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Dichiarazione di Sergio Gaetano COFFERATI

Alla data della dichiarazione: Sindaco  Comune Bologna (BO) (Partito: DS) 


 

Appalti sporchi «Al posto di Rosa avrei lasciato» - INTERVISTA

  • (24 dicembre 2008) - fonte: La Stampa - Federico Geremicca - inserita il 24 dicembre 2008 da 31

    «Quando si scelgono gli assessori si ha una responsabilità politica ben precisa»

    Ci sono valutazioni e criteri che in politica devono precedere l’accertamento delle responsabilità penali e il lento cammino della giustizia. Queste valutazioni e questi criteri avrebbero spinto Sergio Cofferati a dimettersi «un’ora dopo aver appreso che tre o quattro miei assessori fossero stati indagati». Alla stessa maniera, ci sono valutazioni e criteri che dovrebbero spingere lo stato maggiore del Pd ad interrompere ogni discussione «sul problema della leadership: il leader è Veltroni che ha avuto una legittimazione plebiscitaria. Punto. E poichè sento parlare di Congresso subito dopo le europee, io - che pure avevo chiesto che si svolgesse addirittura prima del voto - invito il partito a evitare di costruire, anche inconsapevolemente, le condizioni perchè quelle elezioni diventino, impropriamente, una sorta di sede congressuale». Per il resto, a dir la verità, più ancora che per le vicende che riguardano il Pd, Sergio Cofferati appare preoccupato (magari per un riflesso da antico leader sindacale) dalla crisi in arrivo: «Il Natale passerà, e porterà via le ultime spese e un po’ di conforto morale... Gennaio, febbraio e marzo saranno mesi durissimi.».
    Però cominciamo dal Pd, signor sindaco, e dalla cosiddetta questione morale manifestatasi al nord, al centro e al sud. Bologna e l’Emilia ne sembrano immuni. Perchè?
    «La ragione non è solo nelle persone che amministrano o dirigono il Pd, secondo me: è nella loro cultura politica e nel radicamento di cui il partito gode. Dove il Pd è più strutturato, di solito l’azione politica e amministrativa è più efficace, e questo - assieme ad alti livelli di partecipazione, che vuol dire anche controllo - rende più difficili le degenerazioni. In più, la buona politica ha bisogno di buoni esempi e di ideali forti: quando l’idealità - non l’ideologia - è forte, i rischi di corruzione sono assai minori. E l’Emilia e la Romagna, non lo si dimentichi, sono la culla del riformismo...».
    Lei dice che di fronte a degli inquisiti si sarebbe dimesso. Ma al sindaco di Napoli la magistratura non avanza contestazioni...
    «Lo so, ed infatti il discorso è complesso. Dunque, parlo per me, senza la pretesa di dare indicazioni. Se tre o quattro dei miei assessori venissero incriminati, però, io sentirei l’obbligo di dimettermi per una ragione semplice: quegli assessori li ho scelti io, guardandoli negli occhi. Se commettono un errore o un’illegalità, devono essere sanzionati ma io mi sentirei responsabile della scelta errata. E parlo naturalmente di responsabilità politiche, non penali».
    L’ultima Direzione del Pd ha affrontato, tra gli altri, anche questo problema: lo ha fatto, secondo lei, con la necessaria nettezza?
    «Non ho potuto essere a Roma perchè ho in corso la sessione di bilancio al Comune di Bologna: e mi spiace esser mancato perchè avrei voluto avere un’idea del clima, visto che molte volte il clima vale più di tante parole... L’approdo, però, è stato unitario e al centro della discussione c’è stata più la necessità di strutturare il partito che altri temi. Concordo: radicare il Pd è la più urgente delle questioni che abbiamo di fronte».
    Sul tipo di partito da costruire Veltroni è parso oscillante, in questi mesi: prima partito liquido, leggero; poi partito pesante, di massa, con iscritti... Che le pare?
    «Che al radicamento territoriale non c’è alternativa possibile. E che fatte tutte le differenze e tenuto conto di tutte le novità, il modello cui dobbiamo guardare - lo dico addirittura provocatoriamente - è quello del partito ottocentesco: partito di massa, radicato, con molti iscritti. Una volta si diceva che nei più piccoli comuni italiani c’erano sempre almeno la caserma dei carabinieri, la chiesa e una sede del sindacato. Ecco, io vorrei che ci fosse anche quella del Pd. E mi pare superfluo doverlo dire, considerando che a dirigere il partito c’è Walter, appunto».
    In che senso, scusi?
    «Nel senso che Veltroni usava Internet, cioè ne aveva capito la potenza innovativa, già quindici anni fa. Ma io ricordo bene come ha fatto il sindaco di Roma: ha incontrato ogni giorno, per anni, un numero impressionante di persone. Internet va benissimo: ma l’autorevolezza di Veltroni è cresciuta nel dialogo quotidiano con la gente, e grazie a una rete di rapporti davvero enorme».
    Tutto questo per dir cosa?
    «Che mi pare surreale stare a discutere se fare iscritti oppure no. Non solo bisogna farne, ma occorre dare loro anche maggior peso e potere rispetto agli elettori, come del resto è scritto nello statuto. Bisogna rafforzarne le funzioni: anche perchè, se le differenze svaniscono, si finisce per rinunciare ad iscriversi».
    Diceva all’inizio delle sue preoccupazioni per la crisi in arrivo...
    «Per la crisi in arrivo e per il ruolo che avrà il Pd: dobbiamo connotarci per una pratica di opposizione visibile e forte. Far questo potrebbe aiutarci anche a risolvere la cosiddetta questione delle alleanze: se sei forte, gli altri hanno tutto l’interesse ad allearsi con te... Poi, certo, c’è bisogno di idee per provare ad arginare le crisi».
    Che pare preoccuparla molto, è così?
    «Sono appena stato al pranzo di solidarietà annuale ospitato dalla brigata Friuli: rispetto all’anno scorso, la platea dei bisognosi era visibilmente cambiata. Passato il Natale, faremo i conti con una crisi che ha pochi precedenti. Occorrerebbe uno sforzo unitario, di tutto il Paese, qualcosa che facesse ripetere i miracoli che l’Italia ha già fatto: penso alla crisi petrolifera negli anni ‘70 e all’impegno durissimo per entrare nel gruppo di testa della nuova moneta europea».
    Le sembra che il governo si stia muovendo con efficacia?
    «E’ stata approvata una Finanziaria che non tiene conto affatto di tutto quel che sta accadendo. Ma c’è ancora modo di intervenire. Al nuovo mercato del lavoro, segnato da una grande flessibilità, vanno accompagnati nuovi diritti e soprattutto strumenti di tutela sociale. E’ il primo compito che abbiamo davanti. Tutti: governo, opposizione e sindacati, che sotto gli effetti della crisi, vedrà, saranno costretti a ritrovare la loro unità».

    Fonte: La Stampa - Federico Geremicca | vai alla pagina
    Argomenti: internet, lavoro, napoli, veltroni, sociale, pd, sindaco di Roma, Finanziaria di Tremonti, crisi economica, sindaco di Bologna, questione morale, responsabilità | aggiungi argomento | rimuovi argomento
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