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Dichiarazione di Nicola ROSSI

Alla data della dichiarazione: Senatore (Gruppo: Misto) 


 

Settimana corta. «Ma così tuteliamo solo chi ha già un lavoro» - INTERVISTA

  • (24 dicembre 2008) - fonte: Il Mattino - Antonio Troise - inserita il 24 dicembre 2008 da 31

    «È un dibattito viziato da un errore di fondo. Non sono contrario in linea di principio alla settimana corta. Ma vorrei che nessuno si illudesse». Nicola Rossi, economista, esponente di punta del Pd, ex consigliere di D’Alema a Palazzo Chigi, non nasconde i suoi dubbi sulla ricetta tedesca che il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, vorrebbe importare anche in Italia. Con il viatico della Cgil. E della Cisl, la prima organizzazione, per la verità, a rilanciare l’idea. «Questa non può essere considerata una vera e propria soluzione. Se non altro perché ha un ambito di applicabilità piuttosto ristretto, vale a dire quei settori dove l’apporto del capitale umano continua ad essere rilevante. Mentre invece dovremmo pensare a tutt’altro».
    A cosa?
    «Bisognerebbe finalmente dotare l’Italia di un sistema di ammortizzatori sociali adeguato ad un Paese che vuole definirsi moderno e avanzata. Invece si tende trovare una soluzione nell’immediato senza incidere nella sostanza del nostro stato sociale. Quello che vediamo oggi con chiarezza è che abbiamo realizzato una rete di protezione per i lavoratori che fa acqua da tutte le parti».
    Però la Cgil, ma anche le altre organizzazioni sindacali, si sono dette disponibili ad affrontare il tema. In sostanza, è un mezzo sì...
    «È vero. Ma è proprio da qui che nascono i miei dubbi. Non vorrei che si finisse per restringere la settimana corta di quattro giorni solo a coloro che già possono usufruire della cassa integrazione o della mobilita. E cioè alla parte forte del mercato del lavoro».
    La Cgil non è sola: anche da Rifondazione e da buona parte del Pd è arrivata una sostanziale apertura.
    «Non vorrei essere frainteso. Io non dico che la settimana corta sia inutile. Anzi, può essere una soluzione razionale, ma solo in alcuni comparti. Mi sembra, insomma, che siamo di fronte sempre allo stesso metodo: affrontare l’emergenza con ricette di emergenza. E non ripariamo la nostra rete di protezione sociale».
    Che cosa si dovrebbe fare?
    «Creare un sistema di sussidi di disoccupazione più ampio e efficace di quello attuale, eliminando anche le tante forme di assistenza che rappresentano nicchie di privilegio nel settore della protezione sociale».
    A che cosa pensa?
    «Alla cassa integrazione straordinaria, alla mobilità, al prepensionamenti... Tutto ciò che non viene dato al cittadino lavoratore ma intermediato dalle parti sociali».
    Mentre, se ho ben capito, lei teme che questa crisi peserà molto più sui precari.
    «Sono quelli più esposti e meno protetti. La verità è che la crisi ci sta facendo vedere i limiti di fondo del nostro sistema di protezione sociale. E le risposte che cerchiamo di dare, dalle deroghe per la cassa integrazione alla settimana corta, sono solo palliativi che non sciolgono il vero nodo».
    Ma non le sembra che, su questo tema, il Pd di Veltroni si sia mosso in ritardo, rincorrendo la proposta della settimana corta e non ponendo sul tavolo nulla di nuovo?
    «Non è affatto così. Nell’ultima direzione nazionale, ad esempio, Veltroni ha proposto un’estensione molto ampia degli ammortizzatori sociali, il contratto unico. Non sono cose banali... Bisognerà vedere poi quanti di questi strumenti entreranno realmente a fare parte del programma di azione del Pd».

    Fonte: Il Mattino - Antonio Troise | vai alla pagina
    Argomenti: welfare, sindacati, disoccupazione, sociale, pd, precari, Rifondazione, crisi, sussidi, Cgil, cassa integrazione, ammortizzatori sociali | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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