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Dichiarazione di Pier Ferdinando CASINI

Alla data della dichiarazione: Deputato (Gruppo: UDC) 


 

«Basta chiacchiere sulle riforme, Berlusconi pensi a famiglie e ceto medio» - INTERVISTA

  • (24 dicembre 2008) - fonte: Il Messaggero - Claudio Rizza - inserita il 24 dicembre 2008 da 31

    «Il presidenzialismo? Il premier combatta piuttosto la povertà che avanza»

    Pier Ferdinando Casini ne ha da dire al governo e all’opposizione. Ai partiti di regali ne fa pochi e c’è un po’ di carbone per tutti. Mentre l’unico regalo vorrebbe farlo alle famiglie che si stanno impoverendo.
    Presidente Casini, l’ha letto l’ultimo dato Istat sul 5% delle famiglie che non hanno da mangiare? E questo succedeva l’anno scorso, prima della crisi dei mercati.
    «E’ importante il federalismo, è importante l’assetto presidenziale, ma qui non bisogna introdurre diversivi nella vita pubblica. Qui c’è un’emergenza economica drammatica. Rischiamo d’avere un milione di disoccupati nel 2009 e abbiamo già molti cassintegrati che vedono ridotto il loro stipendio e molte famiglie che si trovano sulla soglia della povertà. Una parte di ceto medio rischia di scivolare nella fascia di povertà».
    E dunque cosa chiede al governo?
    «Di intervenire con più risolutezza di quanto ha fatto. Sia chiaro, comprendo la prudenza del governo e del ministro dell’Economia. Non la biasimo. Abbiamo le aste dei titoli di Stato all’orizzonte, un debito pubblico pesante, però...il decisionista Berlusconi è ora che dimostri d’essere decisionista».
    Come?
    «In questo caso non è il presidenzialismo che deve fare, ma il decisionista. I mezzi li ha, non deve evocare mezzi eccezionali. Noi avevamo proposto un bonus di 100 euro mensili per figlio e 50 per il secondo a scalare, una spesa totale di 6 miliardi. Era una spesa possibile se non avessimo messo 3 miliardi su Alitalia e altrettanti per levare l’Ici della prima casa, creando ai comuni diversi problemi per garantire i servizi. Bisogna prendere misure espansive per l’economia, chiediamo un grande piano per le famiglie».
    Dare un po’ di respiro ai consumi...
    «Certo, li rimette in moto. I consumi ristagnano proprio perché le famiglie non ce la fanno più».
    Il premier ripete a tutti: consumate, consumate.
    «Posso anche capire Berlusconi, il presidente del Consiglio deve dare un messaggio di ottimismo. Però il problema vero è che la fascia alta può consumare, quella medio bassa non è più nelle condizioni. Gli appelli sono comprensibili, ma rischiano di cadere nel vuoto».
    Dalla detassazione degli straordinari siamo passati al confronto sulla settimana corta: non ci vede un po’ di schizofrenia?
    «C’è contraddizione, sì. Ma più che altro non c’è capacità di previsione su quanto sta capitando. Stavamo alla Robin Hood tax, per togliere soldi alle banche, invece ce li abbiamo messi. Prevedevano un corso espansivo con la detassazione degli straordinari...tutta questa preveggenza nel governo non c’era. Non dico che ci fosse nell’opposizione, non faccio demagogia, però...».
    Ma c’è uno spazio di dialogo sulle misure anti crisi?
    «Lo dico con sincerità: se fossi Berlusconi cercherei uno spazio di collaborazione con l’opposizione. Chi nell’opposizione lo chiama “Hitler” è un fanatico e un irresponsabile, e poi fa anche il gioco della maggioranza. Di Pietro è il loro avversario di comodo. Ma l’opposizione non è Di Pietro, è fatta anche di persone perbene che danno consigli sereni e tranquilli al premier».
    Da questo orecchio non pare ci senta.
    «Lui continua a spiegare di non averne bisogno. Evoca l’immagine dell’uomo solo al comando».
    Qualche giorno fa Fini ha parlato dei rischi del cesarismo, Aznar mette in guardia dal populismo. Che fanno, alludono?
    «Io non alludo a nessuno e alludo a tutti. Il problema è essere seri. Il populismo è una malattia gravissima, una degenerazione del popolarismo. Populismo e demagogia sono nemici del bene. Il bene è anche fare le scelte impopolari, perché le decisioni vanno prese e il Paese va guidato. Colgo in molte vicende come quelle, ad esempio, della formazione del Pdl, dei gazebo, metodologie molto diverse dalla grande partecipazione che c’è nei paesi presidenziali. Negli Usa l’apparato di Hillary Clinton è stato battuto e Obama ha avuto la sua opportunità, ma tutto secondo regole democratiche e partecipative».
