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Dichiarazione di Pietro ICHINO

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: PD) 


 

Settimana corta. «Idea positiva ha funzionato con Giugni» - INTERVISTA

  • (22 dicembre 2008) - fonte: Il Mattino - an.tr. - inserita il 22 dicembre 2008 da 31

    «La soluzione cui Berlusconi probabilmente pensa si chiama contratto di solidarietà; ed è stata introdotta in Italia fin dalla metà degli anni ’80». Pietro Ichino, deputato Pd e professore di diritto del lavoro all’Università di Milano, non boccia la ricetta della settimana corta di 4 giorni. Ma suggerisce una serie di correzioni. In passato, spiega, questo strumento «non ha mai avuto largo seguito, tranne per un breve periodo, dopo che nel 1993 l’integrazione per i contratti di solidarietà è stata alzata dal ministro del lavoro Gino Giugni al 75%: così, per esempio, una riduzione del 40% dell’orario settimanale comportava soltanto una perdita del 10% della retribuzione».
    Oggi potrebbe funzionare?
    «È sicuramente uno strumento da riattivare in questo periodo di crisi, incentivandone l’utilizzo. E costituirebbe una forma di erogazione del denaro pubblico, in chiave anticiclica, migliore di tante altre. Ma ci sono anche delle controindicazioni».
    A cosa si riferisce?
    «I lavoratori professionalmente più forti, o semplicemente più appetibili nel mercato del lavoro, tendono ad abbandonare l’impresa che offre loro un orario ridotto con retribuzione ridotta. Quando questo accade, l’impresa dove si sta sperimentando un contratto di solidarietà perde la parte migliore del proprio organico. Certo, questo rischio è minore in un periodo di grave recessione come quello che stiamo attraversando».
    In concreto, come potrebbero essere rilanciati i contratti di solidarietà?
    «Si potrebbe ripristinare la disposizione del 1993, riportando l’integrazione al 75%. In ogni caso, però, deve essere una misura congiunturale, temporanea: non è pensabile che diventi una forma ordinaria di riduzione dell’orario sovvenzionata con denaro pubblico. Sarebbe un aiuto di Stato».
    La convincono le misure anti-crisi fino a qui varate dall’esecutivo?
    «No, innanzitutto perché sono inadeguate nella loro quantità complessiva. Poi perché non sono misure strutturali, ma una tantum; occorrerebbe invece una forte detassazione stabile dei redditi di lavoro fino a 1.000 euro, che è la soglia di povertà. Il difetto più grave, però, è un altro. Le misure del Governo non si propongono neppure di scalfire il dualismo del nostro mercato del lavoro, il regime di vero e proprio apartheid tra la metà dei protetti, che godono di sostegni rilevanti in caso di perdita del posto, e la metà di chi ha poco o nulla: precari e dipendenti delle aziende più piccole».

    Fonte: Il Mattino - an.tr. | vai alla pagina
    Argomenti: lavoro, contratti, ricchi e poveri, solidarietà, soldi pubblici, precari, PMI, redditi, dipendenti, Governo Berlusconi IV, recessione, pacchetto anticrisi, retribuzione | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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