettere mano ad una nuova, più corposa riforma delle pensioni. Su quali binari si può trovare un’intesa bipartisan?
    Oggi spendiamo miliardi per mandare indiscriminatamente in quiescenza lavoratori, per lo più con pensione di anzianità, e lavoratrici, con pensione di vecchiaia anticipata, che non hanno ancora i 65 anni. Occorre invece incominciare a distinguere il lavoro manuale faticoso, i lavori usuranti, per i quali l’anticipazione è giusta; e per il resto destinare le risorse a un welfare che aiuti piuttosto i bambini delle famiglie povere deprivati di assistenza sanitaria e istruzione, i disabili non autosufficienti, le persone e famiglie più a rischio. Se questa operazione viene impostata in modo graduale e contestuale, non può venirne che del bene per tutti.
    La Germania ha portato l’età pensionabile a 67 anni. Si tratta di una misura che condivide?
    Considerato l’aumento delle aspettative di vita, dovremo gradualmente arrivarci anche noi, per il lavoro non manuale e non usurante. Ma dovremo arrivarci nel quadro di un programma di profondo riorientamento e riqualificazione del nostro sistema di welfare.

    Fonte: Libero - Tommaso Montesano | vai alla pagina
    Argomenti: Donne, welfare, pensioni, lavoro, sindacati, occupazione, pd, lavoro femminile, unione europea, Corte di Giustizia europea, ministro P.A., FMI-Fondo Monetario Internazionale, occupazione femminile, Bonino Emma, età pensionabile | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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