    E qui invece?
    «Qui si evoca un bipartitismo senza partiti; un bipartitismo dove alla fine è importante levare il voto di preferenza perché i capi devono scegliere i parlamentari; il Parlamento considerato un impiccio sulla strada di un governo efficiente. Silvio, lo chiamo così affettuosamente, ritiene che tutti i mediatori, nel rapporto che lui ha col popolo, siano una perdita di tempo. Io ho un’idea diversa».
    Beh, qualcuno come Fini cerca di frenarlo.
    «Non so cosa pensi Fini. Quando si fondò un partito sul predellino io sono stato coerente e non ci sono entrato. Con tutto il rispetto per il Pdl e per chi ci sta».
    Un piccolo passo indietro. Ma del caos Alitalia che dice?
    «Che se ci fossimo risparmiati lo spot elettorale sulle spalle di Alitalia sarebbe stato meglio per tutti. l’Alitalia sarebbe andata ai francesi e i cittadini italiani non avrebbero pagato i debiti. Così l’Alitalia andrà ai francesi e gli italiani pagheranno i debiti. E i patrioti faranno un affare. E quello che sta capitando in queste ore la dice lunga».
    L’intesa sancita da Letta traballa parecchio.
    «Non ho mai detto una parola su Gianni Letta, se non positiva. Sia perché è un amico, sia perché lo stimo tantissimo e fa grandi servigi alla democrazia. In quel caso però dissi a Letta che quello era un pasticcio e non una crostata. Continuo a pensarlo».
    Passiamo alle riforme. Dell’Utri dice che tra cinque anni, col presidenzialismo, Berlusconi salirebbe al Quirinale.
    «E’ legittimo che il premier aspiri ad andare al Quirinale, è l’uomo che prende più voti di tutti in Italia. Che ci riesca è un altro discorso».
    Del presidenzialismo che diciamo?
    «Che di per sé è un metodo democraticissimo. Ma qui mi sembra si pensi ad una cosa diversa: un presidenzialismo senza pesi e contrappesi, ad un rapporto diretto leader-popolo, a meccanismi in cui i partiti sono tali formalmente ma sostanzialmente non rispondono a quei criteri partecipativi dei grandi partiti europei. Il problema è la modalità con cui si chiede l’elezione diretta del presidente».
    Ma i partiti non erano già d’accordo sul premierato, cioé sul dare maggiori poteri al premier?
    «Questo è giusto. Non creiamoci alibi però: oggi sono le decisioni che mancano, non i poteri del premier».
    La riforma della giustizia, invece, si può fare?
    «Va fatta ed è il banco di prova del riformismo del Pd e del suo rapporto con Di Pietro. L’ultima direzione del Pd è sembrata molto “sì ma”. Il Pd è nelle condizioni di dimostrare quello che sa fare, se vuole emanciparsi dal giustizialismo di Di Pietro, che peraltro pagano in prima persona. Basta seguire i consigli seri che ha dato Violante per capire da che parte deve andare».
    Il federalismo? C’è Bossi che incalza.
    «Perché abbiamo posto il problema dell’abolizione delle province? Bisogna avere la garanzia che il federalismo non consista nella moltiplicazione dei centri di spesa. Se non si dà un segnale forte sulle province non si è credibili. Secondo: è in atto un grandissimo trasferimento di risorse dal Sud al Nord, attraverso i fondi del Fas. Mi preoccupo molto per il Sud».
    E le intercettazioni?
    «C’era una legge proposta sotto il governo Prodi, è stata ripresa ma nessuno l’ha portata all’attenzione del Parlamento. E allora di cosa si lamenta il governo? Naturalmente bisogna salvaguardare la libertà di stampa e dare la possibilità di reprimere i reati contro la Pubblica amministrazione: favori ai corrotti non se ne possono fare».
    Chiudiamo con Roma. Di Alemanno che giudizio dà?
    «Francamente non ricordo cosa abbia fatto in questi primi mesi. La cosa più significativa mi pare la battaglia sulla pajata».

    Fonte: Il Messaggero - Claudio Rizza | vai alla pagina
    Argomenti: intercettazioni, di pietro, economia, alitalia, disoccupazione, fondi pubblici, abolizione province, casini con berlusconi, debito pubblico, sindaco di Roma, governo prodi, riforma giustizia, povertà, Libertà di stampa, fini, federalismo, famiglie, Governo Berlusconi IV, Nord e Sud, crisi economica, presidenzialismo | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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